Due procedimenti di carattere legale sui progetti di ricerca geotermica
di Fabrizio Pinzuti
AMIATA. Sembra non essersi fermata alla richiesta di inserimento nel parco della Val D’Orcia, riconosciuto dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, la battaglia del comitato per la tutela della Val D’Orcia Inferiore, comitato in cui sono inseriti ben 31 imprenditori agricoli di Montalcino, Montenero, Monticello e Cinigiano contro la paventata possibilità della costruzione nella zona di centrali geotermiche. Il gruppo, guidato dall’imprenditore vinicolo Omero Gobbo, tramite l’avvocato Michele Greco – che ha già patrocinato il ricorso contro la centrale a biomasse di Santa Rita, nel comune di Cinigiano – ha avviato due procedimenti di carattere legale sui progetti di ricerca di risorse geotermiche denominati Cinigiano, Montalcino e Montenero. Si parla di due distinte memorie: una per i progetti di ricerca riguardanti le centrali geotermiche, un’altra intesa a chiedere chiarimenti in merito ai permessi di ricerca delle risorse geotermiche in quella zona.
Con la prima, oltre a chiedere l’accesso a tutti gli atti dei procedimenti, è stata invitata formalmente la Regione a dichiarare l’immediata decadenza dei progetti di ricerca Cinigiano e Montalcino già rilasciati, qualora la società titolare non abbia dato effettivo inizio alle attività di ricerca entro 3 mesi dal rilascio (come previsto dalla legge). Con la seconda, rinnovata l’istanza di accesso agli atti, sono stati richiesti al ministero dello Sviluppo economico e a quello dell’Ambiente chiarimenti in merito al procedimento relativo all’istanza di permesso di ricerca di risorse geotermiche finalizzato alla sperimentazione dell’impianto pilota Montenero. In questo caso il permesso di ricerca non è stato ancora rilasciato e trattandosi di progetto pilota, la cui procedura è gestita direttamente a livello centrale, dovrà essere svolta una valutazione di impatto ambientale al ministero dell’Ambiente, alla quale gli esponenti hanno chiesto fin d’ora di partecipare con proprie osservazioni. Le memorie sono state inviate a tutte le amministrazioni dei territori interessati. Quando sarà concesso l’accesso agli atti, il Comitato e le imprese procederanno alla predisposizione di altre memorie critiche, nelle quali saranno contestati i numerosi profili di illegittimità sulle ipotesi di sfruttamento della risorsa geotermica in aree vocate all’agricoltura e alle produzioni di qualità.
Non è questa iniziativa un fulmine a ciel sereno. Già si era capito fin dai primi giorni in cui era trapelato l’interessamento di una società per le ricerche geotermiche, quasi casualmente e non per iniziativa della Regione, del Comune o della società stessa, che la battaglia non si sarebbe fermata alle proteste e che non era – e non è – questione solo di interessi economici in conflitto. Gli abitanti, e non solo gli imprenditori, di queste zone sono i discendenti di chi ha prima sottratto queste terre alle paludi, alla malaria e alla miseria atavica, e le ha trasformate poi in terreni ubertosi, dove oggi si vive con dignità e si ricavano prodotti di eccellenza come il Brunello, il Montecucco e un olio che un’apposita commissione qualche anno fa ha giudicato il migliore del mondo. Gente tosta, abituata a lottare anche contro la natura ma senza sconvolgerla, trasformando in giardino una terra ingrata e rendendola uno dei paesaggi agrari e antropizzati più ameni, ma che ha dato anche il miglior esempio di come il lavoro possa costituire civilizzazione e cultura, mostrando pragmaticamente come la civiltà sia fondata sui valori del lavoro. E’ giusto violare nel profondo questi imprenditori e cittadini sol perché hanno qualche timbro in meno rispetto ad altri o non hanno “santi in Paradiso” e qualche volta proprio non “sanno a quale santo votarsi”? Paradossalmente questi rappresentanti del mondo del lavoro e dell’economia veramente “verdi” temono, e forse rischiano, di essere fatti fuori dalla cosiddetta “green economy” (“greenwashing?”). E il paradosso non è solo un bisticcio di parole o di traduzioni.
AMIATA. Sembra non essersi fermata alla richiesta di inserimento nel parco della Val D’Orcia, riconosciuto dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, la battaglia del comitato per la tutela della Val D’Orcia Inferiore, comitato in cui sono inseriti ben 31 imprenditori agricoli di Montalcino, Montenero, Monticello e Cinigiano contro la paventata possibilità della costruzione nella zona di centrali geotermiche. Il gruppo, guidato dall’imprenditore vinicolo Omero Gobbo, tramite l’avvocato Michele Greco – che ha già patrocinato il ricorso contro la centrale a biomasse di Santa Rita, nel comune di Cinigiano – ha avviato due procedimenti di carattere legale sui progetti di ricerca di risorse geotermiche denominati Cinigiano, Montalcino e Montenero. Si parla di due distinte memorie: una per i progetti di ricerca riguardanti le centrali geotermiche, un’altra intesa a chiedere chiarimenti in merito ai permessi di ricerca delle risorse geotermiche in quella zona.
Con la prima, oltre a chiedere l’accesso a tutti gli atti dei procedimenti, è stata invitata formalmente la Regione a dichiarare l’immediata decadenza dei progetti di ricerca Cinigiano e Montalcino già rilasciati, qualora la società titolare non abbia dato effettivo inizio alle attività di ricerca entro 3 mesi dal rilascio (come previsto dalla legge). Con la seconda, rinnovata l’istanza di accesso agli atti, sono stati richiesti al ministero dello Sviluppo economico e a quello dell’Ambiente chiarimenti in merito al procedimento relativo all’istanza di permesso di ricerca di risorse geotermiche finalizzato alla sperimentazione dell’impianto pilota Montenero. In questo caso il permesso di ricerca non è stato ancora rilasciato e trattandosi di progetto pilota, la cui procedura è gestita direttamente a livello centrale, dovrà essere svolta una valutazione di impatto ambientale al ministero dell’Ambiente, alla quale gli esponenti hanno chiesto fin d’ora di partecipare con proprie osservazioni. Le memorie sono state inviate a tutte le amministrazioni dei territori interessati. Quando sarà concesso l’accesso agli atti, il Comitato e le imprese procederanno alla predisposizione di altre memorie critiche, nelle quali saranno contestati i numerosi profili di illegittimità sulle ipotesi di sfruttamento della risorsa geotermica in aree vocate all’agricoltura e alle produzioni di qualità.
Non è questa iniziativa un fulmine a ciel sereno. Già si era capito fin dai primi giorni in cui era trapelato l’interessamento di una società per le ricerche geotermiche, quasi casualmente e non per iniziativa della Regione, del Comune o della società stessa, che la battaglia non si sarebbe fermata alle proteste e che non era – e non è – questione solo di interessi economici in conflitto. Gli abitanti, e non solo gli imprenditori, di queste zone sono i discendenti di chi ha prima sottratto queste terre alle paludi, alla malaria e alla miseria atavica, e le ha trasformate poi in terreni ubertosi, dove oggi si vive con dignità e si ricavano prodotti di eccellenza come il Brunello, il Montecucco e un olio che un’apposita commissione qualche anno fa ha giudicato il migliore del mondo. Gente tosta, abituata a lottare anche contro la natura ma senza sconvolgerla, trasformando in giardino una terra ingrata e rendendola uno dei paesaggi agrari e antropizzati più ameni, ma che ha dato anche il miglior esempio di come il lavoro possa costituire civilizzazione e cultura, mostrando pragmaticamente come la civiltà sia fondata sui valori del lavoro. E’ giusto violare nel profondo questi imprenditori e cittadini sol perché hanno qualche timbro in meno rispetto ad altri o non hanno “santi in Paradiso” e qualche volta proprio non “sanno a quale santo votarsi”? Paradossalmente questi rappresentanti del mondo del lavoro e dell’economia veramente “verdi” temono, e forse rischiano, di essere fatti fuori dalla cosiddetta “green economy” (“greenwashing?”). E il paradosso non è solo un bisticcio di parole o di traduzioni.