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"Rugby: uno sport duro ma leale"

Così l

di Massimo Calamuneri

SIENA.  Continua il nostro viaggio alla scoperta degli sport praticati nell’interland senese. 

Uno sport nato nel 1823 a Rugby, cittadina di circa 62.000 abitanti situata nella contea del Warwickshire in Inghilterra; la leggenda vuole che l’abbia inventato lo studente William Webb Ellis, che in occasione di una partita di football raccolse la palla con le mani e iniziò a correre verso la linea di fondo campo avversaria per poi schiacciarla oltre la linea di fondo campo urlando: “META!”. Questo gesto stupì ed incuriosì molte persone, che iniziarono a praticare questo “sport”.

La parola rugby indica due tipi differenti di sport di squadra; il rugby a 15, disputato tra due squadre di 15 giocatori ciascuno, e il rugby a 13 con 13 elementi per squadra. Al di là delle differenze nel numero di giocatori, le due discipline hanno regolamenti differenti e sono considerate indipendenti l’una dall’altra; la più praticata tra le due è certamente la prima, con Regno Unito, Nuova Zelanda, Francia, Argentina, Romania e Australia a costituire alcune delle nazioni al mondo dove questo sport è mediamente più seguito.

Nel nostro paese il rugby ha conosciuto un importante sviluppo soprattutto nel corso degli ultimi 5-6 anni, grazie al lavoro svolto dalla FIR e dai passi da gigante compiuti dalla Nazionale Italiana, ogni anno più forte e competitiva; anche la periferia ha conseguentemente vissuto i benefici derivanti da questa politica, con diverse città d’Italia ad essersi distinte per il progressivo spazio riservato al rugby.


Il discorso calza a pennello anche a proposito di Siena, dove attualmente questo sport è praticato dalla sezione rugby del CUS Siena e dal Siena Rugby Club 2000; qualche settimana fa abbiamo intervistato il Responsabile della sezione CUS Siena, Antonio Cinotti, e adesso completiamo il cerchio con l’intervista realizzata ad Andrea Guadagno, Allenatore del Siena Rugby 2000.

Immagini di avere davanti a sé un individuo che non abbia mai sentito parlare di rugby e di dovergli spiegare di che tipo di sport si tratti; cosa gli direbbe? Come lo definirebbe?

Uno sport collettivo, di lotta e con la palla… praticamente lo sport più completo, in cui si usano gli arti superiori e inferiori, ed in cui si batte l’avversario con tecnica, tattica e forza fisica, a seconda delle situazioni e delle necessità, e a seconda delle proprie caratteristiche …. praticamente ogni azione è una situazione nuova e da risolvere, quindi divertimento assicurato! Ed è molto più bello giocarlo, che non vederlo!

Come imposta i suoi allenamenti?

Li divido in 4 parti da mezz’ora. Comincio col riscaldamento attivo, gioco al tocco, o al piede, in cui ci si attiva la muscolatura divertendosi, senza giri di campo o riscaldamento classico, basta che ognuno vada alla sua velocità ed impari a non forzare troppo o partire troppo piano. La seconda mezz’ora è di tecnica di base, sui gesti personali, placcaggio, passaggio, gioco al piede ecc. la terza è di reparto mischia e trequarti divisi nelle giocate specifiche o insieme per gli schemi, a seconda del giorno. Ultima mezz’ora gioco vero, reale, talvolta condizionato da esercizi o partenze scelte dagli allenatori (si inizia da rimessa laterale o da mischia ecc..)

Direbbe che è più importante la tecnica o la preparazione fisica per uno sport del genere?

Senza preparazione fisica uno sport di lotta, di contatto, diventa pericoloso, porta ad infortunarsi facilmente. Senza tecnica è quasi impossibile vincere, ma ci si può salvare usando la forza o la velocità… quindi prima di tutto si deve essere in condizione fisica idonea, è al primo posto.

A proposito di preparazione fisica, su cosa si deve lavorare in modo particolare per poter raggiungere risultati soddisfacenti?

Elasticità, resistenza, forza esplosiva. Cambia a seconda della fisicità, che porta alla scelta del ruolo. Qualunque ruolo fa giocare con le stesse regole, ma a seconda di esso cambiano sollecitazioni. Ad esempio un pilone userà almeno trenta volte a partita la forza esplosiva per ingaggiare con la mischia e placcare, un estremo invece potrebbe placare e lottare nell’uno contro uno solo due tre volte, ma userà più corsa e resistenza allo sforzo prolungato (scatto). In base a questo si differenziano i carichi di lavoro, ma tutti devono prepararsi….

Che giudizio darebbe alla stagione in corso? Quali sono le prospettive per il proseguio?

È un po’ presto, abbiamo giocato solo 2 partite, la prima impostata malissimo, avremmo dovuto “straperderla”, invece abbiamo solo perso con uno scarto sopportabile; la seconda perfetta nel primo tempo ed ottima nell’insieme, avremmo dovuto stravincere, invece a causa di solo 3 errori grossolani, abbiamo rischiato di perdere, vincendo di solo 2 punti. Se troviamo carattere e convinzione possiamo arrivare tra le prime, tecnicamente siamo probabilmente i più forti, ci manca l’amalgama e quell’alchimia che ha chi sa vincere.

Dovesse dare un giudizio sullo stato di salute del movimento rugbistico senese, che cosa direbbe? Ritiene che come settore stia già dando il meglio, oppure vede ancora margini di crescita?

La salute scoppia, è uno sport che viene praticato da tutti di tutte le età, senza problemi, donne comprese. Io ho iniziato a giocare in una situazione in cui c’erano in squadra, un terzo di senesi, un terzo di paracadutisti di leva a Siena ed un terzo di studenti fuori sede. I risultati del campo cambiavano di anno in anno, e non era colpa o merito di noi senesi, ma dei due terzi non senesi, nel bene o nel male. Adesso i giocatori crescono da noi ed arrivano, se vogliono, a giocare anche nella categoria old, oltre i 40 anni, tornando allo sport non agonistico, bellissimo. Ora la sfida dipende dalla struttura che è inadeguata da anni a questi numeri, che può diventare un limite, ed in realtà già lo è data la dimensione dell’impianto che non ci contiene più. Molto dipende anche dalla capacità dei nostri dirigenti che devono avere la stessa voglia di crescere e di inserire collaboratori anche a livello dirigenziale, per avere nuove idee e nuove possibilità di contatti.

Chi tra i suoi atleti si sta esprimendo sui livelli migliori? Dovesse fare uno o più nomi, su chi si sbilancerebbe?

Il nostro livello è veramente amatoriale, le convocazioni dipendono dallo stato di forma e dalle strategie, ma anche dalla disponibilità dei giocatori, il rugby viene comunque insieme a famiglia e lavoro, non può e non deve passargli avanti. Quindi i giocatori che si possono esprimere in campo non sono sempre gli stessi, la valutazione non è semplice. I punti fermi, quelli che sono punti di riferimento per noi allenatori e per i compagni sono il capitano Conti, speriamo possa diventarlo il suo vice D’ambrosa, poi Landi e Agnesoni, che lentamente, a braccetto, sono diventati insostituibili. E Bielli, Tomassi e Solfanelli, che insieme comandano i nostri reparti veloci, e che sono intercambiabili ma necessari. In attesa anche di vedere Maestrini, che si è aggregato alla nostra squadra da pochi giorni. Ma ce ne sono molti altri, che ci aiutano sia in campo, sia trasmettendo esperienza e consigli in allenamento, come Barbagli e Mazzuoli, che giocano raramente, ma si allenano e allenano i compagni.

Parlando invece del contesto nazionale, che giudizio darebbe sullo stato di salute attuale di questo sport?

È in crescita costante, come numero di praticanti e di squadre affiliate. Gode (scusate il termine) della situazione particolare dello sport nazionale, il calcio, che vive una crisi economica e di immagine, e che indirettamente allontana appassionati che si rivolgono ad altri sport, rugby compreso. Una situazione trasformatasi negli ultimi 10 anni, dimostrata anche dal numero di appassionati, una salute eccellente.

A proposito di nazionale, che giudizio darebbe al lavoro svolto dalla FIR negli ultimi anni?

Alcune scelte sono anche discutibili, magari fatte da chi non conosce l’intero panorama, ma i dati premiano la FIR e le sue decisioni. Si è passati in poco più di una decina di anni da far giocare la nazionale in provincia o in impianti in cui venivano lasciati chiusi interi settori, ad una nazionale che senza vincere riempie lo stadio olimpico, viene mandata in tv, anche in chiaro. Purtroppo non riesce a diventare veramente vincente, ma ce la farà!

Che cosa direbbe ad un ragazzino che vuole iniziare a fare sport per convincerlo a scegliere il rugby?

Vieni e prova, vedrai che non riuscirai a farne a meno!!!!!

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