E le Fiamme Gialle appongono i sigilli a chi non emette lo scontrino
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Di giorgio mancini
SAN GIMIGNANO – Tanto va la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino. Qui, sullo zampino, la Guardia di Finanza ci ha messo la mano per apporre i sigilli. Non è il primo e non sarà l’ultimo caso. Anche all’ombra delle torri, il “vizietto” di non emettere lo scontrino fiscale, l’hanno in tanti commercianti. Senz’altro non tutti, ma battere lo scontrino sembra alquanto faticoso. E gli uomini della Guardia di Finanza, la prima volta che pizzicano un bottegaio a fare il furbo, lo sanzionano con una pesante ammenda, poi, se l’esercente è recidivo, una seconda e salata contravvenzione, ma la terza no. Alla terza si paga e si chiude. Come è avvenuto in questi giorni.
Uomini in borghese, discretamente, tengono gli occhi sul via vai dei turisti che entrano e escono dai negozi. Qualche esercente, addirittura, come è avvenuto nella centralissima via San Giovanni, non fa disturbare neppure l’acquirente a entrare per pagare alla cassa. Si paga direttamente sulla porta, senza scontrino, ovviamente. Allora, gli uomini delle Fiamme Gialle si qualificano, chiedono 500 euro, ma in cambio lasciano un bel verbale, da poter pure incorniciare. Ma, se uno “sbadatamente” ci ricasca, la cosa diventa più seria. Come è successo questa volta, come dimostra la fotografia, ad un negoziante di piazza del Duomo. Chiusura per due giorni, con la porta sigillata e un cartello in bella mostra in vetrina. Pure in altre strade spesso succede: da bar centralissimi, a negozi nelle viuzze secondarie. Ma la guardia di Finanza tiene d’occhio anche i banchi del marcato. E, quando il primo ambulante viene pizzicato, si scatena un passaparola: “attenti al lupo”.
Un po’ come avviene quando sulla strada c’è una pattuglia di polizia o carabinieri: è tutto uno sfareggiare tra automobilisti.
A questo commerciante di piazza del Duomo il segnale è arrivato troppo tardi, e si è dovuto prendere due giorni di ferie dal costo un po’ salato.