SIENA. Da Pierluigi Piccini riceviamo e pubblichiamo.
“Ovvia, la prossima volta manderò i miei articoli in bozza al Castellani, così non correrò il rischio di sbagliare. Potrà correggerli con la matita rossa e blu, e consentirne così la pubblicazione senza problemi e censure. Comunque, in sintesi: quanto pensato dal Comune è una proposta di minori entrate, non una distribuzione di risorse come qualcuno ha pensato. Alleggerimento degli oneri che sommato alle presunte minori entrate complessive dovute anch’esse dalla situazione di crisi, potrebbero generare danni per tutti i cittadini. Il rischio è molto elevato: l’evasione, la diminuzione delle entrate per i parcheggi e le stesse multe, solo per citare alcune voci, potrebbero mettere in ginocchio il bilancio del Comune. Altra questione: con le minori entrate dell’ipotesi amministrativa, il Comune predispone un intervento a pioggia. Interventi simili che privilegiano i più forti a danno dei soggetti deboli. Per riaprire le attività lavorative ci sarà bisogno di investimenti come la sanificazione, o il distanziamento e altro ancora, come il dimensionamento dei locali. Chi ha una attività in una posizione privilegiata, ad esempio, potrebbe avere più suolo pubblico, le agevolazioni dei tributi e prorogare l’orario di apertura in forma quasi indiscriminata. Ma gli altri che non hanno le condizioni di privilegio? L’orario di apertura allargato può significare un sacrificio ingiustificato, in molti casi. Ma i lavoratori, il sindacato non ha nulla da dire? Si incide sulla organizzazione della vita delle persone. Ci si muove dentro una logica ancora e soltanto quantitativa, eppure questa crisi qualcosa avrebbe dovuto insegnare. Insomma chi ha disponibilità ed è già solido (i monopoli, anche quelli del territorio) uscirà da questa situazione ancora più forte, mentre i piccoli e i più deboli con molta probabilità non ce la faranno neppure a riaprire. Tutta questa mia riflessione è fatta senza avere un numero a disposizione; ma l’amministrazione comunale sa, per caso, quante sono le attività nel nostro territorio, come sono divise merceologicamente, di quali locali dispongono, di quanti addetti sono composte? Sono dati indispensabili per poter fare una politica mirata, con strumenti diretti, per mettere il Comune nelle condizioni “di dare di più e a lungo a chi ne ha davvero bisogno, anziché offrire un bonus a tutti”. La proposta di indirizzo dell’amministrazione comunale, difesa così strenuamente, è stata presa a casaccio, senza evidentemente conoscere la reale situazione economico e sociale e senza avere un’idea chiara di cosa succederà con i numeri di bilancio. Per questo il provvedimento andrebbe rimodellato è accompagnato con gli strumenti di politica attiva, di cui la città già a dispone”.