di Augusto Mattioli
SIENA. La curva è di chiunque voglia fare tifo. Nessuno ha il diritto di comandare nessuno. In sintesi, questo il ragionamento del questore di Siena, Pietro Milone, su quanto è accaduto nel dopo partita Siena-Montevarchi, quando c’è stato un “incontro ravvicinato” tra tifosi senesi, ripreso dalle telecamere di sorveglianza, le cui immagini hanno permesso alla questura di capire cosa era accaduto. Premessa. I gruppi ultras bianconeri avevano deciso – come si legge in una nota di spiegazioni di cosa è accaduto a fine gara – di non entrare nell’impianto per “una forma di protesta legata alle restrizioni Covid imposte, mascherina obbligatoria FFP2, distanziamento, divieto di mangiare e bere”, norme che, sottolineano, “ci impediscono di vivere la partita secondo il nostro stile lasciando OVVIAMENTE libertà di scelta ad ognuno circa l’entrare o meno ma con l’accordo condiviso e sottolineiamo CONDIVISO, da tutti, di evitare il tifo coordinato lasciando solo spazio a quello ‘estemporaneo’ per rispetto verso di noi e la nostra scelta”. Fin qui la versione degli ultras che nelle successive osservazioni confermano che l’incontro ravvicinato c’è stato.
Sulla base delle immagini è intervenuta la questura, che ha individuato sedici persone presenti all’episodio. Il questore Milone ha annunciato l’inizio della procedura di Daspo (divieto di assistere a eventi sportivi) per cinque maggiorenni, tra i 19 e i 55 anni (chehanno attaccato tre tifosi), convocati già questura, così come quattro minorenni, due dei quali hanno fatto uso di fumogeni. Gli altri due sono stati affidati ai genitori. Inoltre Milone ha precisato che “ci saranno conseguenze penali per l’episodio della rissa e conseguenze amministrative con l’emissione del Daspo”. Secondo il questore, che lo sport lo conosce bene avendolo praticato a lungo, “c’è stato un tentativo di egemonizzare la curva, assumendo il comando della tifoseria, ma nessuno ha il diritto di comandare nessuno. Un dopo partita davvero deprecabile. Addirittura si è arrivati alle mani tra persone tifose della stessa squadra, Ciò che soprattutto non va bene – ha ricordato Milone – è che nessuno si può permettere quando una persona entra nello stadio di dire cosa può o non può fare. Se può tifare o non deve farlo, se può fare un coro o meno. Quello che è successo nel dopo partita è veramente intollerabile. Con gli ultras andati a chiedere ad altri tifosi spiegazioni del perché sono entrati, perché hanno fatto certi cori, perché avrebbero rotto un accordo che ci sarebbe stato a monte. Un messaggio che non può passare”.