Nuove elucubrazioni finanziarie per l'autostrada in progetto dal 1956
di Lexdc
SIENA. E’ dalla programmazione del 1956 che si attende la conclusione della storia infinita chiamata “Due mari”, lLa strada che da Grosseto, via Siena, Arezzo, Città di Castello, Urbino e la valle del Metauro arriva fino a Fano. 270 chilometri che devono collegare attraverso gli Appennini il Tirreno all’Adriatico. Ma solo 113 sono percorribili. La situazione in Toscana è la seguente: il raddoppio del tratto Grosseto-Siena durerà ancora dieci anni, in quanto il nuovo viadotto sul Farma non è stato ancora cantierato e manca la gara d’appalto per il lotto 9, quello che attraversa Bagnaia e Filetta. Per il tratto Rapolano Terme-Monte S. Savino, visto che le servitù militari e l’invaso del Calcione non hanno mai permesso di realizzare la via più breve, ci si è accontentati, a quanto sembra dalle dichiarazioni di Regione Toscana e Province interessate, a ripiegare sull’utilizzo dell’asse autostradale Arezzo-Valdichiana. Semplice, ma inutile: visti i tempi di percorrenza, anche per i limiti di velocità sempre più stringenti e gli autovelox sempre più invadenti, agli automobilisti converrà continuare ad attraversare il colle di Lucignano come hanno sempre fatto negli ultimi 35 anni. L’Anas risparmierà, pare 900 milioni, ma Rigomagno e Lucignano non si libereranno della servitù del passaggio dei camion mai più.
Poi c’è l’attraversamento dell’area di Arezzo, da S. Zeno allo Scopetone e gli ultimi chilometri dalle Ville di Monterchi a uscire di regione. In tutto per arrivare all’Adriatico occorreranno almeno tre miliardi di euro. Forse – se non si continuasse a insistere sul miraggio del Ponte di Messina e i suoi esorbitanti venti miliardi – un’opera fattibile che smuova il Pil nazionale e della cui utilità nessuno dubita si potrebbe realizzare. E invece, anche dalla riunione di Mercatello sul Metauro, giungono le parole d’ordine della politica che porteranno ai risultati disastrosi che abbiamo visto e subìto negli ultimi anni. L’assessore regionale Ceccobao avanza, lancia in resta, propagandando project financing e richiesta di finanziamenti europei da Bruxelles. Fino ad oggi, in tutta Italia, i progetti portati avanti con questi metodi sono stati fallimentari e sono costati allo Stato cifre imponenti che invece di aumentare il Pil, creando lavoro e ricchezza per tutti, hanno permesso truffe, fuga di capitali e lavori incompiuti. Altro che velocizzare i lavori…