SIENA. Il massimo organo rappresentativo della comunità toscana ha il dovere costituzionale di tutelare l’autonomia e la territorialità della banca. Perché gli enti locali da passivi interlocutori col Governo diventino gli attori di un vero confronto istituzionale. Perché il Monte non si salva con i comunicati stampa del solito Scaramelli…
Al protagonismo mediatico di Stefano Scaramelli siamo abituati da tempo. Da troppo tempo. Come all’inconsistenza della sua azione politica. Che nulla o poco ha prodotto per il territorio nel suo primo mandato da consigliere regionale: il recupero di capacità operativa e di ruolo de Le Scotte è, infatti, merito di altri.
Non ci stupisce, pertanto, il risalto che a mezzo stampa ha voluto dare alla sua “iniziativa” perché il Consiglio regionale si occupi delle sorti del Monte dei Paschi di Siena. Non ci stupiremo, quindi, del nulla di fatto di cui, siamo sicuri, anche questa volta coronerà il suo presenzialismo sulla stampa.
Abbiamo però il dovere di chiedergli: perché solo ora? Perché non ha risposto ai reiterati appelli che, a lui e agli altri 39 consiglieri regionali, Confronti ha rivolto in questi mesi affinché la massima istituzione rappresentativa della comunità toscana offrisse un chiaro indirizzo al Governo per la salvaguardia dell’autonomia e della toscanità della banca senese? Che il Consiglio regionale si adunasse per questo lo abbiamo chiesto anche con inserzioni a pagamento sulla stampa, unico mezzo perché questa nostra libera voce potesse trovare lo spazio adeguato.
Apprendiamo, ora, che il Presidente del Consiglio regionale ha chiesto (prima o dopo la ‘sollecitazione’ di Scaramelli?) al Presidente della Regione (prima o dopo che lui ha comunicato l’intenzione di andare in Consiglio a parlare del Monte?) una comunicazione “sul livello di interlocuzione col Governo”, e che tale comunicazione dovrebbe tenersi il 9 febbraio, cioè dieci giorni dopo la seduta del cda convocata per approvare il piano finanziario della strategia ‘stand alone’.
A quest’appuntamento tardivo – Confronti aveva chiesto che fosse la prima seduta dell’anno del Consiglio ad occuparsene – non risulta che le forze politiche regionali presenti negli scranni di Palazzo Panciatichi arrivino con una idea chiara di come sostenere autonomia e toscanità della banca.
È forte il dubbio, anzi, la convinzione, che si voglia soltanto mettere in piedi una passerella, per tacitare le richieste, come la nostra, di una discussione, senza la reale volontà di elaborare una concreta strategia di difesa per passare dall’attuale passiva interlocuzione degli enti locali territoriali col Governo ad un vero confronto istituzionale fra soggetti parimenti chiamati, dalla Costituzione, ad occuparsi della difesa del credito, e del suo impiego, in Toscana e per la Toscana.
Perché l’articolo 47 della nostra Carta è chiarissimo nell’imporre alla Repubblica l’obbligo della tutela del risparmio e il controllo sull’esercizio del credito. E la stessa Carta è altrettanto chiara nel decretare come componenti della medesima Repubblica lo Stato, le Regioni e gli Enti Locali.
Proprio per questo abbiamo chiesto, e chiediamo ancora, che il Consiglio regionale si aduni in seduta speciale come previsto dall’articolo 80 del suo regolamento, per affrontare il solo ed unico argomento della difesa dell’autonomia e della toscanità del Monte, quale esclusivo strumento per tutelare le famiglie e le imprese della nostra regione.
Magari consentendo anche la partecipazione a soggetti esterni, come lo stesso articolo 80 prevede, per portare un contributo di idee dove, ad ora, pare ce ne siano ben poche… Noi ci candidiamo. Pur certi di non fare un piacere a Stefano Scaramelli.
Associazione Confronti – Siena