Altro grosso danno erariale per l'università di Siena?

di Giovanni Grasso
SIENA. La domanda è la solita, <già formulata in precedenza più volte: «l’Ateneo senese, nelle condizioni attuali, può continuare ad avere una guida priva di credibilità, autorevolezza e senso delle istituzioni?» Ebbene, il tentativo – proceduralmente scorretto sul piano formale e sostanziale – di far approvare dal CdA il progetto di costituzione di un Fondo immobiliare, la scelta, per lo scopo, di un consigliere finanziario, docente del nostro ateneo e proprietario da venti anni di una Società che ha per oggetto sociale proprio operazioni del genere, hanno legittimato il sospetto di una <speculazione finanziaria ai danni dell’Università di Siena. Il CdA ha bocciato la proposta, tuttavia lo sconcerto aumenta nell’apprendere dal settimanale “Il Mondo”, ancora in edicola, che il rettore è stato quanto mai reticente a fornire una banale (perché è sul sito di Unisi) risposta all’interrogazione di un consigliere d’amministrazione. In sostanza, si chiede di conoscere se il consigliere di Riccaboni sia a tempo pieno o definito e se il regime a tempo pieno sia compatibile con la proprietà di una Srl. Siccome, per l’esercizio del commercio e dell’industria, l’incompatibilità è da collegarsi all’ufficio di pubblico dipendente e non al regime d’impegno prescelto, nella peggiore delle ipotesi ci troveremmo nella situazione di un altro grosso danno erariale.
Fabio Sottocornola. Imbarazzo ai vertici dell’università di Siena, la più disastrata d’Italia. Dai palazzi della politica romana si osserva con timore quanto accade nella città del Palio. In un'<interrogazione l’onorevole Flavia Perina (Fli) ha chiesto al ministro Francesco Profumo se non ritiene opportuna la revoca «in autotutela» del rettore Angelo Riccaboni dopo l’inchiesta della Procura cittadina sulle elezioni in odore di irregolarità. Non solo: Perina propone al Miur di costituirsi parte civile in eventuali processi sul dissesto. E non è tutto. A fine gennaio si è mosso David Cantagalli, rappresentante del governo nel CdA dell’ateneo. Ha posto al rettore alcune domande su Lorenzo Frediani, docente di economia dei mercati finanziari che «risulterebbe socio di maggioranza della Astrea», società di consulenza. Il consigliere voleva sapere se il professore «avesse optato per il regime a tempo pieno o definito. E, qualora risulti accertata l’attività professionale, se il regime scelto sia compatibile con le disposizioni di legge». Questione delicata e definita dalle norme. Lo spiega Cantagalli domandando se «la presunta attività di Frediani sia compatibile con la legge quando afferma che il regime a tempo pieno è incompatibile con attività professionali». Non solo: il consigliere vuole far girare i quesiti all’intero CdA. La situazione pare imbarazzare Riccaboni: in un elenco del 2010 Frediani figura «ordinario a tempo pieno». Il magnifico ha dapprima preso tempo «per approfondire la posizione del professore. Non ritengo possibile proporre al CdA una situazione individuale, per evitare eventuali ricorsi dell’interessato». Cantagalli ha fatto notare che «l’interrogazione è per l’accertamento di fatti presunti». Senza il quale, ci potrebbero essere «conseguenze che non auspico». Il 3 febbraio Riccaboni ha ammesso che Frediani controlla Astrea ma non è Ad o presidente. Per lui non è incompatibile.