Un wrkshop gratuito mostra come usare il metodo Act
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di Jolanta Burzynska*
SIENA. La solitudine è una sensazione determinata in parte dai nostri geni e in parte dal ambiente: famiglia, amicizie, esperienze di vita. Perciò per alcune persone il bisogno di connessione con i propri simili è più impellente, per altre stare per un po’ da soli non è poi così grave, ma tutti siamo programmati per avere i rapporti sociali. E’ una questione di sopravvivenza! L’uomo preistorico era spacciato se rimaneva isolato dal branco e un bambino piccolo dipende in tutto per tutto da altri esseri umani. Secondo John T. Cacioppo, studioso delle neuroscienze sociali alla Chicago University e l’autore del libro “Solitudine” (il Saggiatore, 2013) la ragione per cui la solitudine ci provoca tanto dolore e paura è semplice: serve a spronarci alla costruzione delle relazioni indispensabili nella vita di Uomo Sapiens. Se questo non avviene, afferma Cacioppo “la solitudine cronica non solo contribuisce a renderci più isolati socialmente, ma ci predispone anche a un invecchiamento precoce (…) non solo ci rende disperati, ma può anche farci ammalare”.
In effetti, vari studi dimostrano che le coppie felicemente sposate o accompagnate, etero e omosessuali, si ammalano di meno, hanno la pressione arteriosa mediamente più bassa, bevono meno alcol e hanno la percezione di stare meglio rispetto ai coetanei single. Questo vale per chi è in buona salute al momento di legarsi sentimentalmente, per chi è già ammalato una nuova relazione non sembra influenzare il processo di guarigione. I detrattori, oltre a rimarcare il carico di stress presente in alcune relazioni, suggeriscono che la percezione di buona salute degli sposati è soggettiva ed è giustificata dalla certezza di un sostegno sociale. Una persona affettivamente appagata, insomma, sarebbe meno incline a dare importanza ai piccoli disagi o malesseri fisici.
Comunque stiano le cose, è indubbio che le relazioni giocano un ruolo fondamentale nelle nostre vite e il loro mantenimento merita forse qualche sforzo in più. Sintonizzarsi, prestare attenzione e condividere emozioni sono gli elementi necessari per una buona intesa e … si possono apprendere.
Il metodo ACT per sviluppare queste capacità sarà illustrato durante l’incontro gratuito “Soli bene, ma accompagnati meglio” che si svolgerà sabato 23 marzo alle ore 15.30 a Siena, allo studio medico “Siena Centro” in via di Pantaneto 105. Alcuni esempi di difficoltà relazionali saranno rappresentati in scena dalla compagna amatoriale del “Qui e Ora”. E’ un evento aperto a tutti, ma per motivi organizzativi occorre la prenotazione tel . 0577-42173 o mail: burzynska@libero.it.
SIENA. La solitudine è una sensazione determinata in parte dai nostri geni e in parte dal ambiente: famiglia, amicizie, esperienze di vita. Perciò per alcune persone il bisogno di connessione con i propri simili è più impellente, per altre stare per un po’ da soli non è poi così grave, ma tutti siamo programmati per avere i rapporti sociali. E’ una questione di sopravvivenza! L’uomo preistorico era spacciato se rimaneva isolato dal branco e un bambino piccolo dipende in tutto per tutto da altri esseri umani. Secondo John T. Cacioppo, studioso delle neuroscienze sociali alla Chicago University e l’autore del libro “Solitudine” (il Saggiatore, 2013) la ragione per cui la solitudine ci provoca tanto dolore e paura è semplice: serve a spronarci alla costruzione delle relazioni indispensabili nella vita di Uomo Sapiens. Se questo non avviene, afferma Cacioppo “la solitudine cronica non solo contribuisce a renderci più isolati socialmente, ma ci predispone anche a un invecchiamento precoce (…) non solo ci rende disperati, ma può anche farci ammalare”.
In effetti, vari studi dimostrano che le coppie felicemente sposate o accompagnate, etero e omosessuali, si ammalano di meno, hanno la pressione arteriosa mediamente più bassa, bevono meno alcol e hanno la percezione di stare meglio rispetto ai coetanei single. Questo vale per chi è in buona salute al momento di legarsi sentimentalmente, per chi è già ammalato una nuova relazione non sembra influenzare il processo di guarigione. I detrattori, oltre a rimarcare il carico di stress presente in alcune relazioni, suggeriscono che la percezione di buona salute degli sposati è soggettiva ed è giustificata dalla certezza di un sostegno sociale. Una persona affettivamente appagata, insomma, sarebbe meno incline a dare importanza ai piccoli disagi o malesseri fisici.
Comunque stiano le cose, è indubbio che le relazioni giocano un ruolo fondamentale nelle nostre vite e il loro mantenimento merita forse qualche sforzo in più. Sintonizzarsi, prestare attenzione e condividere emozioni sono gli elementi necessari per una buona intesa e … si possono apprendere.
Il metodo ACT per sviluppare queste capacità sarà illustrato durante l’incontro gratuito “Soli bene, ma accompagnati meglio” che si svolgerà sabato 23 marzo alle ore 15.30 a Siena, allo studio medico “Siena Centro” in via di Pantaneto 105. Alcuni esempi di difficoltà relazionali saranno rappresentati in scena dalla compagna amatoriale del “Qui e Ora”. E’ un evento aperto a tutti, ma per motivi organizzativi occorre la prenotazione tel . 0577-42173 o mail: burzynska@libero.it.
*medico psicoterapeuta
http://www.psicosomatica-psicoterapia-siena.it/
(foto di fotohoekcarla nvt)