SIENA. Secondo Confesercenti l'emergenza immobiliare non riguarda solo la casa. Per Siena ed i suoi dintorni il problema tocca fortemente anche i fondi ad uso commerciale e ritorna sulla necessità di intervenire per calmierare i prezzi.
“Nei giorni scorsi si è tornati a parlare delle difficoltà di reperire alloggi a prezzi accessibili, sia per l’acquisto che per l’affitto – rileva il presidente provinciale Graziano Becchetti – e delle modalità di intervento per contrastare il fenomeno. Una ripresa di interesse che è giustificata e condivisibile, alla quale per completezza va affiancata una riflessione solo apparentemente marginale. Come sottolineiamo da anni, l’escalation del caro-mattone ha interessato direttamente anche l’intero tessuto commerciale, che nella migliore delle ipotesi si è visto progressivamente ridurre i margini a causa dei crescenti costi di utilizzo dei fondi in cui sono ubicati i negozi. E che, in tanti casi, non ha potuto far altro che alzare bandiera bianca, lasciando libero il fondo e chiudendo l’attività”.
Becchetti si riferisce alla realtà ricostruita da Confesercenti nelle indagini biennali sui fondi commerciali a Siena e provincia: l’ultimo aggiornamento, condotto a fine 2007, ha registrato il persistere di pesanti valori medi nel centro storico di Siena, dai 75 euro al metro quadro in Piazza del Campo ai 50 in via di Città o 30 in Camollia. L’incidenza media del canone d’affitto sui ricavi dei negozi si attestava attorno al 9 per cento, con punte tra Camollia e la Lizza del 28 per cento. Alla fine dell’anno scorso, insomma, il calo che stava investendo il mercato immobiliare su scala nazionale, si riduceva nel contesto senese ad un rallentamento dei ritmi di crescita, che in diversi casi avevano già raggiunto negli anni precedenti livelli decisamente superiori alla media italiana.
“In attesa della prossima ricognizione, abbiamo la netta sensazione che questo stato di cose sia tutt’altro che mutato – aggiunge ora Becchetti – prova ne è l’ulteriore ‘sparizione’ di insegne di lungo corso nel centro cittadino, avvenuta negli ultimi mesi. Ecco perché, oggi più che mai, riteniamo necessario porre in prima attenzione anche questo aspetto della questione immobiliare”. Per Becchetti è opportuno ragionare quanto prima su ipotesi concrete di intervento: “il vincolo di destinazione d’uso per le botteghe storiche, come adottato recentemente in altre realtà urbane simili alla nostra. Ma anche la previsione di contributi in conto capitale e plafond creditizi per incentivare i negozi in affitti al riscatto dei fondi utilizzati. Di sicuro, il dibattito politico non può ignorare questo male oscuro che sta lentamente avvilendo il tessuto commerciale, e quindi il volto dei nostri centri”.