Giornata all’insegna delle vendite per le borse del Vecchio Continente, appesantite dalle preoccupazioni per un possibile conflitto in Ucraina, anche se gli ultimi segnali lasciano intravedere una soluzione diplomatica.
A Piazza Affari il Ftse Mib termina in ribasso del 2% a 26.415 punti, mediamente in linea con il Ftse 100 di Londra (-1,7%), il Dax di Francoforte (-2,0%), il Cac 40 di Parigi (-2,3%) e l’Ibex 35 di Madrid (-2,7%).
A Wall Street, procedono contrastati Dow Jones (-0,5%), S&P500 (-0,2%) e Nasdaq (+0,7%), con focus sempre sulle prossime mosse della Fed.
Vladimir Putin ha ribadito l’intenzione di non invadere l’Ucraina, sottolineando i continui sforzi per allentare le tensioni, e ha supportato la proposta del ministro degli Esteri Sergei Lavrov di proseguire i colloqui con gli Usa e i suoi alleati. Nel frattempo, il cancelliere tedesco Olaf Scholz è a Kiev e domani dovrebbe volare a Mosca per dare seguito alle trattative.
L’escalation di tensioni geopolitiche ha acuito il clima di incertezza delle ultime settimane, generato dalle persistenti pressioni inflazionistiche e la prospettiva di una progressiva rimozione degli stimoli monetari da parte delle banche centrali.
A tal proposito, James Bullard, presidente della Fed di St. Louis, ha ribadito la necessità di agire repentinamente per contrastare l’aumento dei prezzi, riaffermando di essere favorevole ad un incremento dei tassi di interesse pari a 50 punti base già a marzo. Gli investitori stanno aggiustando le previsioni sul ritmo con cui la banca centrale alzerà il costo del denaro, spostandosi verso sei o sette ritocchi rispetto ai tre stimati a dicembre.
Nei prossimi giorni l’attenzione si concentrerà sui dati americani relativi ai prezzi alla produzione, le minute del Fomc e gli interventi di alcuni esponenti della banca centrale americana.
Il tutto, considerando che un peggioramento della situazione in Ucraina potrebbe causare interruzioni delle forniture di energia russa e grano ucraino, alimentando i rincari ed inasprendo ulteriormente l’inflazione.
Sul Forex l’euro/dollaro arretra a 1,131 mentre il cambio fra biglietto verde e yen risale a 115,65. Tra le materie prime, le quotazioni del greggio si mantengono in prossimità dei massimi dal 2014 con il Brent (flat) a 94,4 dollari e il Wti (+0,2%) a 93,3 dollari.
Sull’obbligazionario, lo spread Btp Bund si amplia a 168 punti base, con il tasso del decennale italiano in rialzo all’1,97%.
Tornando a Piazza Affari, fra le aziende più capitalizzate le vendite investono soprattutto Interpump (-5,3%), Unicredit (-4,2%) e Iveco (-3,95%), mentre chiudono in controtendenza Inwit (+1,8%), Snam (+0,8%), sostenuta dall’aumento dei prezzi del gas, e Unipol (+0,2%).
Fonte MarketInsight