SIENA. Da Per Siena riceviamo e pubblichiamo.
“Annunci, solo annunci, senza nessun riscontro concreto. Il lavoro per il bene comune e le strategie per la città sono aspetti sconosciuti alla maggioranza al Comune di Siena. Anzi, quando si può si agisce in spregio alle regole della democrazia, al rispetto per Siena. Lo dimostra la dolente nota di un giornalista: «Molte di queste interrogazioni (in Consiglio comunale, ndr) erano dirette al sindaco De Mossi, ma l’assenza del primo cittadino ha costretto gli assessori ad arrangiarsi con dei comunicati già confezionati. Davanti all’aula, hanno quindi proceduto con la lettura del testo, ma alla nostra richiesta di spiegare la risposta di fronte a un microfono, sono seguiti alcuni rifiuti. È chiaro che il nostro lavoro così ne risente, ma negarsi davanti a una telecamera, con delle giustificazioni non sempre plausibili, danneggia prima di tutto la comunità. È così che la fine del pensiero unico trova compimento?».
Non c’è quasi mai, il sindaco, specie negli obbligatori appuntamenti consiliari. In compenso, da parte di De Mossi, assessori e amici fioccano gli annunci per le cose che si faranno, giusto per dare l’impressione di un gran lavorio: la famosa “muina”.
Altro esempio? Il 16 maggio del 2020, scrivevamo: «Sullo sbandierato fondo messo su dal Comune per le imprese senesi abbiamo solo due pezze d’appoggio: un articolo della Nazione dal titolo “Soldi alle aziende, garantisce Siena”». Ora è uscita la notizia: «Fondo senese di garanzia: il monitoraggio effettuato a settembre ha evidenziato un utilizzo pressoché nullo dello strumento». Non è una novità, l’annuncio a cui consegue il nulla, quindi si è facili profeti, con questo sindaco.
Tra consulenti olandesi, rapporti con la Cina, fantomatiche sfilate di moda, metropolitane leggere e tramvie sotterranee, il campionario di De Mossi è notevole. Ma gli annunci sono talvolta pericolosi, come lo è la richiesta alla Fondazione Mps di ricorrere legalmente nei confronti della Banca. A parte i rischi e ai tempi legati all’iniziativa che la rendono quasi, se non del tutto impossibile, a una Banca che vale poco più di un miliardo viene fatta una richiesta di indennizzo di 3 miliardi e ottocento milioni: è un invito a portare i libri in tribunale.
Questo approccio si estende ad altri ambiti. Prendiamo la vicenda del calcio, con l’avvento di una società straniera e sconosciuta. Lo scopo ormai chiaro non è tanto quello di risollevare le sorti del sodalizio sportivo, ma di forzare verso un insediamento commerciale in un nuovo stadio, attraverso atti non chiari che si cercano di “sistemare” solo dopo averli compiuti. Tant’è che Gilardino, allenatore di grido, è stato liquidato in malo modo.
Allo stesso modo, il Piano operativo è un contenitore di singoli desiderata, una esaltazione del “particulare”. L’assenza di un di un disegno di sviluppo della città è palese: contano solo la risposta immediata, il consenso per vie brevi, le merci e il consumo. L’ultima perla? Questa dichiarazione dell’assessore Tirelli: «Viviamo in un clima di assoluta incertezza, ad esempio viene permessa la riapertura dei musei ma è priva di senso. Aprirli soltanto nei giorni feriali comporta solo spese, ci si può muovere soltanto nella regione, sono aperti solo nei giorni feriali e sono sospese le gite scolastiche». Altre città e paesi della provincia stanno riaprendo i musei per ridare un senso e una speranza alla comunità, facendo laboratori per nonni e bambini, per restituire una funzione a studiosi e studenti. I musei non sono solo un intrattenimento per le gite turistiche! Ma la logica è quella, tant’è che viene criticata l’unica mostra degna di questo nome, quella su Duccio: frutto di una ricerca che ha prodotto nuove conoscenze, ha portato presenze di qualità rendendo soddisfatti ristoratori e albergatori. Ebbene, è stata liquidata come un “inutile spot” dal solito Tirelli, quando l’assessore alla cultura (alias avvocato De Mossi) si è distinto per aver acquistato mostre di giro viste e riviste, eventi estemporanei che hanno distrutto ruolo e funzioni storiche di Siena.
Per non parlare della scuola abbandonata dall’assessore a se stessa, con la sola capacità dimostrata di nascondersi dietro le responsabilità degli altri. L’analisi sembra impietosa, ma i fatti parlano chiaro: cosa unisce una mostra di copie tridimensionali di Mirò, quella riciclata su Tex (poche decine di visitatori), i trenini, i mercatini, il burlesque in Fortezza, le pizze al taglio, le ruote girevoli, se non una visione da proloco? Nemmeno a farlo apposta quella di fare una proloco è un’altra delle proposte annunciate! A proposito, se i musei «non rendono», quale utilità economica può aver avuto il trenino natalizio o la ruota panoramica, in una situazione di chiusura generalizzata?
Purtroppo, se non ci si applica, se non si sviluppa una competenza – nella pubblica amministrazione come nella vita – se ci si ferma all’interesse particolare a discapito di una strategia, non restano che l’arroganza e la chiusura in se stessi. Sembra un fatto personale, ma a soffrirne è una comunità che sta perdendo la fiducia in un futuro credibile”.