SIENA. (e. c.) Nell'assemblea odierna è passata la linea della LNP.
Nonostante l’energica presa di posizione del presidente della Tiber, Massimo Cilli, è passata la linea proposta dal presidente della LNP, Drocchi, concordata 10 giorni fa nell’incontro con Dino Meneghin per far partire la A-3 (Campionato di sviluppo) a 24 squadre, con l’ingresso di 6 wild card (oltre alle due retrocesse che prenderà il posto della A dilettanti, attualmente di 29 squadre fra Girone A e B). La linea mediatrice puntava sul fatto che veniva ristrutturato il 3° campionato, ma salvato il 4° e il 5° campionato e alla fine ha finito per decidere il voto della C, con oltre 140 squadre, contro una resistenza della A dilettanti che ha perso qualche voto in Puglia e Napoli, chiaramente un gioco di squadre con realtà regionali che mirano a scalare questa piccola A varata per accontentare pochi, a danno di molti, e che scava un altro solco nel basket che avrebbe bisogno di dialogo e non di mediazioni al ribasso.
“Con questa votazione è certo che il 50 per cento delle squadre di A dilettanti retrocedono”, dice un dirigente. Due settimane fa il 96% del 220 club aveva detto no all'idea, poi la diplomazia e gli interessi hanno spaccato il fronte, deciso alla serrata, come aveva minacciato il presidente ligure della LNP (che poi ha incontrato Meneghin e per 5 giorni non ha relazionato le società), inviando solo mercoledì il suo progetto alternativo.
La LNP chiederà che il progetto sia realizzato, visti i tempi, a partire dalla stagione 2012-2013, oggi sarebbe un vero diktat, le squadre non erano preparate, e si trovano nel pieno di una crisi economica. C’è chi dice che Meneghin è stato risparmiato perché non è libero nelle sue scelte, vincolato da vecchi errori e incrostazioni e senza esperienza politica. Ma è chiaro che i grandi club hanno ormai il sopravvento, e infatti è passata la norma del blocco dei tesseramenti regionali ispirata da 4 club maggiori e istituzionalmente discutibile.
“Probabilmente – dice il dirigente veneto Giambattista Ferrari, che contestava la retromarcia del presidente di LNP – l’obiettivo della FIP è quello di portarci a trattare su una vecchia proposta, però in termini economici sicuramente più costosa dell’attuale configurazione a piramide perfetta e causerebbe una valanga di retrocessioni”.
Non è stato chiarito chi gestirà questo campionato, è pacifico tocchi alla Lega Nazionale pallacanestro, altrimenti tutto tornerebbe in discussione. Ancora una volta hanno vinto i pochi sui più, è una costante degli ultimi anni, Meneghin l’aveva già capito tempo fa, adesso si dedica a campi dove può raccogliere migliori soddisfazioni.
Nonostante l’energica presa di posizione del presidente della Tiber, Massimo Cilli, è passata la linea proposta dal presidente della LNP, Drocchi, concordata 10 giorni fa nell’incontro con Dino Meneghin per far partire la A-3 (Campionato di sviluppo) a 24 squadre, con l’ingresso di 6 wild card (oltre alle due retrocesse che prenderà il posto della A dilettanti, attualmente di 29 squadre fra Girone A e B). La linea mediatrice puntava sul fatto che veniva ristrutturato il 3° campionato, ma salvato il 4° e il 5° campionato e alla fine ha finito per decidere il voto della C, con oltre 140 squadre, contro una resistenza della A dilettanti che ha perso qualche voto in Puglia e Napoli, chiaramente un gioco di squadre con realtà regionali che mirano a scalare questa piccola A varata per accontentare pochi, a danno di molti, e che scava un altro solco nel basket che avrebbe bisogno di dialogo e non di mediazioni al ribasso.
“Con questa votazione è certo che il 50 per cento delle squadre di A dilettanti retrocedono”, dice un dirigente. Due settimane fa il 96% del 220 club aveva detto no all'idea, poi la diplomazia e gli interessi hanno spaccato il fronte, deciso alla serrata, come aveva minacciato il presidente ligure della LNP (che poi ha incontrato Meneghin e per 5 giorni non ha relazionato le società), inviando solo mercoledì il suo progetto alternativo.
La LNP chiederà che il progetto sia realizzato, visti i tempi, a partire dalla stagione 2012-2013, oggi sarebbe un vero diktat, le squadre non erano preparate, e si trovano nel pieno di una crisi economica. C’è chi dice che Meneghin è stato risparmiato perché non è libero nelle sue scelte, vincolato da vecchi errori e incrostazioni e senza esperienza politica. Ma è chiaro che i grandi club hanno ormai il sopravvento, e infatti è passata la norma del blocco dei tesseramenti regionali ispirata da 4 club maggiori e istituzionalmente discutibile.
“Probabilmente – dice il dirigente veneto Giambattista Ferrari, che contestava la retromarcia del presidente di LNP – l’obiettivo della FIP è quello di portarci a trattare su una vecchia proposta, però in termini economici sicuramente più costosa dell’attuale configurazione a piramide perfetta e causerebbe una valanga di retrocessioni”.
Non è stato chiarito chi gestirà questo campionato, è pacifico tocchi alla Lega Nazionale pallacanestro, altrimenti tutto tornerebbe in discussione. Ancora una volta hanno vinto i pochi sui più, è una costante degli ultimi anni, Meneghin l’aveva già capito tempo fa, adesso si dedica a campi dove può raccogliere migliori soddisfazioni.