"Occorre domandarsi se questa "assenza" sia un prodotto del disinteresse dell'opinione pubblica, della stessa comunità, che in fondo non pretende molto"
SIENA. Da Giovanni Gigli (Per Siena) riceviamo e pubblichiamo.
“Nella Siena che soffre e che muore economicamente manca una guida. Dopo un anno di pandemia lo possiamo affermare. Lunga appare ancora la strada del tunnel, seppure si intravede una luce, ma in questo cammino, per tutti questi 365 giorni, ci è mancato un riferimento cittadino. Chi è alla guida attualmente del governo di Siena, seppure abbia fatto l’annuncio della sua candidatura a sindaco sotto la porta d’ingresso del Duomo, quasi ad invocare una investitura divina, non ha rappresentato per i senesi una figura istituzionale cui affidare speranze e conforto nelle more della pandemia, o comunque non è stata percepita come tale.
Lo si può avvertire dal limbo di un terrificante silenzio che avvolge una città spaurita e muta, raggomitolata su se stessa nelle tribolazioni quotidiane, nei dubbi, nei silenzi sbigottiti. Lasciamo perdere i provvedimenti di natura economica che, se ci sono stati, si sono rivelati talmente impercettibili da essere appena registrati a livello di placebo. Lasciamo perdere le mancate strategie per ridare fiducia e slancio al morale dei senesi, rimaste a livello di annunci – ora neanche più quelli, in verità – il problema è la mancanza di una guida, quella figura di “capitano del popolo” il cui elmo è rimasto simbolicamente muto, appoggiato su un tavolo per tanto tempo.
Non è per rinverdire i fasti nostalgici di una repubblica senese, se sentiamo il bisogno di credere ancora in una relazione di supporto morale, quando parliamo della identificazione nelle istituzioni. Non scomodiamo neanche il Churchill della seconda guerra mondiale o figure come De Gasperi e La Pira, non ci meritiamo tanto. Ci basterebbe molto meno. Ma forse occorre domandarsi se questa “assenza” sia un prodotto del disinteresse quasi aristocratico dell’opinione pubblica senese, della stessa comunità, che in fondo non pretende molto, o se nel peggiorare della situazione si chiude al suo interno, trovando conforto in un sonnolento disinteresse. Quando mai a Siena negli ultimi anni qualcuno ha avuto un moto di ribellione, di protesta civile? Siamo tutti colpevoli in fondo, anestetizzati dal nostro orgoglio di sentirci superiori o supereroi di un mondo che non esiste più.
Valanghe di fango arrivano a Siena, anche in questi giorni, quando pensavamo che con il Mps avessimo già pagato un conto altissimo. Ma non è bastato. Persone delle istituzioni, dell’apparato della Pubblica amministrazione e imprenditori famosi, stretti in un intreccio che ha Siena come deprimente sfondo, ennesimo terreno di caccia per chiunque voglia sperimentare ardite incursioni. D’altra parte le porte sono aperte a tutti: non chiediamo certo certificati di verginità”.