"Tutto si aggiusta perchè quasi mai si arriva a rompere davvero qualcosa, a cambiare sul serio"
Giordano Bruno Guerri, in un suo recente libro dal titolo “Gli italiani sotto la Chiesa, da San Pietro a Berlusconi” ha scritto: “Gli italiani litigano volentieri. A ragione si considera segno di intelligenza la propensione a discutere, a schierarsi, a contrapporsi, anche ad essere graziosamente civili nell’ascoltare ragioni e motivazioni altrui. Solo che di queste opinioni gli italiani non ne tengono conto, e capita raramente che qualcuno, alla fine di una discussione, cambi idea convinto dalle ragioni dell’avversario. Ciò è tanto più vero quando – ed è un caso frequentissimo – quando un dibattito avviene tra la metà degli italiani e l’altra metà. Se c’è un processo clamoroso agli “innocentisti” si contrappongono subito i “colpevolisti”, se c’è uno stormo di colombe subito verrà aggredito da una schiera di falchi, e se qualcuno grida “Bianco”, dall’altra sponda gli verrà sicuramente risposto “Nero”. C’è però un tacito trucco che permette a questo popolo di tirare avanti senza scannarsi davvero: in teoria il grigio non c’è ma nella pratica sì. Alla fine “tutto si aggiusta”: modo di dire molto caro agli italiani e perennemente applicato. Quando i contrasti arrivano ad un punto tale da portare a rotture definive, si trova sempre una soluzione conciliante, di cui tutti sono contenti fingendo estremo disappunto. Una volta prodotto questo grigio ci si ridivide in bianchi e neri e la rissa può continuare fino al prossimo grigio. Tutto si aggiusta perchè quasi mai si arriva a rompere davvero qualcosa, a cambiare sul serio”
Certamente lo scrittore riferisce la realtà storica di una paese che ha dovuto ricercare moltiplici ebuilibri tra Stato e Chiesa ma credo che tutti, se ci pensiamo un attimo, troviamo dentro queste righe l’ultima soluzione democraticamente escogitata per governare questo paese a livello nazionale. L’ultimo grigio espresso in ordine di tempo. In tal senso vi troviamo anche l’inutilità di un terzo incomodo, oggi rappresentato dal Movimento Cinque Stelle che, come abbiamo potuto constatare è rimasto soverchiato dalla ciclicità delle cose. Dal ripetersi periodico dei grigi quando si arriva o si presume che si stia arrivando in prossimità del punto di non ritorno.
Poichè nella nostra città siamo ancora in campagna elettorale voglio vedere se quello che sta accadendo a Siena sfugge alla regola scritta di Guerri usata e abusata nel corso dei secoli. E, dando un’occhio, personalmente vedo un pullulare di grigi politici certamente favoriti dai colori della balzana senese. E’ certamente un grigio la soluzione maturata in seno al Pd che ha portato Bruno Valentini ad essere il candidato del centrosinistra: il grigio sta nel fatto che chi fino ad ieri lo ha osteggiato con ogni mezzo politico lecito oggi arriva perfino a definirlo il candidato ideale per la coalizione. Eppure il passato è sotto gli occhi di tutti e ci sono state perfino dimissioni a livello di segreteria di partito.
Abbiamo un grigio anche nella fazione contrapposta e che gioca per obbligare il Pd ad un ballottaggio, cosa impensabile solo pochi anni fa. Il grigio in questo senso sta nella contrapposizione netta tra la novità espressa dal candidato Eugenio Neri e la geriatria rappresentata da parte dei sostenitori che certamente non sono politici sconosciuti ai cittadini senesi.
Un grigio tutto particolare l’ha poi espresso il Pdl che, se da una parte ha dichiarato ai quattroventi di essere stato artefice principale dell’opposizione a Siena, dall’altra ha poi maturato il convincimento non di andare a raccogliere i dividendi di questo duro lavoro ma, addirittura, di correre senza il proprio simbolo non riuscendo perfino, dopo anni e anni di dura e feroce opposizione, ad esprimere un proprio candidato a Sindaco della città.
Forse Siena non esprime “Cinquanta sfumature di grigio” come il titolo di un altro famoso libro ma certamente non si fa mancare la tonalità e per tornare ai capoversi finali della citazione di Giordano Bruno Guerri i grigi non servono per arrivare a rompere davvero qualcosa e quindi a cambiare sul serio. Da queste parti si è spesso sentito parlare di “sistema Siena” e, in qualche trasmissione televisiva, anche di “groviglio armonioso”. A prescindere dal nome che gli si voglia dare, a Siena si sta lavorando al 2.0
Ferdinando Curini