SIENA. La Pinacoteca nazionale di Siena celebra il settimo centenario della morte di Dante presentando i particolari dell’inferno del “Giudizio Universale”, di Giovanni di Paolo (1460-1465).
L’Inferno è la parte della tavola che porta in sé i riferimenti più espliciti alla prima cantica della Divina Commedia: più che nell’ambientazione, nella quale i cerchi danteschi sono sostituiti con delle grotte di una montagna difesa in basso dalla doppia cinta delle mura della città di Dite, è nella trattazione dei singoli episodi, con la rappresentazione dei peccatori e delle loro pene, che l’artista rivela la conoscenza del testo.
I diavoli presidiano l’ingresso invaso dalle fiamme e sulla porta un demonio mostra un cartiglio che probabilmente doveva riportare l’epigrafe dantesca “Lasciate ogni speranza voi ch’intrate”. I dannati vengono poi condotti davanti al giudice Minosse che provvede a deciderne la destinazione. In alto si trova la caverna del Limbo, segue la caverna degli iracondi, accanto è la caverna degli accidiosi. Le tre caverne centrali puniscono gli invidiosi, i superbi e gli avari, mentre le caverne in basso ospitano i lussuriosi e i golosi. Nell’angolo estremo in basso sono raffigurati il supplizio di Sisifo e il supplizio di Prometeo incatenato.
Il Paradiso è invece raffigurato come un affascinante giardino in cui è ambientata una storia fantastica, dove si esalta la ricchezza terrena delle corti rinascimentali europee, in maniera simile a quanto si ritrova in un’altra tavola ora conservata al Metropoloitan Museum di New York. In queste raffigurazioni l’artista si ispira al Giudizio Universale del Beato Angelico del Museo di San Marco di Firenze.
In maniera invece assolutamente originale e fantasiosa il pittore si è confrontato con Dante nella realizzazione della serie straordinaria di miniature per l’illustrazione del Paradiso nel codice Yates Thompson della British Library di Londra.