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di Vito Zita
SIENA. Giuseppe Luccardi, un friulano (probabilmente nato a Udine nel 1845), già agente della Società di navigazione Rubattino, arrivò a Massaua alla fine del 1879 quale agente della “Società d’Esplorazione Commerciale in Africa” di Milano. A Massaua rimase e fondò una propria ditta esercitando il commercio delle pelli, della dura, delle madreperle ecc. In questo periodo ricoprì anche l’incarico di Agente consolare italiano a partire dal 1881 e fino all’occupazione militare italiana del 1885. In questo anno divenne anche fornitore per l’esercito italiano e si arricchì in breve. Fu uno dei pochi a spendere la sua fortuna a Massaua.
In particolare, dopo l’incendio del 1888, Massaua andò in poco tempo coprendosi di edifici, alcuni dei quali avevano l’aspetto di veri palazzi, come quello di Luccardi situato lungo il molo di approdo del porto all’isola di Taulud. Sembra che l’edificio ospitò per breve tempo anche uffici governativi. È probabile (ma di questo non si sono ancora trovato riscontri) che l’edificio sia andato distrutto in occasione del terremoto che colpì Massaua il 14 agosto 1921 di magnitudo di 8 della scala Mercalli che causò la morte fra i 50 e le 100 persone e fu avvertito fino ad Asmara e Decamerè.
Il palazzo, uno dei pochi in muratura a Massaua citato anche da Ferdinando Martini nel suo libro “Nell’Affrica italiana del 1895”, era di squisita fattura a pianta rettangolare e aveva dimensioni notevoli.
Le sue caratteristiche architettoniche erano le numerose forate, che paiono alveari, le finestre, le terrazze, i balconi, ovvero le sagome consigliate dal clima torrido e umido di Massaua. Si componeva di due piani, uno a livello stradale dotato di portici, il cui fronte sul molo del porto era scandito da delle torri, una ad ogni angolo più una al centro della facciata principale, che si alternavano a cinque archi le cui colonne erano in bugnato. Le facciate laterali e quella posteriore erano anch’esse dotate di portici al piano terreno ma mancavano della torre centrale. Il piano sopraelevato seguiva l’andamento architettonico del piano terreno ma la torre centrale era impreziosita da una bifora di stile medievale. Ogni torre aveva nella parte superiore una torretta sporgente il livello del tetto, dotata di tre finestre.
Oggi solo alcune foto o stampe della fine del 1800, prima del disastro dovuto al terremoto, ed alcune stampe d’epoca riescono a farci immaginare la bellezza di questo edificio che non fu mai più ricostruito.