Gli studi presentati da Siena e Milano
SIENA. Doppio successo internazionale nella cura del melanoma per l’èquipe senese di Immunoterapia Oncologia, diretta dal dottor Michele Maio. Il policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena e l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, sono i due centri italiani che, insieme ad altri 7 centri al mondo, tra cui lo Sloan Kattering Center di New York, sono autori di due pubblicazioni sull’ultimo numero della prestigiosa rivista americana New England Journal of Medicine. I risultati dei due studi sono stati presentati all’ASCO, il Congresso Mondiale di Oncologia che si è appena concluso a Chicago. Si tratta di due nuovi farmaci assolutamente innovativi che saranno disponibili a breve per i pazienti affetti da melanoma.
“Si tratta di due nuove terapie – spiega Maio – la prima è data dall’associazione dell’ipilimumab, una molecola che ha dato ottimi risultati nell’aumento della sopravvivenza per il melanoma perché aumenta la reattività del sistema immunitario, con un chemioterapico, la decarbazina. Lo studio è andato avanti per tre anni portando la sopravvivenza dei pazienti ad un anno al 47.3% e quella a tre anni al 25%, contro il 5% del passato”. L’immunoterapia quindi funziona ed è la nuova arma per combattere il melanoma. “La seconda terapia – prosegue Maio – riguarda un nuovo farmaco, che fa parte dei nuovi agenti terapeutici definiti small-molecules, che agisce direttamente sul tumore e aumenta la sopravvivenza in un arco temporale molto breve perché agisce molto rapidamente e aggredisce il melanoma nelle prime settimane di somministrazione. Per poter seguire questa terapia i pazienti devono avere una mutazione genetica che si chiama BRAF, presente in circa il 50% delle persone colpite da melanoma”.
Si tratta quindi di due studi clinici che utilizzano farmaci con due diversi meccanismi d’azione, il primo agisce sul sistema immunitario, con una risposta più lenta ma molto lunga nel tempo, il secondo farmaco agisce direttamente sul tumore e ha bloccato l’evolversi della malattia nel 60% dei pazienti. “Le due terapie – conclude Maio – vengono utilizzate in base alla caratteristiche biologiche dei pazienti e allo stadio di avanzamento della malattia e sono entrambe due nuove armi per combattere il melanoma, una vera e propria rivoluzione nel mondo della ricerca oncologica. Il prossimo passo sarà quello di individuare ulteriori combinazioni tra questi farmaci, sia tra di loro che con altre molecole e partire dagli ottimi risultati raggiunti nel melanoma anche per curare altri tipi di tumore”.
“Si tratta di due nuove terapie – spiega Maio – la prima è data dall’associazione dell’ipilimumab, una molecola che ha dato ottimi risultati nell’aumento della sopravvivenza per il melanoma perché aumenta la reattività del sistema immunitario, con un chemioterapico, la decarbazina. Lo studio è andato avanti per tre anni portando la sopravvivenza dei pazienti ad un anno al 47.3% e quella a tre anni al 25%, contro il 5% del passato”. L’immunoterapia quindi funziona ed è la nuova arma per combattere il melanoma. “La seconda terapia – prosegue Maio – riguarda un nuovo farmaco, che fa parte dei nuovi agenti terapeutici definiti small-molecules, che agisce direttamente sul tumore e aumenta la sopravvivenza in un arco temporale molto breve perché agisce molto rapidamente e aggredisce il melanoma nelle prime settimane di somministrazione. Per poter seguire questa terapia i pazienti devono avere una mutazione genetica che si chiama BRAF, presente in circa il 50% delle persone colpite da melanoma”.
Si tratta quindi di due studi clinici che utilizzano farmaci con due diversi meccanismi d’azione, il primo agisce sul sistema immunitario, con una risposta più lenta ma molto lunga nel tempo, il secondo farmaco agisce direttamente sul tumore e ha bloccato l’evolversi della malattia nel 60% dei pazienti. “Le due terapie – conclude Maio – vengono utilizzate in base alla caratteristiche biologiche dei pazienti e allo stadio di avanzamento della malattia e sono entrambe due nuove armi per combattere il melanoma, una vera e propria rivoluzione nel mondo della ricerca oncologica. Il prossimo passo sarà quello di individuare ulteriori combinazioni tra questi farmaci, sia tra di loro che con altre molecole e partire dagli ottimi risultati raggiunti nel melanoma anche per curare altri tipi di tumore”.