Una mossa necessaria, secondo il Consorzio, per evitare scarsità di prodotto in vendita alla luce del calo della produzione
I primi riscontri provenienti dalle cantine sociali indicano per la vendemmia 2021 perdite dei conferimenti uve fra il 30% e il 35%, a causa della gelata dello scorso aprile, e della siccità patita nei mesi estivi. Considerato anche il buon andamento delle vendite di Vino Chianti, le giacenze previste per fine 2021 saranno al livello minimo registrato dal 2005 a oggi. Le uve del Chianti hanno raggiunto quotazioni fra i 90 e i 105 euro al quintale, contro i 55-70 euro del 2020.
“I prezzi sono già aumentati del 25% – spiega il direttore Marco Alessandro Bani – e la domanda continua ad aumentare: non possiamo permetterci di far rimanere il mercato senza prodotto, e non possiamo far uscire il Vino Chianti Dogc dagli scaffali della grande distribuzione, a favore di altre denominazioni concorrenti che vengono commercializzate a prezzi più contenuti. Per rientrare sugli scaffali occorrerebbero anni e una politica di prezzi al ribasso. Avere un mercato con prezzi fortemente altalenanti non è nell’interesse di nessun attore della nostra filiera, e non è positivo nemmeno per la Denominazione stessa”.