di Mauro Aurigi
Forse è quel Giuliano Amato che mentre Craxi, segretario del Psi, marciva (e moriva) latitante in Tunisia a causa di Mani Pulite, lui invece, che di quel partito era non solo il vice-segretario ma anche braccio destro di Craxi, lui dicevo, approfittando della abusata formula “io non c’ero, e se c’ero dormivo”, incredibilmente la fece franca e addirittura intraprese una straordinaria carriera professionale e politica: parlamentare, ministro, capo del governo e (addirittura!) candidato fisso per il Quirinale e (ri-addirittura!) membro della Corte costituzionale e infine, ed è il colmo, presidente di quella Suprema Corte?
O forse è quel Giuliano Amato socialista che fu riesumato, insieme ai socialisti Franco Bassanini e Enrico Boselli e alla democristiana Rosi Bindi, dopo il seppellimento dei loro partiti da parte dei magistrati di Mani pulite. Artefice della resurrezione fu l’ubiquo e flessibilissimo ad ogni stormir di fronda Massimo D’Alema. Questi li fece tutt’e quattro candidare e eleggere al Parlamento nelle liste del PCI nel sicurissimo collegio di Siena (la città più rossa d’Italia), dove i fedelissimi elettori del Pci, ossia gli elettori comunisti più tonti d’Italia, li premiarono tutt’e quattro spedendoli in Parlamento a scapito di buoni e più convenienti candidati locali (ma si può essere più tonti?) (*).
O forse è quel Giuliano Amato che ha dato il suo nome alla legge per la privatizzazione delle banche pubbliche, con la giustificazione che il sistema bancario italiano fosse “una foresta pietrificata” e “una palla al piede dell’economia nazionale” perché soprattutto rappresentato da (ottime!) banche pubbliche per lo più secolari e longeve e tra le più solide del continente: Monte dei Paschi di Siena (semimillenario!), San Paolo di Torino, Cariplo di Milano e una lunga serie di Casse di Risparmio locali. Questo Amato, giustamente definito “Dott. Sottile”, andava predicando in giro che non era sopportabile che il sistema bancario italiano fosse soprattutto pubblico. Ma si sottraeva sempre alla domanda, fattagli anche dal sottoscritto, se sapesse quale fosse la causa di questa situazione. Non rispondeva ovviamente, perché la risposta non poteva che essere questa: il sistema bancario italiano è soprattutto pubblico e per giunta solidissimo, soprattutto perché le banche private nell’arco di un secolo sono soprattutto fallite tutte (TUTTE!) nel corso di quattro crisi economiche globali. E allora cosa si fa per ovviare a questo “difetto” di un sistema bancario pubblico così solido da non fallire mai? Elementare Watson!: trasformiamo le banche pubbliche in banche private così finalmente potranno fallire anche loro! Cosa puntualmente verificatasi nel 2008 con la crisi americana dei subprime: c’è voluto lo stregone taumaturgo Draghi a capo della BCE, per impedire il disastro sistemico in Italia.
O forse è quel Giuliano Amato che un giorno degli anni ’90 del passato secolo – mentre il suo sodale Bassanini trasformava i sindaci comunali in podestà e i consigli comunali in marionette come nell’infausto Ventennio – è venuto a Siena (proprio a Siena!) per piegare alla privatizzazione la più solida banca d’Europa e la più longeva del Mondo, al grido (senza neanche arrossire): “Ora vi insegniamo noi come si fa la banca!”. Infatti si sa come è andata a finire.
O forse è quel Giuliano Amato, per caso intercettato telefonicamente dalla Guardia di Finanza, che assicura il proprio appoggio a Mussari, presidente del Monte dei Paschi, che si è candidato anche alla prestigiosa presidenza dell’ABI, ma legando in qualche maniera la propria disponibilità ad un contributo di 25.000 euro del Monte (o della Fondazione MPS?) al circolo del tennis di Orbetello di cui l’Amato è presidente. Questi PRESIDENTI non sono più la classe dirigente del Paese, ma sono i padroni del Paese, ossia gli acerrimi nemici di qualsiasi “debolezza” democratica.
O forse è quel Giuliano Amato che da un decennio è stato nominato giudice costituzionale dal Capo dello Stato Napolitano e di recente è addirittura diventato presidente della Suprema Corte (se in Italia non avevamo nessun altro migliore per quella carica siamo messi proprio bene!). Non ci rimane che sperare che non sia l’Amato di cui sopra.
(*) Ovviamente i quattro riesumati non si sono fatti più vedere a Siena neanche per ringraziare una città che per loro dovette rinunciare a ben 4 candidati del proprio territorio.