di Raffaella Ruscitto
SIENA. Auguri a tutte le donne! Mimose e segni di omaggio oggi, anche in questo 8 marzo 2021.
Più che festeggiare (che proprio non ce n’è ragione) sarebbe il caso di cominciare a riflettere seriamente sul ruolo, funzione, rispetto della donna.
In tanti (soprattutto uomini), sono convinti che la parità esiste, che non c’è motivo di affrontare un tema ormai concretizzato nei fatti. Nulla di più falso e mistificato.
Purtroppo non è così e non lo è dai più piccoli gesti quotidiani ai più ampi aspetti dell’esistenza.
12 le donne uccise dal 1° gennaio 2021 ad oggi (dati riportati dal sito femminicidioitalia.info. E nel resto del mondo la situazione non è certo migliore, anzi, per molti versi la condizione femminile è infinitamente peggiore! Il senso del possesso, l’idea malsana di considerare la donna una proprietà dell’uomo, sono il motore violento che troppo spesso si accende e porta nuove scarpe rosse nelle piazze di tutto il mondo. E non c’è manifestazione che tenga se, di fronte all’ennesima morte cruenta, ci sono dei giudici che scrivono sentenze indegne, inrispettose della figura femminile ma ancora di più, del valore stesso della vita.
La pandemia non ha fatto che peggiorare la condizione femminile. Molte donne si sono trovate costrette a convivere giorno e notte con i loro carnefici, rese spesso ancor più schiave a causa della perdita di lavoro, dell’isolamento, dell’indifferenza di molti, troppi.
Anche in ambito lavorativo non abbiamo raggiunto la parità, tutt’altro. Esiste il gender pay gap, ovvero, in italiano, il divario salariale di genere. Una vergogna non solo italiana. Secondo studi sulle nazioni d’Europa, in media, la donna, a parità di incarico e di ore di lavoro, guadagna il 16% meno del collega uomo. Considerando questo dato come media, l’Italia nella classifica redatta dal Global Gender Gap Report 2020, si trova al 76° posto su 153 Paesi. Passi indietro, dal momento che l’anno prima era al 70°.
Tutta colpa della rappresentatività politica, ovvero della mancanza di donne in Parlamento, penserete tutte. Invece no. Nelle ultime elezioni, anche grazie alla legge elettorale n. 165 del 2017, il famoso Rosatellum, che ha introdotto l’obbligo di rappresentanza femminile nelle liste, abbiamo superato il 30% di rappresentanza in Parlamento. E perchè non cambia nulla nella vita quotidiana di noi donne? Sorge il dubbio che le fortunate in lista, una volta elette, si sentano “in debito” nei confronti dei maschi che le hanno scelte, e quindi prendono il loro posto nell’emiciclo sotto l’effetto della sindrome di Stoccolma! E le vediamo sfilare, spesso un passo dietro il leader di turno, svilite del loro ruolo, spesso anche di alto livello. Donne! Facili da offendere, da prendere in giro, da sminuire; soprattutto per un branco di maschietti che detengono una qualche forma di potere o che semplicemente si sentono intellettualmente superiori per il solo fatto di essere uomini.
Donne madri, donne figlie, donne single, donne con lavori precari, con figli da crescere e che quando tornano a casa non hanno smesso di lavorare ma continuano con l’accudimento. Donne vittime di romantiche visioni, disposte ad annullarsi pur di tenere accanto un uomo troppo stupido per comprenderne il sacrificio. Donne fragili, troppo spesso schiacciate da una voce troppo grossa per essere contrastata e che si perdono dentro l’ineluttabilità di giorni tutti uguali, fatti di gesti che si ripetono tra ramazze, strofinacci e lavatrici, tra poppate e notti sveglie. E che, dopo un giorno di lavori domestici e di cura della famiglia, si sentono dire di “essere mantenute” dal maschio che lavora!
Donne che rinunciano ai loro sogni per sostenere i sogni o i desideri del compagno, del figlio o figlia e che pure non perdono il sorriso, illuse di ricevere un giorno l’amore che meritano.
E poi ci sono le donne che non ci stanno. Quelle che hanno capito che il valore della loro vita è esattamente pari a quello di tutti gli altri. Quelle che gli uomini piccoli temono e denigrano e che quelli veri ammirano. Quelle che non smettono di essere mogli, madri, amiche, figlie ma che sanno bilanciare quella sensibilità tutta femminile, quella empatia naturale, con la ferma difesa delle proprie aspirazioni, qualsiasi esse siano. Quelle che hanno capito che evitare le critiche bipartisan (perchè le donne non tendono a fare squadra con altre donne, e questo è un grande difetto!) è impossibile; è come dire che se ti sei concessa sei puttana e se non ti sei concessa sei frigida e te la tiri!
Ma la speranza, malgrado i segni negativi che leggiamo sulle pagine dei giornali, non è ancora disposta a morire e cammina su solide gambe di donne tutt’altro che disposte a cedere le armi, anzi disposte a tutti i costi a rendere questo, un mondo migliore.
Alcuni esempi:
- la vice presidente degli USA Kamala Harris, donna di colore ha dichiarato di volersi fare baluardo dei diritti civili
- il Primo ministro neo zelandese, al suo secondo mandato, Jacinta Harden che è arrivata ad una vittoria schiacciante grazie a punti programmatici come difesa dell’ambiente, attuazione di politiche antisessiste, difesa dei diritti dei lavoratori, politica di difesa delle minoranze. Una donna diventata madre mentre svolgeva il suo primo mandato e che ha fatto della sua figura un esempio da seguire per uomini e donne del suo Paese.
- Huda Nasrallah, avvocato egiziano. Lei è a capo della difesa dello studente Patrick Zaki e si è fatta conoscere dalla stampa internazionale per essersi opposta alla shari’a che prevedeva di escludere da qualunque eredità le donne. La sua causa ha fatto storia e la Corte suprema del Cairo le ha dato ragione.
- Armine Harutyunyan, la modella scelta da Gucci i cui lineamenti del volto, non corrispondono al canone di bellezza consueta. Soprattutto in Italia, le critiche e le offese rivolte a questa modella armena, hanno fatto notizia, mostrando come la donna ed il suo corpo siano considerati oggetto da valutare e giudicare per come si prensenta. Un oggetto senza sentimenti e per questo calpestabile. Alle offese verbali, alle violenze psicologiche e fisiche, oggi siamo passati anche al reveng porn /vendetta porno, ovvero all’uso di immagini provate di una donna messe in rete senza il consenso della protagonista. Roba che neppure il cardinal Torquemada!
Per queste donne e per molte altre, sconosciute, nascoste dietro un non meno importante anonimato, vale la pena di celebrare l’8 marzo. Una data che serve per ricordare a tutte, soprattutto alle nuove generazioni di donne, che non serve scimmiottare i maschi per essere considerate donne di valore e che non serve neppure farsi merce di scambio per farsi strada nella vita. Insegnamo alle nostre figlie a non accettare passivamente le ferite della vita ed a continuare a far sentire la propria voce soprattutto a chi vuole farle tacere. E insegnamo ai nostri figli che non ci sono vite che meritano di essere prevaricate e che non c’è possesso nella parola amore.
E potremmo cadere facilmente nella retorica della giornata ma vogliamo lasciare a tutte e a tutti i pensieri migliori per andare oltre questa misera condizione dell’umanità, che non si limiti alla mimosa…
“La rivoluzione più grande è, in un paese, quella che cambia le donne e il loro sistema di vita. Non si può fare la rivoluzione senza le donne. Forse le donne sono fisicamente più deboli ma moralmente hanno una forza cento volte più grande”.
Oriana Fallaci