di Enrico Campana
SIENA. Dal (possibile) giorno alla notte (fonda)…
Il modo di dire popolare sinonimo di un “peggiorativo” sembra trovare riscontro nelle scelte per il presidente che si apprestano a fare nell’assemblea di Lega di venerdì 16 a Bologna i 16 club di Lega. In realtà, sarebbe meglio dire i 15: la Benetton, risolti i problemi dei diritti televisivi, starà infatti sull’Aventino, non avendo gradito gli schizzi di fango – caso Lorbek – partiti purtroppo direttamente dal frullatore del basket e che il gip di Bologna ha però “ripulito” poco prima di Natale, con una decisione che non meritava di rimanere inosservata. E con una soluzione acuisce i conflitti anziché risolverli.
Esporre al pubblico ludibrio la Benetton dopo quel che ha fatto per lo sport e il basket il gruppo di Ponzano, un intervento privato che non trova uguali nella storia della Repubblica, è stato un vero autodafé. E ne ha sofferto per primo proprio l’immagine e la compattezza del basket dequalificandosi col valzer di presidenti: 3 in poco più di un anno!. Ultimo colpo di scena l’uscita “vecchio stile” di Franco Corrado, corredato da un commento triste: “qui ognuno pensa al particolare invece dell’interesse comune”. Molti cercano, adesso, di andare a Canossa, ma l’ad di Verdesport Giorgio Buzzavo, l’ex giocatore che salvò anni fa la Virtus dalla B e vicinissimo a Gilberto Benetton, sembra abbia risposto loro per le rime: “Mi chiedono che la Benetton deve fare politica, ma stranamente tutti vogliono che la Benetton faccia la… loro politica”.
Il modo di dire popolare sinonimo di un “peggiorativo” sembra trovare riscontro nelle scelte per il presidente che si apprestano a fare nell’assemblea di Lega di venerdì 16 a Bologna i 16 club di Lega. In realtà, sarebbe meglio dire i 15: la Benetton, risolti i problemi dei diritti televisivi, starà infatti sull’Aventino, non avendo gradito gli schizzi di fango – caso Lorbek – partiti purtroppo direttamente dal frullatore del basket e che il gip di Bologna ha però “ripulito” poco prima di Natale, con una decisione che non meritava di rimanere inosservata. E con una soluzione acuisce i conflitti anziché risolverli.
Esporre al pubblico ludibrio la Benetton dopo quel che ha fatto per lo sport e il basket il gruppo di Ponzano, un intervento privato che non trova uguali nella storia della Repubblica, è stato un vero autodafé. E ne ha sofferto per primo proprio l’immagine e la compattezza del basket dequalificandosi col valzer di presidenti: 3 in poco più di un anno!. Ultimo colpo di scena l’uscita “vecchio stile” di Franco Corrado, corredato da un commento triste: “qui ognuno pensa al particolare invece dell’interesse comune”. Molti cercano, adesso, di andare a Canossa, ma l’ad di Verdesport Giorgio Buzzavo, l’ex giocatore che salvò anni fa la Virtus dalla B e vicinissimo a Gilberto Benetton, sembra abbia risposto loro per le rime: “Mi chiedono che la Benetton deve fare politica, ma stranamente tutti vogliono che la Benetton faccia la… loro politica”.
Non c’è bisogno di un identikit per il nuovo presidente. Si tratta solo di ratificare una scelta pianificata da tempo e strumentale.
Passata velocemente la meteora Pieraccioni, primo presidente stipendiato nella storia del club e molto vicino a Walter Veltroni, presidente onorario di Lega, si replica con Valentino Renzi il jolly che Virtus Bologna e Siena avevano giocato senza successo per tentare di risolvere la crisi della Fip mettendolo in pista addirittura per la presidenza al posto di Dino Meneghin (?). Passerà invece, dopo un quadriennio senza infamia e senza lode dal ruolo di presidente operativo della Lega Due a quella di A, e in uno scenario astrale che sembra il trionfo del “prestanome”, con i grandi imprenditori sempre fuori dalla mischia, come Armani e Scavolini mentre Sabatini non è nemmeno tesserato e la rappresentatività è quindi lasciata a una cultura sportiva di “nuovo conio”, senza radici profonde di basket. La politica della delega significa anche menefreghismo, o delusione come nel caso di Treviso e quindi in questo scenario matura la “promozione” di un dirigente lanciato da porto San Giorgio,con esperienze anche a Trapani, Pozzuoli e in A solo con Scavolini, quindi estrazione di un “circuito periferico” centro-sud e che non ha vinto alcunché, dato per scontata – e ci mancherebbe altro! – serietà e impegno.
Passata velocemente la meteora Pieraccioni, primo presidente stipendiato nella storia del club e molto vicino a Walter Veltroni, presidente onorario di Lega, si replica con Valentino Renzi il jolly che Virtus Bologna e Siena avevano giocato senza successo per tentare di risolvere la crisi della Fip mettendolo in pista addirittura per la presidenza al posto di Dino Meneghin (?). Passerà invece, dopo un quadriennio senza infamia e senza lode dal ruolo di presidente operativo della Lega Due a quella di A, e in uno scenario astrale che sembra il trionfo del “prestanome”, con i grandi imprenditori sempre fuori dalla mischia, come Armani e Scavolini mentre Sabatini non è nemmeno tesserato e la rappresentatività è quindi lasciata a una cultura sportiva di “nuovo conio”, senza radici profonde di basket. La politica della delega significa anche menefreghismo, o delusione come nel caso di Treviso e quindi in questo scenario matura la “promozione” di un dirigente lanciato da porto San Giorgio,con esperienze anche a Trapani, Pozzuoli e in A solo con Scavolini, quindi estrazione di un “circuito periferico” centro-sud e che non ha vinto alcunché, dato per scontata – e ci mancherebbe altro! – serietà e impegno.
Ma come può un movimento – mi chiedo – dimenticare il suo miglior uomo, Dan Peterson, da ultimo illustre portavoce dalla Fip per la candidatura dei mondiali e “trombato” da Veltroni come presidente dei club, o trascurare l’opportunità di un Alfredo Cazzola-bis (venduto il Bologna potrebbe scendere in campo per il dopo-Cofferati a Bologna) o quella, sempre di alta qualità, di Toto Bulgheroni, imprenditore di punta varesino, il quale ha offerto i suoi preziosi servigi al golf e sarà utilissimo a Franco Chimenti nella corsa al presidente del CONI, mentre aveva i requisiti ideali per domare i “boiardi”. E perché non l’estroso Valerio Bianchini, o un altro ex giocatore di carattere, oggi fiscalista di valore, Stefano Andreani stimato commercialista in Firenze dopo aver giocato a Cremona, Udine e Firenze. O magari uno dei tanti ottimi manager dell’azienda Italia noti per essere anche appassionatissimi di basket. Vogliamo fare nomi? Costantino Ruggiero, braccio destro del presidente Guidi all’ANCMA, l’associazione che promuove l’immagine delle due ruote, e passa da un successo all’altro nell’organizzazione della Fiera del Ciclo e Motociclo di Milano.
In questo gioco dei quattro cantoni, si libera il posto per la Lega Due alla quale è destinato il livornese Massimo Faraoni, caduto in disgrazia con l’uscita di scena del presidente della Fip Fausto Maifredi che gli aveva dato la responsabilità del Settore Giovanile Azzurro. Il “Fara” fattosi le ossa col Don Bosco lavorando bene sul vivaio si è guadagnato la chiamata alla titolata Libertas e ha all’attivo come manager di giro fra Toscana ed Emilia 4 promozioni in A-1 fra cui l’ultima della Virtus. E’ il consigliere dei Falsini (Mabo) dai tempi di Livorno e quest’anno li ha aiutati nello sbarco a Firenze, finora però avarissimo di soddisfazioni.
L’alternativa, come anticipato tempo fa, è Sandro Crovetti direttore generale di Ferrara, ex segretario della Lega di A che conosce meglio questo campionato. Ma qualcuno di lor signori ha provato a fare una telefonata a Giancarlo Cerutti, il presidente del Sole 24 Ore e patron del team di casale Monferrato, per offrirgli la poltrona?
L’alternativa, come anticipato tempo fa, è Sandro Crovetti direttore generale di Ferrara, ex segretario della Lega di A che conosce meglio questo campionato. Ma qualcuno di lor signori ha provato a fare una telefonata a Giancarlo Cerutti, il presidente del Sole 24 Ore e patron del team di casale Monferrato, per offrirgli la poltrona?