Due pullman da Siena e Colle per dire che "L'acqua non si vende"
di Roberta Benvenuti
SIENA. Sono partiti sabato mattina da Siena e dalla Valdelsa i due pullman organizzati dal Comitato per l’Acqua Pubblica Senese con lo scopo di partecipare alla manifestazione nazionale svoltasi a Roma. Una manifestazione promossa dal Comitato Referendario 2 Sì per l’Acqua Bene Comune e dal Forum dei Movimenti per l’Acqua, ed alla quale hanno aderito moltissime sigle ambientaliste, sindacali, movimenti di difesa dei consumatori, comitati territoriali, e un ampio arco di movimenti e associazioni che si riconoscono nella difesa dei beni comuni, tutti riuniti sotto lo slogan “L’Acqua non si vende”. L’evento ha di fatto aperto la campagna referendaria in vista dell’appuntamento con le urne il 12 e 13 giugno e, benchè avesse al centro la mobilitazione contro la privatizzazione dell’acqua, è stato occasione per ribadire anche il no al ritorno del nucleare in Italia. Del resto uno dei quattro referendum su cui siamo chiamati ad esprimerci tratta proprio questo tema, reso ora tristemente attuale dal disastro di Fukushima. Nonostante l’iniziativa non fosse stata favorita dai media – niente sui giornali o sui telegiornali, solo un articolo su Repubblica il giorno stesso – la riuscita è stata inequivocabile. Circa 300.000 persone hanno sfilato per almeno quattro ore fra Piazza della Repubblica e Piazza S. Giovanni, un corteo pacifico, attivo, colorato: forte predominanza di azzurro, l’azzurro dell’acqua e della bandiera ufficiale del comitato promotore, la più diffusa, poi il giallo dei movimenti ambientalisti, qualche richiamo al “popolo viola” e qualche bandiera rossa. Alcune sciarpe e bandiere arcobaleno chiamavano poi alla riflessione sul metodo intrapreso nell’affrontare la crisi libica…
Un corteo di persone comuni e diverse fra di loro – da non schiacciare dentro i soliti classificatori rigidi di sinistra/destra, comunisti/fascisti, laici/cattolici – e che proprio alla politica ha lanciato una sfida: raggiungere il quorum nonostante il governo non abbia voluto il cosiddetto election day che avrebbe permesso di accorpare elezioni amministrative e referendum (risparmiando tra l’altro 360 milioni di euro…) e nonostante le esitazioni di parte dell’opposizione, con il PD diviso al suo interno anche su questo tema. Proprio per questo è stato importante notare la presenza ufficiale di tanti sindaci con fascia tricolore e tanti gonfaloni di Comuni dal nord al sud della penisola: come a dire che la politica tanto più è vicina al territorio e alla sua gente, tanto più è in grado di capire che consegnare una risorsa vitale come l’acqua alla brama di profitto dei privati, spesso multinazionali estere attirate dal tasso minimo di remunerazione del capitale investito fissato per legge al 7% , non fa il bene nè del territorio nè della sua gente.
SIENA. Sono partiti sabato mattina da Siena e dalla Valdelsa i due pullman organizzati dal Comitato per l’Acqua Pubblica Senese con lo scopo di partecipare alla manifestazione nazionale svoltasi a Roma. Una manifestazione promossa dal Comitato Referendario 2 Sì per l’Acqua Bene Comune e dal Forum dei Movimenti per l’Acqua, ed alla quale hanno aderito moltissime sigle ambientaliste, sindacali, movimenti di difesa dei consumatori, comitati territoriali, e un ampio arco di movimenti e associazioni che si riconoscono nella difesa dei beni comuni, tutti riuniti sotto lo slogan “L’Acqua non si vende”. L’evento ha di fatto aperto la campagna referendaria in vista dell’appuntamento con le urne il 12 e 13 giugno e, benchè avesse al centro la mobilitazione contro la privatizzazione dell’acqua, è stato occasione per ribadire anche il no al ritorno del nucleare in Italia. Del resto uno dei quattro referendum su cui siamo chiamati ad esprimerci tratta proprio questo tema, reso ora tristemente attuale dal disastro di Fukushima. Nonostante l’iniziativa non fosse stata favorita dai media – niente sui giornali o sui telegiornali, solo un articolo su Repubblica il giorno stesso – la riuscita è stata inequivocabile. Circa 300.000 persone hanno sfilato per almeno quattro ore fra Piazza della Repubblica e Piazza S. Giovanni, un corteo pacifico, attivo, colorato: forte predominanza di azzurro, l’azzurro dell’acqua e della bandiera ufficiale del comitato promotore, la più diffusa, poi il giallo dei movimenti ambientalisti, qualche richiamo al “popolo viola” e qualche bandiera rossa. Alcune sciarpe e bandiere arcobaleno chiamavano poi alla riflessione sul metodo intrapreso nell’affrontare la crisi libica…
Un corteo di persone comuni e diverse fra di loro – da non schiacciare dentro i soliti classificatori rigidi di sinistra/destra, comunisti/fascisti, laici/cattolici – e che proprio alla politica ha lanciato una sfida: raggiungere il quorum nonostante il governo non abbia voluto il cosiddetto election day che avrebbe permesso di accorpare elezioni amministrative e referendum (risparmiando tra l’altro 360 milioni di euro…) e nonostante le esitazioni di parte dell’opposizione, con il PD diviso al suo interno anche su questo tema. Proprio per questo è stato importante notare la presenza ufficiale di tanti sindaci con fascia tricolore e tanti gonfaloni di Comuni dal nord al sud della penisola: come a dire che la politica tanto più è vicina al territorio e alla sua gente, tanto più è in grado di capire che consegnare una risorsa vitale come l’acqua alla brama di profitto dei privati, spesso multinazionali estere attirate dal tasso minimo di remunerazione del capitale investito fissato per legge al 7% , non fa il bene nè del territorio nè della sua gente.