Nessun segnale di radioattività "pericolosa" in Europa ma la situazione in Giappone è ben lungi dall'essere sistemata
di LEXDC SIENA
SIENA. “I risultati delle misure relative ai campionamenti effettuati tra il 23 e il 27 marzo dall’ARPA Piemonte, dall’ARPA Valle d’Aosta, dall’ARPA Bolzano e dall’ARPA Lombardia hanno evidenziato in alcuni campioni la presenza di piccole tracce di Iodio 131, dell’ordine del decimillesimo o centomillesimo di Bq/m3. Inoltre, l’ARPA Friuli Venezia Giulia ha effettuato una stima di deposizione al suolo. Le suddette concentrazioni risultano di 1-2 ordini di grandezza inferiori a quelle rilevate nei giorni scorsi negli Stati Uniti ed in Canada. Esse sono altresì analoghe a quelle rilevate in Francia dall’Istituto di Radioprotezione e Sicurezza Nucleare (IRSN) nei giorni dal 24 al 26 marzo. Tali valori non hanno alcuna rilevanza dal punto di vista radiologico e sono tali da non costituire alcun rischio di tipo sanitario”. Così comincia il comunicato dell’Ispra che ci avverte che, comunque, le radiazioni provocate dalla centrale nucleare di Fukushima stanno arrivando anche da noi. Tutto mentre, come avevamo scritto qualche giorno fa, il livello 7 di rischio dell’impianto giapponese si dimostra essere stato raggiunto dalle ammissioni forzate del governo nipponico.
Arpat ci dice invece sulla situazione rilevata nella postazione fiorentina: “Nel campione di particolato atmosferico prelevato dalle 8.30 del 26/03/2011 alle ore 8.30 del 27/03/2011 è stata misurata una concentrazione di I-131 pari a 0,2 mBq/m3 (ovvero 2*10-4 Bq/m3), con un’incertezza estesa del 40%. Il livello di I-131 è in linea con le misure effettuate dalle altre Agenzie regionali per la Protezione dell’Ambiente. Per confronto, nei giorni successivi all’incidente di Chernobyl furono misurate in Italia concentrazioni in aria di I-131 comprese fra 1 e 10 Bq/m3, ovvero da 5000 a 50000 volte superiori ai valori attuali”.
La situazione attuale in Giappone, invece, è molto grave e quanto scriviamo potrebbe essere nelle prossime ore già evento superato perché dall’aumento esponenziale della radioattività i tecnici della centrale nucleare ritengono che si stia realizzando una fusione parziale delle barre di combustibile nucleare del reattore n. 2.
Il peggior disastro che era ipotizzabile si sta manifestando, complice l’incapacità di Tepco e del governo di controllare l’evolversi della situazione: non un rimedio è stato efficace contro il mostro scatenato dal terremoto e dallo tsunami, un Golem contemporaneo incapace di pensare ma troppo forte per poter essere tenuto al giunzaglio. Usa e Cina hanno confermato di aver trovato tracce di radioattività riconducibe e Fukushima nelle acque piovane cadute sui loro territori, ma ancora non a un livello da ritenere pericoloso. Invece, a parte la radioattività riscontrata nei campioni prelevati lungo le coste giapponesi, nessuno ha idea di cosa stia succedendo in mare, con tutta l’acqua salata “sparata” sui reattori e poi restituita all’oceano: barriere e dogane non ce ne sono!