Confcommercio Siena e Confesercenti Siena aderiscono all’iniziativa regionale
SIENA. “Non possiamo più aspettare – dicono lapidari Daniele Pracchia e Valter Fucecci, direttore di Confcommercio Siena e Confesercenti Siena – Non possiamo più perdere tempo. La situazione delle nostre attività commerciali e del turismo, tutte, nessuna esclusa, è tragica. Forse a Roma non lo hanno capito, ma ogni giorno perso per noi è drammatico. E’ necessario un provvedimento immediato del governatore, in assenza di un’adeguata assunzione di responsabilità da parte del governo nazionale, per consentirci di lavorare da domani mattina stessa”
Le richieste di Confesercenti e Confcommercio sono chiarissime: immediato passaggio alla “zona gialla” o comunque provvedimento che consenta anche ai pubblici esercizi di lavorare; risarcimento dei danni causati dalla pandemia alle attività commerciali; cancellazione di ogni forma di imposizione fiscale relativa al 2020; applicazione dei rating bancari 2019; provvedimento che modifichi l’attuale disciplina delle locazioni commerciali, escludendo l’ipotesi di sfratto per inadempienza, e rinegoziazione dei canoni di locazione su parametri adeguati all’attuale situazione.
“E’ necessario anche che ci si renda conto che chi ha potuto lavorare solo 3 o 4 mesi su 12 non riuscirà a far fronte agli impegni di un intero anno. Anche le banche dovranno tenerne conto, per questo chiediamo che le nostre imprese siano valutate con i rating del 2019, nel periodo in cui potevamo lavorare, e non di questo disgraziatissimo 2020. Lo stato deve garantirci gli indennizzi per danni che derivano da fattori esterni, del tutto indipendenti dalle nostre responsabilità”, insistono Pracchia e Fucecchi.
“Le nostre attività sono in condizione di garantire il più assoluto rispetto delle misure precauzionali, come del resto hanno sempre fatto. La loro chiusura per le ultime tre settimane non ha procurato alcuna variazione nel livello dei contagi, a dimostrazione che la fonte di questi è evidentemente altra. Non si capisce perchè in Lombardia e in Veneto e praticamente in quasi tutte le altre regioni, si possa lavorare in questo periodo prenatalizio e in Toscana invece no”
“Come abbiamo già detto – chiosano i direttori – non vorremmo che la nostra regione scontasse questioni extraeconomiche e divenisse il territorio di regolamenti di conti della politica che si ripercuotono sulle nostre già provatissime aziende”