Conferenza informativa e di sensibilizzazione alla donazione del midollo osseo al 186° reggimento paracadutisti Folgore
SIENA. “Donazione Cellule Staminali Emopoietiche per Trapianto”, questo il tema al centro della conferenza organizzata dal 186° Reggimento paracadutisti Folgore oggi (5 maggio) presso la caserma Bandini in Siena in collaborazione con il Centro Trapianti e Terapia Cellulare – Dipartimento Oncologico dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Siena.
Relatori della conferenza, il Prof. Giuseppe Marotta, primo medico in Italia ad avere eseguito il trapianto di midollo osseo per la cura delle malattie genetiche e neoplastiche, il Prof. Alessandro Bucalossi ed il Prof. Giuseppe Campoccia, che hanno esposto in modo chiaro e semplice ma al tempo stesso completo il significato di trapianto di midollo osseo, di essere donatore e soprattutto di essere malato.
L’iniziativa rientra nella campagna di informazione e promozione della cultura della donazione e trapianto di organi, tessuti e cellule tra il personale delle Forze Armate per la diffusione del valore della solidarietà e dello sviluppo della cultura della donazione.
Alla conferenza hanno partecipato i paracadutisti e familiari, paracadutisti in congedo ed alcune classi di giovani studenti del locale istituto tecnico Monna Agnese di Siena, accompagnati dai loro insegnanti.
Ad aprire i lavori, il comandante del 186° reggimento, Colonnello Roberto Trubiani, che ha evidenziato l’importanza della diffusione della cultura della donazione mettendo in relazione l’essere soldati dei paracadutisti con il saper difendere e dare valore alla vita altrui attraverso il gesto nobile della donazione. Queste, le sue parole:“ diventare donatore significa essere generosi per sempre”.
La conferenza poi, è stata impreziosita dalla presenza del Serg.Magg. Mirko Spigariol, paracadutista del 186° reggimento, che ha voluto testimoniare raccontando la propria esperienza, conclusasi fortunatamente in maniera positiva, davanti ai medici che gli hanno salvato la vita ed ai commilitoni che lo hanno supportato per vincere la battaglia della vita.
Obiettivo raggiunto. Quello di passare, nella maniera più chiara possibile, il messaggio che la donazione del cellule staminali non causa alcun danno al donatore e che, come ricordato dal Prof. Marotta, “donare le cellule staminali, oltre a costituire un atto volontario e non retribuito costituisce soprattutto un atto di amore verso chi ha bisogno”.
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