Il Gruppo consiliare preannuncia iniziative e ferma opposizione in Consiglio comunale

SIENA. Dal Gruppo consiliare Pd riceviamo e pubblichiamo.
“Si è appreso come al solito dall’albo Pretorio e dalla stampa che in questi giorni l’Amministrazione comunale di Siena ha autorizzato la struttura “Il Pavone” a trasformarsi in Residenza Sanitaria Assistita per anziani non autosufficienti, dedicando il 40% dei suoi posti disponibili (pari a 31) all’accesso con i voucher regionali ed il resto alla gestione privata. Questa scelta è avvenuta senza il parere favorevole degli altri sindaci della Società della Salute e della Usl Toscana Sudest. Sembra proprio che la linea dell’amministrazione di centrodestra della nostra città voglia accrescere il controllo della politica sulla gestione delle strutture pubbliche (vedi il nuovo statuto del Campansi) e dare spazio a privati. Ma è davvero questa la risposta giusta da dare per l’assistenza delle persone anziane non autosufficienti, soprattutto dopo quanto avvenuto con il COVID? Possiamo eludere la domanda che da più parti emerge di ricondurre le RSA nel Sistema Sanitario Nazionale, per garantire più programmazione e controllo e accesso per tutti? In questa particolare fase è più utile aumentare la domanda privata di posti letto senza una programmazione territoriale condivisa e senza aprire una riflessione sulla qualità dell’assistenza in RSA e sull’esigenza di una maggiore copertura sanitaria?
Attualmente, nella zona senese ci sono 767 posti letto per anziani non autosufficienti autorizzati dalla Regione Toscana, di cui 479 con quota sanitaria: non sono pochi, ma ben al di sotto della domanda che arriva dal nostro territorio, che registra una delle percentuali di “grandi anziani” non autosufficienti più alte d’Italia.
In passato, la Zona Socio Sanitaria, prima, e la Società della Salute, poi, hanno effettuato una programmazione territoriale, distribuendo le quote nelle varie RSA presenti in quasi tutti i Comuni della provincia. Più di recente, il sistema è cambiato, introducendo la libera scelta da parte dei cittadini con i voucher, dopo una valutazione di una commissione multidisciplinare della USL, da poter spendere presso ogni RSA accreditata.
Le preoccupazioni dei sindaci si fondano sul rischio che prevalga una competizione tra RSA pubbliche e private, che incida negativamente sulla qualità dell’assistenza, con il rischio di ricadute negative su ASP Città di Siena e altre residenze territoriali.
Ripensare le RSA significa immaginare strutture non come “piccoli Ospedali, tipo il “Pio Albergo Trivulzio”, e neppure come “ luoghi di custodia” per non autosufficienti, ma come ambienti capaci di dare risposte differenziate, che articolino l’offerta in modo flessibile: dai mini alloggi per anziani fragili ma ancora autosufficienti, fino a nuclei per vari gradi di non autosufficienza.
La Regione Toscana da alcuni anni si è dotata di una normativa che prevede una residenzialità basata su vari moduli: Bassi Livelli Assistenziali (BIA), Modulo Assistenziali Base; Modulo Assistenziali Grave, Modulo Alzheimer, Modulo Riabilitativo. E’ sicuramente un indirizzo giusto, che insieme alla scelta di utilizzare 58 milioni per il Fondo per la Non Autosufficienza, permette un’importante risposta alle persone bisognose e alle loro famiglie. Tutto questo, però, pur essendo molto, oggi non è più sufficiente: è necessario aumentare le risorse umane destinate all’assistenza e un aiuto fondamentale potrebbe arrivare attraverso l’utilizzo dei fondi messi a disposizione dal MES.
Infine, a proposito delle ultime dichiarazioni dell’Assessore alla Sanità e Sociale del Comune di Siena, vogliamo ricordare che questa discussione parte da una politica regionale che negli anni ha sempre dedicato gran parte delle risorse di bilancio alla sanità e all’assistenza pubblica in Toscana, nell’ottica di un servizio universale per tutti, e non solo per chi può permetterselo. Come dimostrato il 20 e 21 settembre.
Preannunciamo quindi la nostra ferma opposizione in Consiglio su questa scelta unilaterale per l’assistenza privata, perché rimette indietro le lancette della storia, senza una discussione condivisa su ciò che ogni giorno ci insegnano invece le emergenze del presente”.