SIENA. Festeggia un risultato importante lo screening audiologico neonatale del policlinico Santa Maria alle Scotte, esperienza unica in Toscana per le sue dimensioni: in 10 anni di attività sono stati visitati 26.000 neonati e molti sono stati salvati dal vivere in un mondo sensoriale privo di suoni.
Un traguardo raggiunto grazia alla professionalità dell’otorinolaringoiatra Bruno De Capua e del neonatologo Claudio De Felice, con la collaborazione dell’Azienda USL 7 e dell’Istituto per Sordomuti “Tommaso Pendola”.
“L’orecchio di un neonato – spiega De Capua – è piccolo quanto una nocciolina ma può nascondere insidie che solo un attento screening è in grado di individuare”. In questi anni sono stati identificati 42 casi di sordità congenita, 24 dei quali con sordità
bilaterali e profonde, grazie all’attività effettuata nei punti di nascita di Siena, Campostaggia e Montepulciano.
“Lo screening – aggiunge De Felice – ha fornito anche importanti risultati epidemiologici. Sappiamo adesso che la sordità congenita è una fra le più frequenti anomalie neonatali: infatti, circa 1 neonato su mille è affetto da sordità grave bilaterale, oltre 1 su 2000 ha una sordità congenita unilaterale grave e circa uno ogni 6600 presenta una neuropatia auditiva, una rara condizione di sordità congenita in cui è compromessa la trasmissione del segnale dall’orecchio interno al cervello”.
Un punto di forza del modello senese è l’esperienza e l’affiatamento del team, composto fin dall’inizio, oltre a De Capua e De Felice, dagli audiometristi Daniele Costantini, della U.O. Riabilitazione Funzionale della Azienda USL 7 di Siena, e Carla Martufi dell’Otorinolaringoiatria delle Scotte. L’indagine effettuata si articola su tre livelli. Il primo prevede la registrazione dell’attività della coclea in tutti i neonati entro i primi giorni di vita mediante otoemissioni acustiche. Nel secondo livello rientrano solo i bambini con valori anormali che, dopo 7-10 giorni, vengono sottoposti di nuovo al test. Nel terzo, infine, sono inclusi quei neonati che non hanno una risposta adeguata anche dopo il secondo test.
“Scopo primario dello screening – conclude De Capua – è ottenere prima possibile la riabilitazione uditiva nei casi con sordità congenita bilaterale grave. Recenti indicazioni della letteratura internazionale suggeriscono il terzo mese di vita quale limite ideale per intervenire”.