La banca, Padoan, Mustier e gli altri (in ordine sparso)
SIENA. Da Pierluigi Piccini riceviamo e pubblichiamo.
“Oggi leggendo i giornali ho appreso dalle parole di Giorgetti (Lega) che la bolla nella quale stiamo vivendo ha congelato la politica. Giusta osservazione, ma vera fino a un certo punto. Ad esempio, sul Monte dei Paschi la politica è il perno intorno al quale si vorrebbe costruire una ipotesi di fusione fra l’Unicredito e la Banca senese (solo ed esclusivamente perché é ubicata a Siena). Riflessioni sulla invadenza dei partiti che Federico Fubini stigmatizza in un articolo in pagina nazionale del Corriere della Sera. Valutazioni a cui è difficile dare torto. Basta solo considerare la presenza di alcuni attori uno fra tutti: Carlo Padoan. Padoan che si è dimesso da deputato per andare a fare il presidente della banca milanese in oggetto. Nello stesso momento in cui uno dei tecnici, Jean Pierre Mustier, che avrebbe dovuto gestire l’operazione di fusione per conto di Unicredito si è dimesso perché non convinto della bontà della fusione per la banca da lui gestita. A cui è difficile dare torto. Tali dimissioni spalancano la porta all’interpretazione dei fatti in corso in una chiave tutta politica. Ma la politica gioca anche l’altra partita quella di chi la usa per non prendere posizione e allora si registrano dei rumorosi silenzi. I primi silenziosi bisbiglii sono sicuramente quelli del Pd toscano in forte imbarazzo pressati come sono da situazioni diverse e tutte di governo, divisi fra Giani e Gualtieri portatori entrambi di istanze diverse. Eppure la Toscana è probabilmente, per la parte relativa al Monte, quella che dovrebbe subire, in termini occupazionali il contraccolpo più marcato come ha sottolineato la CGIL in una apposita presa di posizione. È vero che il Presidente della Regione Toscana ribadisce la presenza pubblica al Monte, ma lo fa in via di principio, in termini residuali e per questo poco convincenti. Non c’è l’elaborazione di una strategia, eppure le banche pubbliche in Europa ci sono e svolgono anche funzioni di sistema per i loro Paesi. La stessa cosa vale per 5 stelle: non è che mettere insieme tre debolezze, Mps, Bari e Carige, queste possano risolvere le loro carenze, anzi. Per essere vincenti le affermazioni legate al mantenimento di banca pubblica per il Monte dovrebbero essere accompagnate da progetti concreti e soprattutto generali nell’interesse della Nazione che affrontino il rilancio complessivo del Paese. Una riforma degli strumenti finanziari, proprio in questo momento, si renderebbe necessario in riferimento al recupero e rilancio del PIL dell’Italia che ristagnerà per diversi anni. Tace il sindaco di Siena che ci risulta aver avuto degli incontri romani a proposito della Banca. A questo riguardo abbiamo letto nel Corriere di oggi una ipotesi che aiuterebbe nell’impresa: visto che i rischi legali non si possono trasferire allora la Fondazione Mps dovrebbe rinunciare alle cause in corso nei confronti della Banca e le somme che si libererebbero dalla eventuale transazione tra le parti potrebbero essere impiegate per acquisire una quota della banca in fieri. Ma la banca che verrà, se verrà avrà bisogno di molti capitali e sicuramente di un aumento di capitale a cui la Fondazione non potrebbe partecipare determinando in questo modo l’annullamento del vantaggio ricevuto. Fantastico! Sempre ammesso che la legislazione in essere lo consenta. Tace il Consiglio Comunale nonostante che Per Siena abbia sollecitato il Presidente a verificare l’ipotesi di una riunione specifica. Insomma la politica gestisce l’operazione così come la stessa politica fornisce gli alibi per non parlarne. Ai tempi della politica, appunto, si sarebbe chiamata: falsa coscienza.
E i lavoratori? Le ricadute sull’economia dei territori? Ma che diamine! Questi sono problemi sociali mica penserete che si possono affrontare nel mentre si parla della tecnicità necessaria per concludere l’eventuale fusione. Le ricadute sociali sono variabili indipendenti. Il “bene” del Paese è decisamente superiore come afferma, ad esempio, Alberto Chiandetti, gestore in Italia di Fidelity International, anche se poi è costretto ad ammettere: “un’eventuale operazione con Mps sarebbe certo complessa, e il settore già vede una redditività compressa”. Per il linguaggio della finanza questa affermazione è già molto significativa”.