La Mezzana Gente che nel Dugento sconfisse l’aristocrazia
di Mauro Aurigi
SIENA. Ho provato e riprovato, ma non ce la faccio a seguire e sbrogliare le mille convulsioni del dibattito sui problemi dell’attualità: un dibattito che era già complicato prima che, inaspettatamente, il Covid-19 apparisse sulla scena. Non è colpa degli altri, ma esclusivamente dei miei limiti personali. Purtroppo sono incapace di percepire i chiaro-scuri. Per me o è nero o è bianco: le sfumature mi sfuggono e quindi uso l’ascia, non il bisturi. Difficile quindi che riscuota consenso e meno che mai applausi (senza però che ciò mi abbia mai depresso).
LA FOLLIA DEGLI “ISMI”
E in questa confusione di pubblico e privato, di capitalismo (vetero e/o neo), liberismo e liberalismo (e quindi anche liberali, forse liberisti o forse libertari), comunismo (i comunisti sono scomparsi da decenni ma c’è sempre qualcuno a cui fa comodo resuscitarli ogni tanto) .… dimenticavo: anche illuminismo e neo-illuminismo. E poi ci sarebbe il sovranismo e il populismo. No, in questa alluvione di “ismi” non riesco ad orientarmi.
Di contro è quasi scomparso del tutto il termine “democrazia” che talvolta appare sì, ma come un negativo fotografico, là dove ci si preoccupa del riemergere di un minaccioso totalitarismo (magari anch’esso “neo”).
C’è confusione anche a proposito del capitalismo, supposto generato dall’Illuminismo. Invece no. Quentin Skinner di Cambridge, Robert Putnam di Harvard, John Hicks di Oxford e Maurizio Viroli di Princeton (e scusate se è poco) ed io prima di tutti e quattro (spiegherò perché), l’hanno illustrato bene. Il capitalismo è nato nelle città-stato dell’Italia del centro-nord insieme all’Umanesimo delle loro Università. Fu allora che si coniò il termine “sovranità popolare” (un evidente e provocatorio ossimoro dato che la sovranità attiene al sovrano) e si coniò a rinforzo, tanto perché fosse chiaro di cosa si trattasse, anche il motto “populus sibi princeps”. Bestemmie per l’epoca, visto che si sta parlando di un periodo a cavallo tra Dugento e Trecento. Figurarsi, fu anche prospettata l’elezione popolare del Papa (non mi ricordo se da Marsilio da Padova o Bartolo da Sassoferrato) con tanto di persecuzione da parte dell’Inquisizione per reato di eresia.
I SENESI, NESSUNO MIGLIORE DI LORO
Io nel mio piccolo, indagando sulla storia di Siena, ero arrivato a conclusioni in qualche maniera analoghe a quelle di Skinner, Putnam, Hicks e Viroli. Prima ci fu il lavaggio del cervello fattomi, quando ero ancora infante, dai ragazzi di strada anzi di Contrada, quelli più grandi di me, secondo i quali l’Onda era in assoluto la migliore e più agguerrita di tutte le contrade e Siena e i Senesi la migliore città e i migliori e più determinati cittadini del mondo (razzismo allo stato puro), tanto che la piccola Siena aveva sconfitto la grande Firenze nella battaglia di Montaperti (siccome non ho memoria che gli adulti indottrinassero i ragazzi a tale riguardo, devo pensare che il mito di Montaperti se lo siano tramandato i ragazzi di strada per 700 anni!). Poi, ed avevo 14/15 anni (siamo quindi intorno al 1954), cominciai a indagare di mia iniziativa – l’Enciclopedia Treccani nella Biblioteca degli Intronati – spinto dall’amore pazzo per la Città. Così scoprii precocemente come i feudatari di origine barbarica, piuttosto che nel borgo, si fossero arroccati nei loro castelli disseminati su tutto il territorio, taglieggiando i passanti che usavano le “loro” strade e la “loro” acqua. E scoprii come gli abitanti del borgo, per difendere i loro commerci e gli approvvigionamenti alla popolazione, ma anche per liberare i servi della gleba (vedi la Legge Paradiso di Bologna), dichiararono guerra alla nobiltà rurale. Siena fece affrescare quelle guerre vittoriose sulle pareti della sala principale del Palazzo Civico, quella del Mappamondo (solo l’affresco col celeberrimo Guido Riccio a cavallo è giunto sino a noi).
Così imposero che la strada e l’acqua, da “private”, diventassero “pubbliche”. Ambrogio Lorenzetti non mancò di illustrare questo particolare negli “Effetti del Buongoverno”. Sulla campagna domina la “Securitas”, una bellissima figura alata, uno dei primi nudi della pittura medievale, che con una mano regge un criminale impiccato e con l’altra questo cartiglio: “Senza paura ogn’om franco cammini e lavorando semini ciascuno mentre che tal comune manterrà questa donna in signoria che ha levato ai rei ogni balia”.
NASCONO LA BORGHESIA E IL CAPITALISMO
Di più: a differenza dei Francesi che mezzo millennio dopo ghigliottineranno la nobiltà, più intelligentemente i Senesi, sconfitti i feudatari, li obbliavano a trasferirsi in città e a costruirvi i loro castelli e soprattutto a pagare salatissime tasse, privandoli tuttavia del diritto elettorale attivo e passivo alle massime cariche dello Stato. Sì, proprio a loro che fino a quel momento avevano avuto il monopolio della politica e della guerra. Così, allora, il potere politico e economico passò agli industriosi abitanti del borgo, ossia ai borghesi. Era nata la borghesia (e il capitalismo). Supererà i secoli fino a giungere ai tempi nostri, ma alla fine ci è giunta come se fosse diventata lei la nobiltà, la neo aristocrazia titolare monopolistica di tutto il potere, come gli antichi feudatari. Solo che oggi non abbiamo noi una neo-borghesia capace di fare la guerra alla neo-aristocrazia. Fino a qualche decennio fa pensavo che un simile compito spettasse al ceto medio, diventato demograficamente molto consistente e dotato anche delle armi ideologiche e culturali atte a un simile compito. Ma oggi il ceto medio si trova in condizioni morali e materiali da potere al massimo organizzare una difesa, per giunta flebile, non un attacco.
Torno a Skinner, Putnam, Hicks e Viroli: i quattro, riconducono alla civiltà comunale italiana l’attuale condizione di primato che l’Occidente ha sul resto del mondo, ovviamente partendo dall’Umanesimo e transitando per il Rinascimento, per la Riforma protestante (tutti i Padri riformatori erano umanisti dell’Umanesimo italiano), fino all’Illuminismo francese. Per rintuzzare ogni possibile illazione razzista per questo successo (tutto l’Occidente è “bianco”), basterà specificare che fino al XIII secolo i tre Orienti, arabo, indiano e cinese, da secoli sopravanzavano di gran lunga e da molto tempo l’Occidente. I barbari non erano loro, ma gli Europei.
QUANDO LA POLITICA ERA UN’ARTE NOBILE
Questa doveva essere una sintetica e succinta introduzione a un discorso sulla democrazia, e invece mi sono perso dietro a cose che per me sono importanti, ma non avevo il diritto di obbligare anche voi a leggerle o ascoltarle. Quanto alla “democrazia”, pazienza: dovrà aspettare.
Ma, a proposito della democrazia, non posso però resistere alla tentazione di concludere con il significato che secondo Maurizio Viroli veniva attribuito all’“arte della politica” nel periodo glorioso della civiltà comunale italiana nel basso Medioevo: “La politica è la nobile arte di gestire una società di uomini liberi, solo sottomessi alle leggi che essi stessi si danno”. E s’era nel Dugento: mezzo millennio prima dell’Illuminismo, e settecento anni prima del marxismo!
