Il 26 luglio alle 18 presentazione della pubblicazione sul tempio nella collana “Ad Loca Mariana” a cura dell’Istituto per la Valorizzazione delle Abbazie storiche della Toscana
CHIANCIANO TERME. La Madonna della Rosa di Chianciano Terme, in provincia di Siena, non è una semplice chiesa a croce greca, non è un semplice tempio, è un vero e proprio santuario, il più importante della stazione termale toscana, luogo di culto mariano, eretto tra il 1585 ed il 1599. Il complesso a croce greca è stato ideato da Baldassarre Lanci da Urbino e prende il nome dall’affresco conservato al suo interno, dove è raffigurata la Madonna che porge una rosa al Bambino, opera di un artista senese del XV secolo ma, al suo interno, vi è collocato anche un altro affresco rilevante, la cosidetta Madonna delle Carceri, opera senese del Trecento, molto venerate dai chiancianesi e non solo, specialmente nei secoli scorsi, oltre a custodire altri patrimoni e beni materiali che segnano la storia passata di Chianciano Terme. La Chiesa è aperta al culto dal 3 novembre 1599.
Ora il complesso de “La Madonna della Rosa” viene nuovamente valorizzato grazie alla pubblicazione di una placchetta (opuscolo a stampa di poche pagine) inserita nella Collana divulgativa “Ad Loca Mariana”, i luoghi della Madonna dedicati al culto mariano, edita dall’Istituto per la Valorizzazione delle Abbazie Storiche della Toscana (numero 8, luglio 2020), eremi, santuari, oratori e chiese dedicati al culto mariano, spesso poco noti agli stessi fedeli.
La placchetta, i cui testi sono a cura di Alberto Fabbri, sarà presentata domenica 26 luglio 2020, alle ore 18.00 al Santuario della Madonna della Rosa (Via Madonna della Rosa, Chianciano Terme). Intervengono: Rossana Giulianelli (Vicesindaco del Comune di Chianciano Terme); Don Carlo Sensani (Parroco di Chianciano Terme); Cesare Betti (Presidente Zona N Lions Distretto Toscana); Filippo Pedenti (Presidente Lions Club Chianciano Terme); Giuliano Faralli (Vice Presidente Nazionale Serra Italia); Paolo Tiezzi Maestri (Biblioteca di Villa Classica); Marilisa Cuccia (Istituto Valorizzazione Abbazie Storiche della Toscana). La presentazione della placchetta è a cura di Don Domenico Zafarana (Responsabile delle comunicazioni sociali della Diocesi di Montepulciano, Chiusi, Pienza).
“Nella Chiesa cattolica la venerazione per Maria, madre di Gesù, comprende varie devozioni mariane quali la preghiera, atti pii, arti visive, poesia e musica dedicate alla Beata Vergine Maria e con la rivalorizzazione del complesso de ‘La Madonna della Rosa’ – afferma il Vicesindaco del Comune di Chianciano Terme, Rossana Giulianelli – vogliamo porre nuovamente la centralità su questo bene e patrimonio collettivo, non solo sotto il profilo materiale e spirituale, ma come luogo centrale anche per la programmazione culturale che le si addice”.
La presentazione è aperta al pubblico, nel rispetto delle attuali norme anti Covid-19. L’Istituto renderà disponibili alcune copie presso la Biblioteca comunale di Chianciano Terme e presso la Parrocchia della Chiesa San Giovanni Battista di Chianciano Terme. Copia della placchetta può anche essere richiesta direttamente all’Istituto, via e-mail, scrivendo a: abbazietoscana@gmail.com.
L’Istituto per la valorizzazione delle abbazie storiche della Toscana nasce nel mese di gennaio 2016 per iniziativa di un gruppo di Comuni della provincia di Siena e delle Diocesi di Montepulciano e Grosseto; ad oggi vede associati più di sessanta Comuni, Diocesi e congregazioni religiose della nostra Regione, oltre a un centinaio di associazioni, studiosi, amanti del bello e della storia della Toscana. Tra le molte iniziative intraprese e tuttora in essere, si richiama l’attenzione sulla collana divulgativa, ma con placchette redatte da studiosi competenti, Ad Loca Mariana.
“La presentazione di Chianciano Terme – afferma Paolo Tiezzi Mazzoni della Stella Maestri, proprietario della Biblioteca di Villa Classica, collezionista e bibliofilo – è la numero 8, ma l’Istituto per la Valorizzazione delle Abbazie storiche della Toscana ne ha in programma altre sette, che verranno pubblicate e presentate prima della fine di quest’anno. Tutte le iniziative dell’Istituto sono coordinate con le Amministrazioni comunali e la Diocesi di riferimento e, quasi sempre, col contributo di Associazioni locali e Club Service, come nel caso della placchetta ‘La Madonna della Rosa’ del Lions Club di Chianciano Terme”.
L’iniziativa promossa Istituto per la Valorizzazione delle Abbazie Storiche della Toscana è realizzata in collaborazione con il Comune di Chianciano Terme, il Serra Club Montepulciano-Chiusi-Pienza, la Biblioteca di Villa Classica la Diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza e la Parrocchia di San Giovanni Battista si Chianciano Terme.
La Chiesa Madonna della Rosa – cenni storici
La Chiesa Madonna della Rosa è stata disegnata da Baldassarre Lanci (Urbino 1510-1571, ingegnere militare, architetto e inventore), nel 1569, architetto prima del Duca di Urbino e poi del Granduca Cosimo I dei Medici, che riuscì ad imprimere nel disegno la sua geniale maestria. Purtroppo il Lanci non poté curare i lavori da lui progettati del tempio per mancanza di fondi. La chiesa a croce greca si innalza su cinque livelli culminanti nella lanterna ed è affiancata ad un campanile a vela a due campane. L’edificio è costruito sui lati da tre corpi avanzati e su ognuna delle tre facciate si trova un frontone con apertura circolare in mezzo. Il nucleo centrale della chiesa, invece, è stato realizzato con una costruzione centrale sopraelevata al cui culmine è stata posizionato un cornicione dentellato su cui poggia la lanterna a forma ottagonale. I portali delle tre facciate sono, infine, sormontati da tiepidi decorati con volti di angeli scolpiti. L’edificio venne eretto tra il 1585 ed il 1599, dopo varie controversie nate nella scelta del luogo dove doveva sorgere la chiesa.
Il progetto, di grande valenza, sicuramente scaturì dalla forte devozione dei chiancianesi, e in questo caso dei contadini, nei confronti della Madonna. Una devozione antica tanto che, gli Statuti di Chianciano del 1287 iniziano con l’invocazione ai protettori del paese: la Beata Vergine Maria e San Giovanni Battista.
La chiesa prende il nome dall’affresco conservato all’interno, dove è raffigurata la Madonna che porge una rosa bianca al Bambino, opera di ignoto artista senese del XV secolo, eseguita tra il 1370 ed il 1400. Alla destra della Vergine si vede in piedi San Giovanni Battista, con un cartiglio e la croce astile in mano, e a sinistra San Bartolomeo, con la Bibbia e il coltello: i due santi sono i protettori di Chianciano. La Madonna che si trovava nella vecchia cappella, fu trasportata con una processione solenne il 3 novembre 1599 e da allora fu aperta al culto. Il cinquecentesco altare maggiore è realizzato in travertino, rifinito da due lesene e dalla cornice dell’affresco in marmo bianco e nero di Chianciano (il marmo, infatti, si poteva estrarre nelle colline circostanti Chianciano). Sul lato sinistro della chiesa si trova la tela di Santa Caterina di Alessandria (con la ruota, simbolo del suo martirio) e San Francesco, ai quali si apre la visione della Trinità. Sul lato destro, all’interno della Chiesa della Madonna della Rosa si trova un altro affresco, la cosiddetta Madonna delle Carceri, con il bambino sulle ginocchia, entrambi inseriti in una finta architettura marmorea; è opera senese del Trecento e pare sia stato donato da alcuni nobili chiancianesi che, nel 1346. L’ipotesi del nome di questa Madonna potrebbe essere attribuita al fatto che la vecchia chiesina della Madonna dell’Incarcere o Madonna della Neve si trovava vicino ad un carcere poco lontano, sul colle detto Pietriccia o Poggio alle Forche, dove venivano giustiziati i mafattori.
Vi sono poi nelle nicchie con le statue di alcuni santi che non sono riconducibili alla storia di Chianciano, come Santa Daria, San Giuseppe col bambino in braccio, Sant’Anselmo d’Aosta (arcivescovo di Canterbury) e Sant’Antonio Abate, protettore degli animali, con a fianco un porcellino. Quest’ultimo santo ha più ragione degli altri di essere raffigurato perché questa chiesa fu voluta dai contadini, pare. All’interno della chiesa ancora oggi sono presenti gli anelli metallici che servivano per legare gli animali di grossa taglia, in particolare in occasione della benedizione del 17 gennaio, il giorno in cui cade la festività di Sant’Antonio.
Molto tempo dopo l’erezione di questa chiesa anche i due architetti chiancianesi Leonardo Massimiliano de’ Vegni (1734-1801) e Luigi Sgrelli de’ Vegni (1765-1823), innamorati della struttura cercarono di abbellirla. Il primo vi disegno una cupola nello stile del Lanci, una finta cupola progettata nel 1766; il secondo decorò la chiesa nel modo in cui è possibile ammirarla oggi, ovvero la decorò con quattro finestre con otto coppie di pilastri intramezzati da quattro nicchie che ospitano le statue dei quattro evangelisti, ognuno dei quali ha accanto a sé il proprio simbolo: San Matteo è accompagnato dal bue; San Marco dal leone; San Luca da una figura umana e San Giovanni dall’aquila.
Con il trascorrere del tempo all’interno della chiesa vengono inseriti anche altri elementi. Accanto al portone d’ingresso si trova anche il monumento sepolcrale di Francesco Bonci Casuccini (1781-1857), chiancianese poliedrico e noto in ambito nazionale che si distinse principalmente per le sue composizioni musicali sacre. Il monumento funebre realizzato dallo scultore senese Tito Sarrocchi (1824-1900), come lui stesso aveva chiesto ai figli, fu deposto nella chiesa nel 1861. Ai piedi della figura si trova un bassorilievo con il ritratto del defunto posto tra gli stemmi delle famiglie Bonci e Casuccini.