Assomed ha presentato uno studio
ROMA. Specialisti di medicina interna a rischio estinzione. Secondo uno studio condotto dal sindacato Anaao Assomed, tra 10 anni in Italia ci saranno ben 1830 internisti in meno. La causa? Se ormai e’ sicuro che 58.000 tra camici bianchi dipendenti del Ssn, universitari e specialisti ambulatoriali andranno in pensione, il numero dei contratti di formazione specialistica previsti dall’attuale programmazione sara’ di 42mila unita’, dunque al di sotto della soglia necessaria.
“Ci troveremo di fronte a un grosso problema- commenta alla Dire Mauro Campanini, presidente nazionale Fadoi-Societa’ Scientifica di Medicina Interna- manchera’ infatti il ricambio dal momento che i posti pensati per la specialita’ in medicina interna non saranno sufficienti a coprire il fabbisogno legato al pensionamento di chi gia’ e’ in attivita'”. Prosegue: “Ai non addetti ai lavori ricordo che per poter essere assunti nei reparti di medicina interna, che sono quelli piu’ diffusi in tutta Italia, in tutta Europa e in tutto il mondo, sia nei piccoli sia nei grandi ospedali, bisogna avere la specialita’ in medicina interna. Detto questo, se non saranno prese delle decisioni, lo scenario che ci troveremo di fronte sara’ a dir poco preoccupante”. Sono circa 10mila gli internisti in Italia e – secondo Campanini – rappresentano un “aspetto portante nella gestione ospedaliera poiche’, rispetto ad altre specialita’ mediche, riguardano fette piu’ ampie di popolazione”.
Quale la soluzione? “E’ semplice – risponde il presidente nazionale Fadoi – e’ evidente che se gli specialisti che verranno ‘prodotti’ in questi anni non saranno sufficienti, bisognera’ pensare ad aumentarne il numero. Ma e’ ovvio che la soluzione non spetta a me- conclude- piuttosto agli organi decisori, quindi a presidi, rettori e direttori delle scuole di specializzazione”.
(Fonte Cds/ Dire)
“Ci troveremo di fronte a un grosso problema- commenta alla Dire Mauro Campanini, presidente nazionale Fadoi-Societa’ Scientifica di Medicina Interna- manchera’ infatti il ricambio dal momento che i posti pensati per la specialita’ in medicina interna non saranno sufficienti a coprire il fabbisogno legato al pensionamento di chi gia’ e’ in attivita'”. Prosegue: “Ai non addetti ai lavori ricordo che per poter essere assunti nei reparti di medicina interna, che sono quelli piu’ diffusi in tutta Italia, in tutta Europa e in tutto il mondo, sia nei piccoli sia nei grandi ospedali, bisogna avere la specialita’ in medicina interna. Detto questo, se non saranno prese delle decisioni, lo scenario che ci troveremo di fronte sara’ a dir poco preoccupante”. Sono circa 10mila gli internisti in Italia e – secondo Campanini – rappresentano un “aspetto portante nella gestione ospedaliera poiche’, rispetto ad altre specialita’ mediche, riguardano fette piu’ ampie di popolazione”.
Quale la soluzione? “E’ semplice – risponde il presidente nazionale Fadoi – e’ evidente che se gli specialisti che verranno ‘prodotti’ in questi anni non saranno sufficienti, bisognera’ pensare ad aumentarne il numero. Ma e’ ovvio che la soluzione non spetta a me- conclude- piuttosto agli organi decisori, quindi a presidi, rettori e direttori delle scuole di specializzazione”.
(Fonte Cds/ Dire)