Un termovalorizzatore fatto passare per cogeneratore, tra le proteste della popolazione
di Lexdc
SIENA. La storia della raccolta differenziata dei rifiuti vede da molto tempo la provincia di Grosseto arrancare in retroguardia nelle statistiche nazionali. Forse, per rimediare alla precedente miopia politica accentuata negli anni (il comune di Grosseto è indietro di oltre il 15% rispetto a Siena, città che comunque mancherà anche quest’anno l’obiettivo stabilito dalla Ue sulla percentuale di differenziata raccolta), è nata la decisione di portare avanti a tutti i costi l’impianto di Scarlino da parte della giunta Provinciale maremmana. Scarlinoenergia, società partecipata anche da banca MPS e da Sienambiente, ha un impianto di cogenerazione per produrre energia elettrica partendo da biomasse. Un agguerrito comitato di cittadini, stanco di vivere in una dei territori più inquinati della Toscana, si batte affermando che la vera destinazione d’uso dell’impianto è l’inceneritore di rifiuti. Quindi autorizzazioni irregolari, ricorso del comitato al Tar che da lunedì 21 novembre 2011 mette i sigilli all’impianto annullando il Via e l’Aia concessi dalla Provincia guidata da Marras (PD), e dipendenti in cassa integrazione. A distanza di un anno il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza.
Il commento del PDL locale, per bocca di Alessandro De Carolis Ginanneschi: “Il Consiglio di Stato ha bocciato senza mezzi termini l’operato della giunta Marras”. Il capogruppo in consiglio provinciale del PDL afferma: “Una bocciatura in equivoca; pur in attesa di leggere la sentenza integralmente, il massimo organo della Giustizia amministrativa ha definitivamente chiarito (se mai ce ne fosse stato bisogno) che quello che era partito come “centrale elettrica da ammodernare” era stato trasformato di fatto in “inceneritore di rifiuti”, e sottolineato la carenza di istruttoria da parte della Provincia tanto che la sicurezza per l’ambiente e per la salute non era stata preventivamente acquisita; a tali lacune si era tentato inammissibilmente di far porre rimedio una volta che l’impianto fosse entrato in esercizio, in totale disprezzo della necessaria attività preventiva di valutazione”.
Infatti, nel frattempo, come ricorda il presidente Marras, Scarlinoenergia ha richiesto una autorizzazione con tutti i crismi. “La nuova Autorizzazione integrata ambientale (Aia) che sarà formalmente rilasciata tra qualche giorno è la conseguenza dell’iniziativa autonoma di Scarlino Energia, che a suo tempo ha avanzato una nuova richiesta nel rispetto della normativa vigente. Conclusa l’istruttoria, la conferenza dei servizi ha verificato le condizioni tecniche per il riavvio dell’impianto e a dato il nulla osta. Questo consentirà la ripresa dell’attività produttiva e il reintegro al lavoro dei dipendenti senza che ci siano rischi ambientali e con nuove prescrizioni che riguardano il trattamento dei rifiuti liquidi”. Prosegue Marras “Quanto alla sentenza del Consiglio di Stato, essa ribadisce i contenuti di quella del Tar della Toscana e non rimane che prenderne atto, ma questo non inficia in alcun modo il diritto dell’azienda a esercitare la propria attività nel rispetto della legge e dei paletti stabiliti dalla nuova Aia”. Le opposizioni accusano la Giunta di aver agito oltre i poteri concessi e ne chiedono le dimissioni alla luce della sentenza che ha annullato l’operato. Marras non ci sta: “Il collegamento tra il dispositivo della sentenza e la nuova procedura che a breve porterà al formale rilascio dell’Aia è pertanto artificioso. Così come lo è la richiesta di dimissioni avanzata dal consigliere Ginanneschi De Carolis, il quale, lo ricordo, ha votato all’unanimità con tutto il Consiglio provinciale la delibera d’indirizzo politico che a suo tempo definiva il percorso che avrebbe poi portato al rilascio dell’Aia. Rimane indubbiamente il rammarico per come i giudici hanno letto le vecchie prescrizioni aggiuntive all’Aia date dalla Provincia all’Azienda, che avevano solo l’intento di stabilire un monitoraggio a venire dei parametri per la tutela della salute umana. Così come c’è rammarico perché a questa vicenda che ha solo contenuti procedurali, si è voluto dare un significato diverso nonostante che tutti i valori delle emissioni a impianto funzionante dimostrassero che non esistevano rischi per la salute dei cittadini. Ora siamo in una fase diversa, con una nuova Aia. Se qualcuno riterrà di dover ricorrere ancora una volta è liberissimo di farlo. I tribunali amministrativi sono accessibili a chiunque”.
Il comitato contro l’inceneritore non si spaventa e ha già annunciato battaglia. Dopo aver fatto chiudere l’impianto una volta, non si faranno problemi a provarci una seconda. Una battaglia che interessa anche i senesi, visto che dall’inizio del 2013 con la partenza di Progetto 6, la nuova aggregazione nata dalle società che gestiscono la raccolta rifiuti a Arezzo, Grosseto e Siena (Aisa, Casentino Servizi, Csa, Csai, Sienambiente, Coseca), in partnership con altri soggetti industriali privati (STA, Cooplat, i soci costruttori Unieco e La Castelnuovese, oltre a Revet, Ecolat, CRCM), condivideremo i problemi e la logistica della raccolta di tutta la Toscana del Sud.