Lo ha affermato Mussari al centro Bruno Trentin
SIENA. Il presidente dell’Abi e di Mps, Giuseppe Mussari, è intervenuto ad una conferenza pubblica su “L’energia per il lavoro sostenibile – La terza rivoluzione industriale”, promossa dall’Associazione Bruno Trentin. Nel corso del suo intervento Mussari ha lanciato un monito: “Il settore delle energie rinnovabili si sostiene principalmente sulle sovvenzioni pubbliche, e di conseguenza è interessato da una bolla speculativa che potrebbe esplodere se venissero meno i fondi statali”.
Ha, inoltre, spiegato che “i conti economici di queste imprese senza le provvidenze statali non reggerebbero. Avere investito nell’installazione del pannello o del mulino a vento ha determinato la creazione di un sistema economico garantito da soldi pubblici”. Ciò comporta “il rischio di una potenziale bolla speculativa pronta a esplodere”, in quanto “potrebbe venir meno il finanziamento pubblico” o “qualcuno potrebbe tirare fuori il pannello più efficiente e quello esistente diverrebbe obsoleto”.Il presidente dell’Abi suggerisce, quindi, di seguire la strada del risparmio energetico. “E’ questa la via più convincente – ha dichiarato – perché misura meglio l’occupazione e la crescita ed è più vicina al nostro modello industriale, consentendo inoltre un vantaggio competitivo rispetto agli altri paesi. Occorre poi investire su produzione a ricerca”.
Per evitare la speuclazione, Mussari dice che è necessario “immaginare piani economici dove il pannello fotovoltaico non si mette il primo anno e rimane fino al trentesimo. Se l’incentivo si riduce nel tempo diminuisce anche l’efficienza e se questo tipo di attività è fortemente sostenuta dallo Stato, io ritengo che non debba essere lo Stato a farlo”.
Si dovrebbe puntare più sull’incentivo privato che su quello pubblico, ed evitare la proliferazione degli impianti di grandi dimensioni, che comportano un rischio finanziario più complicato. Quanto alle banche “hanno fatto molto per le rinnovabili, spesso troppo. I finanziamenti alle rinnovabili non solo non sono mancati, ma mi auguro – ha concluso Mussari – che non arrivi il momento di una rivalutazione critica sulle quantità”.