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di Paola Dei
SIENA. Presentato il 30 settembre all’Area Verde Camollia l’ultimo libro di Luciano Valentini “La Vertigine” delle Edizioni Betti. Un viaggio dentro alla solitudine e all’insignificanza dei nostri giorni, che segna l’ingresso in una società successiva a quella della morte di Dio.
Francesco Ricci, docente del Liceo Classico che ha curato la prefazione, ha accompagnato Valentini nella presentazione trasportando gli spettatori presenti in una immersione letteraria di grande fascinazione e dentro la vita di Bernardo Trappolini, il protagonista del libro, un poeta che si distacca dal mondo per necessità. Francesco Burroni ha letto alcuni brani del testo.
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“Voglio essere un animale asociale, poiché l’uomo é sempre solo: nasce, vive, muore solo”.
L’attenzione al personaggio e a ciò che prova e che sente ci viene proposta con grande immediatezza. I fatti diventano importanti soltanto se suscitano sensazioni.
Le vertigine della vita ci avvolge man mano che si scorrono le pagine, raggiungendo anche le zone più nascoste della psiche, con una eleganza che non si fa mia volgarità e con una attenzione ai dettagli che non é soltanto connotata dai temi della memoria e della solitudine personale, ma anche da una riflessione sociale sul mondo in cui viviamo. La narrazione è intercalata da descrizioni di paesaggi che accompagnano i vissuti interiori: “Forse il cielo é coperto di nuvole, le strade sono silenziose e deserte. Fa freddo… Il mio atteggiamento é radicale: devo seguire unicamente me stesso senza conformarmi al mondo esterno… il problema è il rapporto con gli altri da cui dipende il mio futuro”. E ancora “Filosofare insegna ad accettare ed aspettare la morte”.
Trappolini, un nome che fin dalle prime pagine appare quantomai azzeccato, soprattutto se abbinato a quel nome che evoca forza, audacia, valore: Bernardo.
Trappolini è un audace in trappola che non teme di osservare se stesso dentro una falsa sensazione di movimento che lo porta a colloquiare con le piante e cercare nella natura quella pace tanto desiderata.
“Alzandomi dalla poltrona, mi girava la testa, le gambe mi traballavano e il mio passo era insicuro”. Quale miglior descrizione del senso di vertigine… che non é vuota nell’interiorità ma contiene il dolore, l’indignazione, la tempesta fra luoghi noti a noi senesi che si vestono di altre sensazioni e ci conducono a osservare nuovamente intorno a noi. “Mi consolai guardando dalla finestra della camera il profilo di Siena, con la Torre del Mangia che sembrava una nave sopra le onde di un mare in tempesta. La sua bellezza leniva lentamente le mie ferite”…..
Sensazioni, paure, solitudini e quel profilo inconfondibile di una città fatta di strade e palazzi reali dove Bernardo torna definendosi completamente muto….Forse l’unica soluzione per vivere in un mondo che ha perso Dio.
Ma dove in sottofondo emergono i versi di una poesia…. “Il canto é tutto”.