di Enrico Campana
SIENA. Il gran giorno è martedì. Simone Pianigiani verrà presentato alla stampa dal presidente della Fedebasket Dino Meneghin a Roma, ma raggiungerà la capitale già lunedì, approfittando della sosta di Euroleague fino al 6 gennaio.
Primo atto formale mettere la firma sul contratto che il suo legale, l’avvocato Florenzo Storelli di Lucca, ha fatto pervenire al segretario Bertea questo fine settimana. Successivamente dovrà pianificare il calendario della preparazione per il suo debutto sulla panchina azzurra, previsto con gli incontri di qualificazione per gli europei del 2011. E’ probabile però che magari si riesca a ritagliare una o due date prima della fine del campionato, a metà giugno, per promuovere il rilancio della nazionale e permette al neo CT azzurro di calarsi nel ruolo, e conoscere le nuove problematiche. Chiaramente senza il trio della NBA.
Il contratto è di due anni (150 mila euro a stagione?) con un’opzione di altri due anni a discrezione delle parti (e quindi fino ai mondiali 2014 in Spagna) e non solo ai risultati, anche se questi ovviamente sono fondamentali dopo le troppe sconfitte.
Adesso però c’è da sistemare anche l’organizzazione della squadra, e l’idea di un assistant-coach in veste di portaordini è ritenuta una soluzione poco adatta a questa transition, diversa dal part time di Recalcati ai tempi in Siena, in quanto Charlie era molto più esperto del suo allievo.
I motivi di bilancio non sono una scusa valida per tamponare la falla del passaggio di Claudio Silvestri da tuttofare azzurro al desk di vice-.segretario della Federazione e lo stesso passaggio di Meneghin da manager alla presidenza, per cui è facile capire che in questa fase delicata è più che mai necessario un manager-organizzatore, che sia costantemente in contatto con Pianigiani, segua i giocatori, ascolti le loro motivazioni, e prepari il terreno alla nazionale con discrezione, dietro le quinte. Ci sono già troppi personaggi in commedia… Questo mister X, magari un giovane referenziato e non raccomandato, potrebbe portare delle risorse in quanto questo ricambio azzurro è foriero di novità e bisogna approfittarne. Inoltre, siccome è molto forte l’identificazione di Supersimo col suo club, altrettanto è importante però l’identificazione della maglia azzurra agli occhi dell’opinione pubblica. Mica Pianigiani può essere tirato per la giacchetta. Forse Gianni Petrucci, a sua volta un grande organizzatore quand’era segretario e poi presidente, potrà dare qualche buon suggerimento a Dino Meneghin una volta accettato l’idea del part-time che non è davvero sbagliata come principio e, nel caso specifico, per un dovere di massima rappresentatività e anche di grande lavoro soprattutto in una fase di rilancio.
Allenare a distanza non è facile, anche se Pianigiani è un pragmatico che dimostra più dei suoi 40 anni, ma è stato sempre protetto da un management blindato, come detto e ripetuto, una delle ragioni dei successi senesi. Adesso deve sapersi smarcare con intelligenza, senza forzature, a vantaggio della nazionale, della sua figura e anche dello stesso club che ha già dato tre allenatori alla maglia azzurra. Ma i coach di Siena arrivati alla nazionale sono già ben 3. Oltre Recalcati, Griccioli e Pianigiani, il primo in ordine di tempo è stato Umberto Vezzosi chiamato alla nazionale cadetta grazie ai successi di un’altra gloriosa società, la Virtus Siena, il cui presidente Fabio Bruttini, ex mensanino, vanta ben 27 finali giovanili e l’anno scorso il titolo tricolore under 15. Vezzosi è stato colui che ha scoperto Simone Pianigiani come giocatore e l’ha avviato alla panchina.
SIENA. Il gran giorno è martedì. Simone Pianigiani verrà presentato alla stampa dal presidente della Fedebasket Dino Meneghin a Roma, ma raggiungerà la capitale già lunedì, approfittando della sosta di Euroleague fino al 6 gennaio.
Primo atto formale mettere la firma sul contratto che il suo legale, l’avvocato Florenzo Storelli di Lucca, ha fatto pervenire al segretario Bertea questo fine settimana. Successivamente dovrà pianificare il calendario della preparazione per il suo debutto sulla panchina azzurra, previsto con gli incontri di qualificazione per gli europei del 2011. E’ probabile però che magari si riesca a ritagliare una o due date prima della fine del campionato, a metà giugno, per promuovere il rilancio della nazionale e permette al neo CT azzurro di calarsi nel ruolo, e conoscere le nuove problematiche. Chiaramente senza il trio della NBA.
Il contratto è di due anni (150 mila euro a stagione?) con un’opzione di altri due anni a discrezione delle parti (e quindi fino ai mondiali 2014 in Spagna) e non solo ai risultati, anche se questi ovviamente sono fondamentali dopo le troppe sconfitte.
Adesso però c’è da sistemare anche l’organizzazione della squadra, e l’idea di un assistant-coach in veste di portaordini è ritenuta una soluzione poco adatta a questa transition, diversa dal part time di Recalcati ai tempi in Siena, in quanto Charlie era molto più esperto del suo allievo.
I motivi di bilancio non sono una scusa valida per tamponare la falla del passaggio di Claudio Silvestri da tuttofare azzurro al desk di vice-.segretario della Federazione e lo stesso passaggio di Meneghin da manager alla presidenza, per cui è facile capire che in questa fase delicata è più che mai necessario un manager-organizzatore, che sia costantemente in contatto con Pianigiani, segua i giocatori, ascolti le loro motivazioni, e prepari il terreno alla nazionale con discrezione, dietro le quinte. Ci sono già troppi personaggi in commedia… Questo mister X, magari un giovane referenziato e non raccomandato, potrebbe portare delle risorse in quanto questo ricambio azzurro è foriero di novità e bisogna approfittarne. Inoltre, siccome è molto forte l’identificazione di Supersimo col suo club, altrettanto è importante però l’identificazione della maglia azzurra agli occhi dell’opinione pubblica. Mica Pianigiani può essere tirato per la giacchetta. Forse Gianni Petrucci, a sua volta un grande organizzatore quand’era segretario e poi presidente, potrà dare qualche buon suggerimento a Dino Meneghin una volta accettato l’idea del part-time che non è davvero sbagliata come principio e, nel caso specifico, per un dovere di massima rappresentatività e anche di grande lavoro soprattutto in una fase di rilancio.
Allenare a distanza non è facile, anche se Pianigiani è un pragmatico che dimostra più dei suoi 40 anni, ma è stato sempre protetto da un management blindato, come detto e ripetuto, una delle ragioni dei successi senesi. Adesso deve sapersi smarcare con intelligenza, senza forzature, a vantaggio della nazionale, della sua figura e anche dello stesso club che ha già dato tre allenatori alla maglia azzurra. Ma i coach di Siena arrivati alla nazionale sono già ben 3. Oltre Recalcati, Griccioli e Pianigiani, il primo in ordine di tempo è stato Umberto Vezzosi chiamato alla nazionale cadetta grazie ai successi di un’altra gloriosa società, la Virtus Siena, il cui presidente Fabio Bruttini, ex mensanino, vanta ben 27 finali giovanili e l’anno scorso il titolo tricolore under 15. Vezzosi è stato colui che ha scoperto Simone Pianigiani come giocatore e l’ha avviato alla panchina.