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di Enrico Campana
SIENA. Senza pregiudizi davvero non ci sarebbe corsa…”. Riporto e faccio mio il commento di uno dei tanti qualificati addetti ai lavori più sconcertato che irritato nel confermarmi di quanto penda ormai la bilancia verso Stefano Sacripanti detto “Pino” quale prossimo CT della nazionale.
Un altro obietta: “Chi sceglie lo fa proiettando la propria personalità, o magari mancano i soldi e prendono uno che non costa”. Soprattutto perché bisogna mettere a budget anche il costo di un DT a tempo pieno e tentare intanto di transare il contratto con il CT in essere, Carlo Recalcati che oltre a rivendicare le spettanze fino alla stagione 2009-2010, contiene una clausola contrattuale secondo la quale in caso di raggiunta qualificazione agli europei (il torneo è il prossimo settembre) è automaticamente confermato fino a Londra.
Ergo: se il suo successore fallisce, pazienza (forse…) ma se si qualifica lui il giudice potrebbe riconoscergli anche il bonus e quindi il rispetto del contratto fino a Londra, per questo risultato, in quanto parte integrante di un incarico già in atto avendo di fatto avviato la preparazione per il prossimo impegno, fornendo le sue linee programmatiche al presidente federale (che non le ha rispedite al mittente) e rappresentato ufficialmente il basket nella riunione al CONI del 12 ottobre con altri colleghi CT, come quelli del volley e della pallanuoto.
Meneghin ha purtroppo una brutta gatta da pelare, anche perché le “chat” oltre a parteggiare per il coach senese (come nel caso del sondaggio che ho avviato su www.sportevai.it) sostengono che sia insostenibile il ruolo di Meneghin testimonial pubblicitario di Sky, specie perché da Sky è partito il siluro ufficiale di grande efficacia mediatica che di fatto silurava Recalcati. La stampa si è subito scatenata a processare Recalcati, e Meneghin non l’ha difeso: ha solo rinviato una decisione che andava presa immediatamente, con tutti i rischi e le critiche connesse.
Nella giornata di oggi (23 ottobre) Dino Meneghin si è già incontrato con l’agente di coach Sacripanti per discutere i dettagli del contratto, e l’operazione di lobby di facile identità geografica si chiuderebbe con l’incarico di Atripaldi, manager di Biella, nel ruolo di DT come puntello del CT-carneade. Il quale avrebbe avuto già la liberatoria dal suo club, Caserta.
Alla fin della fiera (è proprio il caso di dire) Simone Pianigiani verrà stoppato da pregiudiziali nemmeno tante misteriose, pretestuose e solo in parte plausibili. Ad esempio, il suo errore è stato principalmente, come candidato più meritevole, di non essersi smarcato per una volta dal suo “sistema”, parlare coram populo delle sue aspirazioni, illustrare le sue idee e affrancarsi dagli agiografi di professione che in realtà volevano fare solo propaganda a se stessi e hanno omesso di presentare il lato tecnico, culturale, umano del personaggio. Che, ripeto, pur con tutti i rischi, aveva l’occasione e doveva uscire con sensibilità e fermezza, dal cono d’ombra dove comunque si sta comodi, lo stipendio è ottimo e abbondante, i giocatori sono al top, organizzazione tentacolare (e unica, detto con merito…) che toglie le castagne dal fuoco quando ce n’è bisogno e via dicendo.
L’illustre figlio della Lupa senese che proprio sabato sera contro Teramo (a proposito, conviene tenere d’occhio Bobby Jones, non è detto che in futuro anche lui non vesta la maglia senese..) taglierà il traguardo delle 200 gare alla guida della Mens Sana con la quale ha vinto un totale di 84,9 per cento di gare, solo 30 perse su 199, col 92,4% in Serie A (121-131), il 66,5% in Europa (41-59), il 66,7% in Coppa Italia, il 100% nella Supercoppa.
Per contro non sono proprio brillantissime le percentuali del CT-carneade, 39 anni, ex giocatore delle giovanili canturine, occhialini e aplomb curiale.
Dicono che questa sia la sua forza oltre la solida protezione che gli ha dato sempre la famiglia Corrado, gente di stile, fino a quando ha preso a uscire con i tifosi in un momento difficile del club, una posizione antipatica per cui l’hanno lasciato al suo destino dopo un 3° posto e una semifinale scudetto come massimo risultato e una Supercoppa (contro Treviso). E’ seguito un triennale con Pesaro concluso con un anno d’anticipo, un playoff sì e uno no con la semifinale di Coppa Italia battendo proprio Pianigiani.
Da tempo fra Dino Meneghin e Recalcati non c’era più affiatamento, ma mi chiedo come mai, perché allora rinnovare dopo tanti tentennamenti l’incarico al Charlie (ripeto un anno più l’opzione nel caso di qualificazione) avendo avuto un mandato ufficiale da parte del Consiglio Federale per risolvere il capitolo della conduzione della nazionale che quindi anche con qualche mal di pancia ratificherà le sue scelte senza votare.
Dicono che questo tergiversare sia dovuto ai no incassati da Superdino dai titolati Bogdan Tanjevic e David Blatt (il primo legato da contratto con la Turchia fino al mondiale 2010 e l’altro con la Russia e troppo costoso), e anche dal croato (ed ex Fortitudo e Roma) Jasim Repesa. Ma perché non valutare altri ottimi allenatori italiani: Stefano Pillastrini, Matteo Bonicciolli, Andrea Capobianco, Andrea Mazzon. O valutare una riforma dei criteri per la scelta del CT, un poker di allenatori di club che collabora e a turno guida la squadra nel quadriennio nei grandi appuntamenti. Significa davvero saldare nazionale e club.
La scelta del CT carneade sarebbe stata determinata dall’avere esperienze nella filiera azzurra, precisamente con la sua esperienza (prima come vice di Frates e poi come coach) con la Under 20, con margini di autonomia anche se, ironia della sorte, è stato il “silurato” Recalcati a volere il controllo diretto di squadra formazione e la scelta di un suo collaboratore di fiducia. Ricaduta su quello che dovrebbe essere, credo, un suo allievo.
Risultati? Una medaglia di bronzo agli europei di categoria del 2007, e quarto posto quest’anno, il miglior risultato (salvo l’oro mediterraneo delle azzurre) del movimento. Ma pur sempre un passo indietro.
PS: a proposito: di “carneade”, nessuna offesa.. Carneade era un filosofo greco citato dal Manzoni, mentre le restare in letterature i sacripanti per l’Ariosto (Orlando Furioso) erano uomini grandi e grossi che incutevano paura.. Pino Sacripanti ha questo cognome che mette soggezione, non ha scritto testi e una scuola di pensiero al di là delle stimmate eccellenti della scuola canturina e di un premio “coach of the tear” per la brillante squadra che poi mandò a Siena i pezzi migliori, Thornton e Stonerook (che venga preso anche per convincerle il suo ex giocatore a vestire la maglia azzurra?). Non trovo manoscritti ne note con una precisa identificazione del gioco delle sue squadre, non è considerato un maestro come nel suo piccolo ad esempio Andrea Capobianco. E le statistiche fanno un tantino stare in apprensione… Nella sua ormai decennale carriera in A, su 9 stagioni è stato sotto il 50 per cento di vittorie per 4 volte, e in 3 fuori dai playoff, ha il 53% in totale (172 su 319) e solo il 25% nei playoff (6 su 20) dove per 4 volte ha buscato uno 0-3 nei quarti. Però mi dicono che abbia buoni rapporti con Belinelli e Hackett e in genere coi giocatori, ma basta un rapporto confidenziale per essere il coach giusto?
Chi vivrà vedrà, comunque in bocca al lupo, sperando che crepi… (il lupo naturalmente).
SIENA. Senza pregiudizi davvero non ci sarebbe corsa…”. Riporto e faccio mio il commento di uno dei tanti qualificati addetti ai lavori più sconcertato che irritato nel confermarmi di quanto penda ormai la bilancia verso Stefano Sacripanti detto “Pino” quale prossimo CT della nazionale.
Un altro obietta: “Chi sceglie lo fa proiettando la propria personalità, o magari mancano i soldi e prendono uno che non costa”. Soprattutto perché bisogna mettere a budget anche il costo di un DT a tempo pieno e tentare intanto di transare il contratto con il CT in essere, Carlo Recalcati che oltre a rivendicare le spettanze fino alla stagione 2009-2010, contiene una clausola contrattuale secondo la quale in caso di raggiunta qualificazione agli europei (il torneo è il prossimo settembre) è automaticamente confermato fino a Londra.
Ergo: se il suo successore fallisce, pazienza (forse…) ma se si qualifica lui il giudice potrebbe riconoscergli anche il bonus e quindi il rispetto del contratto fino a Londra, per questo risultato, in quanto parte integrante di un incarico già in atto avendo di fatto avviato la preparazione per il prossimo impegno, fornendo le sue linee programmatiche al presidente federale (che non le ha rispedite al mittente) e rappresentato ufficialmente il basket nella riunione al CONI del 12 ottobre con altri colleghi CT, come quelli del volley e della pallanuoto.
Meneghin ha purtroppo una brutta gatta da pelare, anche perché le “chat” oltre a parteggiare per il coach senese (come nel caso del sondaggio che ho avviato su www.sportevai.it) sostengono che sia insostenibile il ruolo di Meneghin testimonial pubblicitario di Sky, specie perché da Sky è partito il siluro ufficiale di grande efficacia mediatica che di fatto silurava Recalcati. La stampa si è subito scatenata a processare Recalcati, e Meneghin non l’ha difeso: ha solo rinviato una decisione che andava presa immediatamente, con tutti i rischi e le critiche connesse.
Nella giornata di oggi (23 ottobre) Dino Meneghin si è già incontrato con l’agente di coach Sacripanti per discutere i dettagli del contratto, e l’operazione di lobby di facile identità geografica si chiuderebbe con l’incarico di Atripaldi, manager di Biella, nel ruolo di DT come puntello del CT-carneade. Il quale avrebbe avuto già la liberatoria dal suo club, Caserta.
Alla fin della fiera (è proprio il caso di dire) Simone Pianigiani verrà stoppato da pregiudiziali nemmeno tante misteriose, pretestuose e solo in parte plausibili. Ad esempio, il suo errore è stato principalmente, come candidato più meritevole, di non essersi smarcato per una volta dal suo “sistema”, parlare coram populo delle sue aspirazioni, illustrare le sue idee e affrancarsi dagli agiografi di professione che in realtà volevano fare solo propaganda a se stessi e hanno omesso di presentare il lato tecnico, culturale, umano del personaggio. Che, ripeto, pur con tutti i rischi, aveva l’occasione e doveva uscire con sensibilità e fermezza, dal cono d’ombra dove comunque si sta comodi, lo stipendio è ottimo e abbondante, i giocatori sono al top, organizzazione tentacolare (e unica, detto con merito…) che toglie le castagne dal fuoco quando ce n’è bisogno e via dicendo.
L’illustre figlio della Lupa senese che proprio sabato sera contro Teramo (a proposito, conviene tenere d’occhio Bobby Jones, non è detto che in futuro anche lui non vesta la maglia senese..) taglierà il traguardo delle 200 gare alla guida della Mens Sana con la quale ha vinto un totale di 84,9 per cento di gare, solo 30 perse su 199, col 92,4% in Serie A (121-131), il 66,5% in Europa (41-59), il 66,7% in Coppa Italia, il 100% nella Supercoppa.
Per contro non sono proprio brillantissime le percentuali del CT-carneade, 39 anni, ex giocatore delle giovanili canturine, occhialini e aplomb curiale.
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Dicono che questa sia la sua forza oltre la solida protezione che gli ha dato sempre la famiglia Corrado, gente di stile, fino a quando ha preso a uscire con i tifosi in un momento difficile del club, una posizione antipatica per cui l’hanno lasciato al suo destino dopo un 3° posto e una semifinale scudetto come massimo risultato e una Supercoppa (contro Treviso). E’ seguito un triennale con Pesaro concluso con un anno d’anticipo, un playoff sì e uno no con la semifinale di Coppa Italia battendo proprio Pianigiani.
Da tempo fra Dino Meneghin e Recalcati non c’era più affiatamento, ma mi chiedo come mai, perché allora rinnovare dopo tanti tentennamenti l’incarico al Charlie (ripeto un anno più l’opzione nel caso di qualificazione) avendo avuto un mandato ufficiale da parte del Consiglio Federale per risolvere il capitolo della conduzione della nazionale che quindi anche con qualche mal di pancia ratificherà le sue scelte senza votare.
Dicono che questo tergiversare sia dovuto ai no incassati da Superdino dai titolati Bogdan Tanjevic e David Blatt (il primo legato da contratto con la Turchia fino al mondiale 2010 e l’altro con la Russia e troppo costoso), e anche dal croato (ed ex Fortitudo e Roma) Jasim Repesa. Ma perché non valutare altri ottimi allenatori italiani: Stefano Pillastrini, Matteo Bonicciolli, Andrea Capobianco, Andrea Mazzon. O valutare una riforma dei criteri per la scelta del CT, un poker di allenatori di club che collabora e a turno guida la squadra nel quadriennio nei grandi appuntamenti. Significa davvero saldare nazionale e club.
La scelta del CT carneade sarebbe stata determinata dall’avere esperienze nella filiera azzurra, precisamente con la sua esperienza (prima come vice di Frates e poi come coach) con la Under 20, con margini di autonomia anche se, ironia della sorte, è stato il “silurato” Recalcati a volere il controllo diretto di squadra formazione e la scelta di un suo collaboratore di fiducia. Ricaduta su quello che dovrebbe essere, credo, un suo allievo.
Risultati? Una medaglia di bronzo agli europei di categoria del 2007, e quarto posto quest’anno, il miglior risultato (salvo l’oro mediterraneo delle azzurre) del movimento. Ma pur sempre un passo indietro.
PS: a proposito: di “carneade”, nessuna offesa.. Carneade era un filosofo greco citato dal Manzoni, mentre le restare in letterature i sacripanti per l’Ariosto (Orlando Furioso) erano uomini grandi e grossi che incutevano paura.. Pino Sacripanti ha questo cognome che mette soggezione, non ha scritto testi e una scuola di pensiero al di là delle stimmate eccellenti della scuola canturina e di un premio “coach of the tear” per la brillante squadra che poi mandò a Siena i pezzi migliori, Thornton e Stonerook (che venga preso anche per convincerle il suo ex giocatore a vestire la maglia azzurra?). Non trovo manoscritti ne note con una precisa identificazione del gioco delle sue squadre, non è considerato un maestro come nel suo piccolo ad esempio Andrea Capobianco. E le statistiche fanno un tantino stare in apprensione… Nella sua ormai decennale carriera in A, su 9 stagioni è stato sotto il 50 per cento di vittorie per 4 volte, e in 3 fuori dai playoff, ha il 53% in totale (172 su 319) e solo il 25% nei playoff (6 su 20) dove per 4 volte ha buscato uno 0-3 nei quarti. Però mi dicono che abbia buoni rapporti con Belinelli e Hackett e in genere coi giocatori, ma basta un rapporto confidenziale per essere il coach giusto?
Chi vivrà vedrà, comunque in bocca al lupo, sperando che crepi… (il lupo naturalmente).