Scuole calcio: la delusione di un padre e del suo bambino
SIENA. Un paio di estati fa riecheggiava nelle spiagge, nelle discoteche e nei bar il tormentone del Pulcino Pio. Una canzone da bambini mixata abilmente, tanto da trasformare una filastrocca del tipo “Vecchia Fattoria” nella colonna sonora delle vacanze. La canzone melanconicamente finiva con la povera bestiolina travolta e “spiaccicata” da un enorme trattore. Questo mi è venuto in mente pensando alla vicenda di un altro tipo di “pulcino”: mio figlio.
Mio figlio ha 11 anni e calcisticamente è appunto un “pulcino” ovvero quella creaturina innocente dalle piume ancora bagnate che non è ancora nemmeno lontanamente un pollo commestibile. Passa diverse ore della sua vita nei campetti della sua scuola calcio di San Miniato che rappresenta di fatto la sua “aia” dove si trasformerà in qualcosa di più grande. Ma fino ad oggi non poteva sapere che sarebbe arrivato un trattore più grande di lui che lo avrebbe schiacciato. Il trattore in questione è “IL REGOLAMENTO DELLA FIGC”.
Come “babbo pollo” passo molto tempo insieme a mio figlio, e parte di questo, ai bordi del campo di calcio. Ho insegnato, o almeno provo a farlo, a mio figlio tante cose legate alla sua formazione di piccolo sportivo prima e di calciatore poi. Soprattutto che:
– un impegno preso deve essere rispettato;
– la Scuola Calcio è di fatto una scuola;
– che l’allenatore va rispettato;
– se possibile ci si allena anche se fa freddo o se fa caldo;
– che il compagno va aiutato nei momenti di difficoltà;
– che, sia se convocati o che non convocati, l’allenamento va fatto;
– che l’avversario in partita è un bambino come lui;
– che nei casi di autoarbitraggio nel dubbio si da ragione all’avversario;
– che se un bambino dell’altra squadra lo offende la risposta deve essere un impegno maggiore in campo e basta;
– che ci sono delle regole nel calcio che devono essere rispettate.
E qui casca l’asino, o meglio arriva il trattore. IL MEGAREGOLAMENTONE DELLA FIGC!!!
Adesso i fatti!
Per i bambini del 2003 come ogni anno la FIGC organizza un torneo ludico-calcistico chiamato “ SEI BRAVO A SCUOLA CALCIO” diviso in cinque appuntamenti di cui due (molto) invernali e gli altri primaverili. Molti genitori impegnano risorse economiche e di tempo per stare dietro ai loro piccoli campioni in erba. Qualche bimbo rinuncia a giorni di scuola (sicuramente con piacere, ma mettendo nei pensieri il genitore). Molte società si impegnano ad organizzare materialmente gli eventi ed il mio plauso va sicuramente a loro. Applicando e ripetendo a mio figlio quel decalogo appena scritto e trasmettendolo sia agli altri genitori ed ai suoi compagni di conseguenza abbiamo completato l’intero percorso. Peraltro con un risultato sportivo più che ottimo. Tanto da supporre (sic!) di essere approdati con merito alla fase finale insieme ad altre tre squadre che come la nostra hanno rispettato le regole necessarie per lo svolgimento della manifestazione.
Poi succede qualcosa…arrivano delle materie che con la scuola calcio ci incastrano poco: L’ALGEBRA, LA SCIENZA E LA POLITICA ECONOMICO-SOCIALE. Materie che hanno appena affrontato a scuola data la loro tenera età. Arrivano formule matematiche con incognite, più, più, meno, meno…formule scientifiche legate alla psicologia, alla medicina e concetti di politica delle società calcistiche ai più sconosciute, tanto meno a quel pulcino di mio figlio. Ed il castello crolla… il trattore “spiaccica” i miei insegnamenti e le sue piccole grandi soddisfazioni.
Non sono uno psicologo (sennò lo facevo gratis al San Miniato) ne uno scienziato matematico-politico-sociale ma una cosa la capisco: QUESTE REGOLE NON SONO GIUSTE. QUESTE REGOLE COSI’ MORTIFICANO UN BAMBINO. Certo, come ho insegnato a lui… le regole sono regole e vanno rispettate… ma anche le sue lacrime e la sua delusione vanno capite.
E vado oltre. Vogliamo premiare Scuole Calcio più “virtuose” o meritevoli? Sicuro che sono d’accordo! Ma non stravolgiamo la realtà.
Non invertiamo classifiche fino all’inverosimile per motivi che hanno della futilità il proprio elemento principale. Concediamo loro delle Wild Card per la fase finale o parliamo di un sistema premiante più equo. Ma per favore non penalizziamo una squadra perché un’altra sempre della stessa società, ha fatto del fallo di mano la più grossa delle colpe (chi intende intenda) o perché un’altra ancora ha fatto giocare dei bimbi più piccoli per onorare l’appuntamento (chi capisce capisca). Per cortesia siamo seri!
E poi, per concludere, una domanda: ma l’obiettivo è far crescere il pulcino o no? O deve sempre arrivare il trattore?
Mio figlio ha 11 anni e calcisticamente è appunto un “pulcino” ovvero quella creaturina innocente dalle piume ancora bagnate che non è ancora nemmeno lontanamente un pollo commestibile. Passa diverse ore della sua vita nei campetti della sua scuola calcio di San Miniato che rappresenta di fatto la sua “aia” dove si trasformerà in qualcosa di più grande. Ma fino ad oggi non poteva sapere che sarebbe arrivato un trattore più grande di lui che lo avrebbe schiacciato. Il trattore in questione è “IL REGOLAMENTO DELLA FIGC”.
Come “babbo pollo” passo molto tempo insieme a mio figlio, e parte di questo, ai bordi del campo di calcio. Ho insegnato, o almeno provo a farlo, a mio figlio tante cose legate alla sua formazione di piccolo sportivo prima e di calciatore poi. Soprattutto che:
– un impegno preso deve essere rispettato;
– la Scuola Calcio è di fatto una scuola;
– che l’allenatore va rispettato;
– se possibile ci si allena anche se fa freddo o se fa caldo;
– che il compagno va aiutato nei momenti di difficoltà;
– che, sia se convocati o che non convocati, l’allenamento va fatto;
– che l’avversario in partita è un bambino come lui;
– che nei casi di autoarbitraggio nel dubbio si da ragione all’avversario;
– che se un bambino dell’altra squadra lo offende la risposta deve essere un impegno maggiore in campo e basta;
– che ci sono delle regole nel calcio che devono essere rispettate.
E qui casca l’asino, o meglio arriva il trattore. IL MEGAREGOLAMENTONE DELLA FIGC!!!
Adesso i fatti!
Per i bambini del 2003 come ogni anno la FIGC organizza un torneo ludico-calcistico chiamato “ SEI BRAVO A SCUOLA CALCIO” diviso in cinque appuntamenti di cui due (molto) invernali e gli altri primaverili. Molti genitori impegnano risorse economiche e di tempo per stare dietro ai loro piccoli campioni in erba. Qualche bimbo rinuncia a giorni di scuola (sicuramente con piacere, ma mettendo nei pensieri il genitore). Molte società si impegnano ad organizzare materialmente gli eventi ed il mio plauso va sicuramente a loro. Applicando e ripetendo a mio figlio quel decalogo appena scritto e trasmettendolo sia agli altri genitori ed ai suoi compagni di conseguenza abbiamo completato l’intero percorso. Peraltro con un risultato sportivo più che ottimo. Tanto da supporre (sic!) di essere approdati con merito alla fase finale insieme ad altre tre squadre che come la nostra hanno rispettato le regole necessarie per lo svolgimento della manifestazione.
Poi succede qualcosa…arrivano delle materie che con la scuola calcio ci incastrano poco: L’ALGEBRA, LA SCIENZA E LA POLITICA ECONOMICO-SOCIALE. Materie che hanno appena affrontato a scuola data la loro tenera età. Arrivano formule matematiche con incognite, più, più, meno, meno…formule scientifiche legate alla psicologia, alla medicina e concetti di politica delle società calcistiche ai più sconosciute, tanto meno a quel pulcino di mio figlio. Ed il castello crolla… il trattore “spiaccica” i miei insegnamenti e le sue piccole grandi soddisfazioni.
Non sono uno psicologo (sennò lo facevo gratis al San Miniato) ne uno scienziato matematico-politico-sociale ma una cosa la capisco: QUESTE REGOLE NON SONO GIUSTE. QUESTE REGOLE COSI’ MORTIFICANO UN BAMBINO. Certo, come ho insegnato a lui… le regole sono regole e vanno rispettate… ma anche le sue lacrime e la sua delusione vanno capite.
E vado oltre. Vogliamo premiare Scuole Calcio più “virtuose” o meritevoli? Sicuro che sono d’accordo! Ma non stravolgiamo la realtà.
Non invertiamo classifiche fino all’inverosimile per motivi che hanno della futilità il proprio elemento principale. Concediamo loro delle Wild Card per la fase finale o parliamo di un sistema premiante più equo. Ma per favore non penalizziamo una squadra perché un’altra sempre della stessa società, ha fatto del fallo di mano la più grossa delle colpe (chi intende intenda) o perché un’altra ancora ha fatto giocare dei bimbi più piccoli per onorare l’appuntamento (chi capisce capisca). Per cortesia siamo seri!
E poi, per concludere, una domanda: ma l’obiettivo è far crescere il pulcino o no? O deve sempre arrivare il trattore?
Un “pollo” deluso ed amareggiato