Si allarga il bilancio del disatro di Fukushima: oceani inquinati da radioattività
di Lexdc
SIENA. Bugie, supponenza, ansia di far dimenticare alla gente gli avvenimenti successi. Tutto questo dietro una agenzia Ansa che alza di nuovo il lenzuolo sporco sul disastro di Fukushima. Infatti si legge che “il materiale radioattivo finito in mare dopo l’incidente sarebbe tre volte superiore alle stime della Tepco (la società sull’orlo del fallimento che gestisce l’impianto .- ndr), secondo quanto indicato da ricercatori giapponesi”. La società elettrica giapponese, in questo caso braccio armato della disinformazione governativa che tante proteste ha generato nella popolazione nipponica (compresa la caduta di un premier), aveva stimato che fra il 21 marzo e il 30 aprile scorsi sarebbero finiti nell’Oceano Pacifico la bellezza di 4.720 trilioni di becquerel di cesium-137 e di iodio-131. I ricercatori dell’Agenzia giapponese per l’energia atomica (Jaea) hanno corretto enormemente il tiro: si parla di 15.000 trilioni di becquerel che vagano per il mare. Per inciso, in quell’Oceano Pacifico che tra Giappone e USA è diventato la più grande discarica al mondo di plastica, grande come la Francia.
I danni procurati dal disastro nucleare dei quattro reattori della prefettura di Miyagi sono ancora tutti da calcolare. Sempre sperando che, girovagando per il mare, questa massa radioattiva non arrivi sulle coste di qualche paese, addirittura che entri nel Mediterraneo. Assurdo? Dall’undici marzo 2011 è stata una continua corsa al massacro questo incedere di notizie sempre più disastrose, che non vogliamo mettere nulla nel campo delle assurdità. Assurdo è stato l’atteggiamento di chi voleva creare la seconda era nucleare italiana: a spese di milioni di persone, abbandonate, malate, senza tetto, stiamo facendo la verifica di quello che i reattori di terza generazione avrebbero potuto distruggere anche in Italia. Il nucleare è incontrollabile.