SIENA. Dall’Associazione Confronti riceviamo e pubblichiamo.
“Sembra che da quando Andrea Orcel ha messo piede nella ‘data room’ del Monte, sulla vicenda sia calato il silenzio. Dopo la tardiva, semplicistica, irrealizzabile richiesta del sindaco De Mossi di parlare con Draghi (paradigma di un modo di governare la città …), tutto è tornato all’assordante silenzio. Si dirà: il Ferragosto. Ma le ore, queste, più che i giorni, sono decisive per il futuro della banca di Siena. E il silenzio rende complici di quel che sembra dovrà accadere: la sua fine.
E allora proviamo a porre tre domande, visto che ancora nessuno lo ha fatto.
Domanda numero 1: che differenza c’è fra lo Stato banchiere e lo Stato che lucra i dividendi di Unicredit post acquisizione del ‘perimetro’ selezionato delle attività di MPS? Perché è questo lo scenario che sta emergendo: uno Stato azionista ‘sterile’ della banca milanese, per attrarre dividendi che nel tempo remunerino il captale investito (con perdite) in questi anni in MPS, magari proprio per onorare quella direttiva UE sui salvataggi bancari sul cui rispetto Confronti ha sempre – da sola – richiamato la pubblica attenzione, quale bussola obbligata dei tempi della privatizzazione. Come l’ipotesi della maxi obbligazione rilasciata in favore dello Stato. L’UE vuole lo Stato fuori dal Monte per motivi di corretta concorrenza nel mercato? E lo lascia azionista di uno degli operatori, o beneficiario, in quanto obbligazionista, delle sue performance? Ma andiamo! Almeno gestendo direttamente la banca sarebbe sotto il controllo diretto delle autorità bancarie europee.
Domanda numero 2: Confronti vuole che MPS viva come banca autonoma, ultimo istituto di credito al servizio dell’economia e delle famiglie della Toscana, in quanto ‘player’ nazionale di rilievo. Ne ha le capacità. La semestrale lo ha dimostrato. Può fare certamente meglio. Non è una critica, è un punto di forza. Si può fare banca in questo modo anche con capitale straniero. A patto che questo non sia di un concorrente. MPS è ancora una grande banca, presente nel territorio, con strutture qualificate. Da quando è arrivato lo Stato manca di missione, perché questo è quel che Pier Carlo Padoan ha voluto sottoscrivendo l’accordo del 2017.
Qualcuno (che ha voluto Padoan deputato di Siena) pare averci provato. Almeno così scriveva la stampa.
Allora – ecco la domanda – perché non privilegiare la ricerca del ‘Papa straniero’, con le caratteristiche sopra esposte? O forse si vuole chiudere il mercato del credito in Italia a soli due, tre soggetti? Che dice l’europeista Mario Draghi in proposito? Ci piacerebbe avere una sua risposta (magari De Mossi intercede per noi …). Ma diciamo subito che non ci interessa la risposta del Draghi ex Governatore della Banca d’Italia, consapevole attore nella vicenda Antonveneta. Vicenda che fu il frutto di quel rafforzamento del sistema bancario italiano impostato dal suo predecessore, Antonio Fazio. E che Siena, diligentemente, perseguì. Col senno di poi, troppo diligentemente!
Qualcuno (che ha voluto Padoan deputato di Siena) pare averci provato. Almeno così scriveva la stampa.
Allora – ecco la domanda – perché non privilegiare la ricerca del ‘Papa straniero’, con le caratteristiche sopra esposte? O forse si vuole chiudere il mercato del credito in Italia a soli due, tre soggetti? Che dice l’europeista Mario Draghi in proposito? Ci piacerebbe avere una sua risposta (magari De Mossi intercede per noi …). Ma diciamo subito che non ci interessa la risposta del Draghi ex Governatore della Banca d’Italia, consapevole attore nella vicenda Antonveneta. Vicenda che fu il frutto di quel rafforzamento del sistema bancario italiano impostato dal suo predecessore, Antonio Fazio. E che Siena, diligentemente, perseguì. Col senno di poi, troppo diligentemente!
Domanda numero 3: ma quelli – candidato deputato Enrico Letta stesso – che stanno raccontando una Siena che, abdicata la ‘vocazione’ a capitale della finanza, si trasformerebbe in capitale delle scienze della vita, sanno che questa ‘vocazione’ è nata grazie alla presenza di una banca forte radicata nel territorio, già ai tempi della gloriosa Sclavo? E che a Milano si sta (ampiamente) sviluppando un polo concorrente, nell’area ex Expo? Chi privilegerà, un domani, la banca di piazza Gae Aulenti? Orcel ascolterà più Sala o De Mossi?”.