di Jolanta Burzynska*
SIENA. Un recente studio della Commissione europea colloca l'Italia al terzultimo posto in Europa per consumo di ecstasy. Si stima che i consumatori di questa droga nei paesi dell'U.E. ammontino a 9,5 milioni, contro i 70 milioni di consumatori della cannabis e gli almeno 12 milioni di “sniffatori” di cocaina. Il consumo di quest'ultima è in continuo aumento e vede il nostro paese al terzo posto fra tutti gli Stati membri, mentre quello di ecstasy rimane invariato.
Alla luce di questi dati, l'uso di ecstasy si presenta come un fenomeno marginale, di poco conto, se consideriamo il mercato globale degli stupefacenti. Purtroppo non è così per le gravi conseguenze che porta, basti pensare alla tragica morte di una ragazza senese ad un rave party o agli incidenti stradali che si verificano puntualmente ogni sabato sera all'uscita dalle discoteche. E' la droga preferita dai più giovani, circola nei locali, ai raduni, ai concerti rock perchè facilita la “socializzazione” e incrementa le sensazioni forti della musica techno. E' facile da reperire, costa poco e si prende come una pillola qualsiasi.
Il principio attivo è la 3,4-metilendiossimetamfetamina (MDMA) il quale viene spesso mescolato all'interno della pasticca con altre sostanze psicoattive (mescalina, ketamina, ecc.) che aumentano il pericolo di overdose.
Sintetizzata e patentata nel 1914 dalla casa farmaceutica Merck come una pillola dimagrante, ecstasy non fu mai commercializzata a causa della sua tossicità. Soltanto qualche psichiatra statunitense negli anni 70 ne tentò l'utilizzo durante le sedute di psicoterapia, per i suoi effetti entactogeni e empatogeni: aumentata capacità di introspezione e di empatia. La messa al bando dalle autorità americane non ne ha impedito la diffusione fra i giovani che la considerano una “droga ricreazionale” e, con questa nomina, approda in Europa negli anni 80. Ha proprietà psicostimolanti e psichedeliche, provoca cioè distorsioni nella percezione del tempo e dello spazio e accentua le sensazioni uditive, visive e tattili, così da far sembrare i colori più brillanti, i suoni più intensi e il contatto fisico più piacevole.
Gli effetti stimolanti si manifestano dopo circa 30 minuti dall'assunzione con euforia, esaltazione, aumento di autostima, voglia di abbracciare gli altri, loquacità, che durano per alcune ore. Gli effetti collaterali più frequenti sono: nausea, insonnia, pensieri paranoidi, offuscamento della vista e i sintomi influenzali come febbre, sudorazione e brividi.
Dopo sei ore rimangono ancora seriamente compromesse le capacità motorie, l'attenzione e la concentrazione, rendendo attività come la guida particolarmente pericolose. Come dimostra uno studio olandese, l'effetto facilitante nei contatti interpersonali, l'aumentata fiducia, l'empatia e l'inibizione della paura stimolano comportamenti sessuali a rischio, come rapporti non protetti con numerosi partner.
L'uso prolungato della sostanza porta a disturbi del sonno, della memoria e dell'alimentazione (anoressia) ed alle disfunzioni sessuali in quanto nella regolazione di tali funzioni è coinvolta la serotonina, un neurotrasmettitore cerebrale il cui rilascio viene stimolato dalla droga fino all'esaurimento. Tra i danni più temibili troviamo quelli cognitivi, a volte irreversibili, dovuti alla degenerazione dei neuroni serotoninergici. Gli studi sui danni cerebrali permanenti nei consumatori occasionali di ecstasy sono in corso, ma le ricerche condotte finora sugli animali da esperimento confermerebbero questo rischio.
L'effetto di ecstasy su ogni singolo organismo è imprevedibile per la molteplicità di reazioni individuali e per l'incerta composizione delle pasticche, perciò il rischio di overdose è sempre in agguato. La morte può sopravvenire a causa dell'ipertermia, in seguito alla eccessiva stimolazione del sistema nervoso o per l'introduzione di troppi liquidi. Quando il meccanismo di termoregolazione diventa inefficiente per azione della droga, una esagerata e prolungata attività fisica (ballo) porta il corpo a surriscaldamento seguito da disidratazione, perdita di elettroliti e insufficienza renale acuta. L'overdose da ecstasy si manifesta con aumento della pressione sanguigna, attacchi di panico, debolezza e, nei casi più severi, con perdita di coscienza, convulsioni e un aumento eccessivo di temperatura corporea. L'esito può essere fatale per l'arresto cardiaco o per lo shock termico.
L'uso di ecstasy può portare alla dipendenza. Uno studio condotto su giovani consumatori ha dimostrato che il 43% di essi presenta una forte dipendenza verso la sostanza e il 34% sviluppa una sindrome da astinenza caratterizzata da stanchezza, perdita di appetito, difficoltà di concentrazione, aggressività, ansia e depressione. La prevenzione contro l'uso di ecstasy è difficile perchè i suoi effetti “socializzanti” sono quelli più ricercati dagli adolescenti e l'importanza degli effetti dannosi sottovalutata.
Sono senz'altro utili gli interventi psicoeducativi nelle scuole, l'informazione delle famiglie, le occasioni alternative di socializzazione e d'incontro per i giovani. Nessun tipo d'intervento può essere trascurato. Il fenomeno di tossicodipendenza, per le sue dimensioni e rilevanza sociale, viene affrontato anche a livello europeo. Le iniziative comunitarie per contrastare il consumo degli stupefacenti comprendono un progetto presentato in questi giorni a Bruxelles che rafforza la cooperazione fra Stati membri. Il piano prevede da una parte la riduzione dei danni sociali causati da tossicodipendenza attraverso l'attivazione e la copertura dei programmi di trattamento rivolti ai consumatori, e dall'altra le azioni di forte contrasto nei confronti dei gruppi criminali che gestiscono la produzione e il traffico di droga. E' previsto un ruolo attivo dei cittadini europei che, come afferma il commissario Barrot, potrebbero dare il loro contributo “informando e facendo conoscere le iniziative di successo finora realizzate”. Il progetto passerà al vaglio dei 27 paesi membri e dovrebbe essere adottato entro fine anno.
*medico psicoterapeuta
