SIENA. L’ultima giornata del Consiglio comunale di Siena, dedicata alle controdeduzioni alle osservazioni presentate da diversi soggetti al Piano operativo, merita almeno di essere commentata, visto che nessuno l’ha potuta vedere in diretta streaming come succede per altri Comuni (la legge impone che le sedute siano pubbliche). Abbiamo assistito a un po’ di tutto e non sempre, anzi quasi mai, a fatti esemplari. C’è stato uno scontro politico sotterraneo fra la Lega e Fratelli D’Italia, sono stati presentati emendamenti da consiglieri di maggioranza che, talvolta sono di professione avvocati, per far passare interessi di singoli. Chissà, forse dei clienti?
L’ufficio tecnico, accettandoli, stravolge il Piano operativo addirittura nel dimensionamento. In questo modo, aree assolutamente non edificabili – a detta degli uffici competenti – diventano fabbricabili. In compenso non abbiamo potuto apprezzare la voce della maggioranza, rimasta silente per tutti i quattro giorni dei lavori, nonostante che il presidente del Consiglio comunale – che pure non ha svolto il ruolo super partes dovuto – si sia industriato più volte a sollecitare interventi. Fra un controllo e l’altro dei partecipanti alla seduta, il solerte Presidente era più attento che ci fossero diciassette presenze di maggioranza che a controllare il numero legale. Il massimo lo abbiamo avuto in coda: lunedì il presidente si alza per andare al bagno, non chiede la sostituzione del vicepresidente, e così abbiamo dovuto aspettare il suo rientro per riprendere i lavori. Tale comportamento anomalo è stato determinato dal fatto che, con la sua assenza, la maggioranza era scesa a sedici e non avrebbe potuto approvare o respingere gli atti in discussione. Quando poi è riapparsa, la voce della maggioranza è stata telegrafica, come nelle risposte alle osservazioni sullo svuotamento di alcuni edifici del Monte dei Paschi.
Le minoranze hanno presentato un ordine del giorno con la richiesta di affrontare – vista la particolare situazione della Banca – in un dibattito unitario il rapporto con l’istituto finanziario e il suo sviluppo immobiliare, che poi è lo sviluppo di Siena. Il voto contrario a tale ipotesi è stato pronunciato dal sindaco. A quel punto abbiamo sperato per un attimo che si potesse aprire una discussione, invece il tutto si è esaurito in un: “Siamo contrari”. Ma torniamo alle divisioni politiche far i partiti di maggioranza. La Lega, fra giovedì e venerdì presenta degli emendamenti alle osservazioni che avevano presentato gli Ordini professionali, fra i quali uno sul famoso art. 29 che riguarda le categorie di intervento e il rapporto fra la categoria T2 e la T3. A queste l’ufficio aveva risposto quasi immediatamente, facendo sparire il punto 6 dell’art. 29, non gradito da Fratelli d’Italia.
Venerdì gli uffici ci consegnano tutti gli emendamenti compresi quelli della minoranza che riguardavano sia le osservazioni del Monte che quella degli Ordini. Beninteso, per i singoli privati le minoranze non hanno presentato nulla e nel corso dei quattro giorni di dibattito nei casi singoli non hanno partecipato al voto. Gli emendamenti dateci dall’ufficio non comprendevano più l’osservazione della Lega, quindi tutti hanno pensato che fossero stati ritirati. No, non è così, perché l’ultimo giorno ecco il colpo di scena: all’osservazione 372 sono riapparsi, dopo gli emendamenti delle minoranze, come se tutto fosse fatto in maniera studiata. In generale, si è fatto in modo che, vista la complessità degli atti in discussione, le minoranze non abbiano avuto la possibilità di prepararsi e rispondere agli emendamenti della maggioranza. In compenso si è assistito alla lettura di dissertazioni contro gli emendamenti presentati dai gruppi di minoranza che sembrava fossero scritte proprio da qualche tecnico, interno o esterno all’amministrazione: chissà?
Per onestà di cronaca, la lettura da parte di alcuni consiglieri, a cui era tornata la voce per l’occasione, non è stata spedita come quando si legge qualcosa che si conosce. Per di più hanno risposto ad un emendamento presentato dalle minoranze che non era in discussione. L’uscita dall’aula da parte delle minoranze è stata determinata da tutto questo, ma anche dalla procedura che la maggioranza ha deciso di adottare. Molte delle osservazioni presentate sono state parzialmente accolte, ma i consiglieri non sanno come e se verranno accolte nel dettaglio: lo sapranno soltanto al ritorno dal confronto con la Regione, dunque una semplice ratifica. La strategia è di scaricare la responsabilità dell’esito finale alla Regione, a cui la maggioranza potrà dare la colpa di ciò che non sarà accettato, soprattutto quando in oggetto ci saranno le osservazioni o gli emendamenti che riguardano i privati. Ricordo che, in questi casi, la minoranza non ha partecipato al voto. La stessa minoranza, che avrebbe voluto una assunzione di responsabilità da parte del Comune di Siena sull’atto che andava a compiere, anche perché e – non è una questione secondaria – il Consiglio non sa cosa effettivamente ha votato, non ha nessuna certezza su ciò che è stato messo in votazione, punto per punto. Nel merito, la richiesta era di un passaggio consiliare prima del confronto con la Regione.
Questo atto di assunzione di responsabilità nei confronti dei cittadini e di chiarezza non è stato voluto: per questo le minoranze hanno abbandonato l’aula.
Pierluigi Piccini