Quelli del SI’ vogliono riportarci indietro di 100 anni se non addirittura di Ottocento
di Mauro Aurigi
Gli Umanisti italiani, a cavallo tra Dugento e Trecento, hanno l’enorme merito di avere coraggiosamente sostenuto il diritto del popolo (ossia non dei pochi e neanche dei molti, ma di tutti) a “fare” quella politica che da sempre era appannaggio esclusivo dell’aristocrazia. A loro si deve infatti la coniazione di termini e concetti nuovi come per plures melius veritas inquiritur (i più vedono meglio dei meno), quod omnes tangit ab omnibus approbari debet (quello che riguarda tutti da tutti deve essere approvato) o populus sibi princeps (il popolo principe di se stesso). E furono sempre loro a dare della politica questa definizione: “arte di gestire una società di uomini liberi solo sottomessi alle leggi che essi stessi si danno”.
I LIVELLI DI CIVILTA’ DIPENDONO DAI LIVELLI DI DEMOCRAZIA
Quell’Umanesimo, ad opera delle città-stato del centro-nord italiano (*), non solo sconfisse il buio del feudalesimo alto-medievale, ma pose addirittura le basi del pensiero politico occidentale che domina il mondo di oggi e che consiste nel banalissimo principio che quanti più sono quelli che legiferano, tanto più ampio è il livello di democrazia adottato.
E’ passato tanto tempo da allora e in molti, troppi, se ne sono dimenticati, tanto che oggi i sostenitori del SI’ stanno compiendo il tragitto opposto. Ossia non si rendono conto (o forse sanno anche troppo bene quello che vogliono realizzare) che la restrizione del numero dei parlamentari significa automaticamente restrizione dei livelli di democrazia adottati. E sembra che non sappiano che i livelli di democrazia determinano sempre non solo i livelli dei valori etici (giustizia, uguaglianza, libertà, solidarietà ecc.), ma sono anche e soprattutto portatori di diffusa prosperità economica da cui necessariamente dipendono la cultura, le scienze e le arti: in sintesi dai livelli di democrazia dipendono sempre i livelli di civiltà.
MEGLIO RIDURRE I PARLAMENTARI A UNO SOLO?
Ecco perché è tragicomica l’affermazione dei fautori del SI’ che, riducendo il numero dei parlamentari, automaticamente si migliora in qualità e tempestività la produzione di leggi. Perché tale convincimento (ossia: meno sono meglio è), a rigor di logica, significa anche che il massimo del risultato lo si possa ottenere riducendo alla fine il numero dei parlamentari a UNO SOLO! Non sarebbe una novità per questo Paese, ma in pochi se lo ricordano e ancor meno lo temono.
Ma non solo. Insistere sulla inefficienza di un Parlamento pletorico e burocratizzato, richiama tristemente alla memoria “quest’aula sorda e grigia” di un Mussolini che, appena nominato, nel 1922, dal re a capo del governo, minacciò di fare del Parlamento addirittura un bivacco dei suoi manipoli e comunque ridusse subito a 400 il numero dei parlamentari! Così cominciò l’era fascista per poi finire, un ventennio dopo, in terribile tragedia.
RISPARMIAMO SUGLI F35, NON SULLA DEMOCRAZIA
Altrettanto farsesca è la dichiarazione che la riduzione dei parlamentari comporti un risparmio economico. Si risparmierebbe molto di più riducendo il loro appannaggio (attualmente dai 13.000 ai 20.000 euro mensili: questo sì il più succulento d’Europa) dimezzandolo o, meglio, riducendolo a un terzo ossia a 4.000 o 7.000 euro: di sicuro, come minimo, migliorerebbe la qualità delle candidati e degli eletti! E comunque è osceno risparmiare a danno della democrazia, mentre si spendono miliardi per gli aerei F35, quelli che possono volare solo col bel tempo!
Conclusione: in sintesi i sostenitori del SI’, consapevolmente o no, aspirano, col tempo, a riportaci indietro, se non di 800 anni, almeno di un secolo. Non ce la faranno perché glielo impediremo col nostro NO!
(*) La Repubblica di Siena, nella prima metà del Trecento, volle che quell’evento avesse il massimo del risalto: la sala più grande e importante del Palazzo pubblico fu affrescata per intero a celebrare la conquista e sottomissione dei castelli della nobiltà. Di quegli affreschi è giunto sino a noi solo quello della parete dominata dalla celeberrima figura equestre di Guido Riccio da Fogliano.