A sinistra il Pd senese non ha ancora stabilito il candidato. E non è detto che usi lo strumento delle primarie

di LEXDCSIENA
SIENA. La novità politica dell’ultimo fine settimana è quella che a Milano si voterà il rinnovo del sindaco nella prossima primavera, più della crisi del governo centrale che si disvela ogni giorno con nuovi dettagli come una “Beautiful de noantri” con gli stessi ritmi al rallentatore della soap opera. Berlusconi ha già lanciato la volata per la riconferma della Moratti nel centrodestra. La novità è quella che, attraverso il meccanismo delle primarie, verrà candidato dal centrosinistra Giuliano Pisapia, area Rifondazione, che ha prevalso su Stefano Boeri, candidato della struttura locale del PD, con le stesse modalità che portarono Vendola a vincere su Boccia e Renzi a trionfare su Pistelli. E visto che, rapidamente, al centro è partita l’organizzazione per un candidato alternativo al duo Moratti/Pisapia, le speranze che a Milano vinca un candidato di centrosinistra si sono fatte piuttosto concrete, come l’esperienza di Niki Vendola in Puglia ha ben dimostrato.
E a Siena cosa succede, visto che si voterà come a Milano per il rinnovo del sindaco, con la peculiarità che l’attuale non si potrà ricandidare? Ci siamo tutti “divertiti” nell’ ultima settimana a leggere i commenti all’ articolo del cittadinoonline sul questionario del PD, un argomento che sembra non appassionare la stampa, nè sul web nè su carta.
Colpisce il fatto che a “Diccene quattro” abbiano risposto “solo” 2300 cittadini, visto il numero dei residenti nel comune e la forte presenza storica e di tessere del partito. Colpiscono anche le dichiarazioni pervenute da alcuni esponenti del PD che escludono la formazione di liste civiche, se scartati nella corsa alla poltrona alla quale, affermano alcuni, non intendono concorrere se non per “chiamata”, il che appunto giustifica da solo l’esistenza della “nomenklatura”. Ma di primarie nessuno ne parla, anche se il documento settembrino dell’ Unione Comunale del PD di Siena ne faceva espressa menzione.
Forse c’è chi pensa essere le primarie solo una formalità. Eppure anche a Siena – per vincere – il candidato di centrosinistra ha bisogno dei consensi dell’ Idv e del variegato mondo della Sinistra.
Che possa uscire un vero outsider a scompigliare le carte della nomenklatura cittadina alla maniera di un Pisapia o di un Vendola, vincenti contro candidati del partito e non candidati dei cittadini che si riconoscono nel centrosinistra?
Il PD nazionale non si può permettere di perdere la roccaforte senese, che è il vero centro del potere che può generare il partito in tutta Italia. Non è un caso se il presidente del Pd è senese… Rosy Bindi è una figura intellettuale e politica di primissimo livello, ma non è un collettore di voti come Berlusconi o Fini, o per restare “di qua dal fosso” Chiamparino o D’Alema.
Una candidatura alternativa alla poltrona di sindaco di Siena, con tutte le ricadute su Banca e Fondazione che comporta, non può essere facilmente sopportata dalla struttura politica locale e nazionale dei Democratici. Siamo tutti d’ accordo che il caso “Siena”, come dimostrato dalla scorsa tornata elettorale, offre dinamiche differenti da quelle tradizionali della politica nazionale. Ma il regolamento-quadro per le candidature e le primarie nel PD, considerato che si voterà a primavera perchè l’election day appare sempre più la soluzione probabile (proprio oggi abbiamo avuto la conferma che la data limite è il 14 dicembre per stabilire la caduta del governo), dice che siamo già nel periodo indicato per la scelta del candidato democratico da mettere in lizza con gli alleati di coalizione. A sinistra, il tempo stringe.
E a Siena cosa succede, visto che si voterà come a Milano per il rinnovo del sindaco, con la peculiarità che l’attuale non si potrà ricandidare? Ci siamo tutti “divertiti” nell’ ultima settimana a leggere i commenti all’ articolo del cittadinoonline sul questionario del PD, un argomento che sembra non appassionare la stampa, nè sul web nè su carta.
Colpisce il fatto che a “Diccene quattro” abbiano risposto “solo” 2300 cittadini, visto il numero dei residenti nel comune e la forte presenza storica e di tessere del partito. Colpiscono anche le dichiarazioni pervenute da alcuni esponenti del PD che escludono la formazione di liste civiche, se scartati nella corsa alla poltrona alla quale, affermano alcuni, non intendono concorrere se non per “chiamata”, il che appunto giustifica da solo l’esistenza della “nomenklatura”. Ma di primarie nessuno ne parla, anche se il documento settembrino dell’ Unione Comunale del PD di Siena ne faceva espressa menzione.
Forse c’è chi pensa essere le primarie solo una formalità. Eppure anche a Siena – per vincere – il candidato di centrosinistra ha bisogno dei consensi dell’ Idv e del variegato mondo della Sinistra.
Che possa uscire un vero outsider a scompigliare le carte della nomenklatura cittadina alla maniera di un Pisapia o di un Vendola, vincenti contro candidati del partito e non candidati dei cittadini che si riconoscono nel centrosinistra?
Il PD nazionale non si può permettere di perdere la roccaforte senese, che è il vero centro del potere che può generare il partito in tutta Italia. Non è un caso se il presidente del Pd è senese… Rosy Bindi è una figura intellettuale e politica di primissimo livello, ma non è un collettore di voti come Berlusconi o Fini, o per restare “di qua dal fosso” Chiamparino o D’Alema.
Una candidatura alternativa alla poltrona di sindaco di Siena, con tutte le ricadute su Banca e Fondazione che comporta, non può essere facilmente sopportata dalla struttura politica locale e nazionale dei Democratici. Siamo tutti d’ accordo che il caso “Siena”, come dimostrato dalla scorsa tornata elettorale, offre dinamiche differenti da quelle tradizionali della politica nazionale. Ma il regolamento-quadro per le candidature e le primarie nel PD, considerato che si voterà a primavera perchè l’election day appare sempre più la soluzione probabile (proprio oggi abbiamo avuto la conferma che la data limite è il 14 dicembre per stabilire la caduta del governo), dice che siamo già nel periodo indicato per la scelta del candidato democratico da mettere in lizza con gli alleati di coalizione. A sinistra, il tempo stringe.