I racconti dei paesani tra il serio ed il faceto aiutano a trascorrere il tempo nel borgo
SAN CASCIANO DEI BAGNI. Come trascorrere le lunghe giornate in stato di distanziamento sociale? È questa la domanda, e il problema, che tutti abbiamo dovuto affrontare in questo periodo in cui il covid-19 ha prepotentemente dettato le regole di nuovi comportamenti sociali.
La comunità di Celle sul Rigo, borgo medievale nel comune di San Casciano dei Bagni, ha risposto a questa domanda collettiva in modo molto concreto e creativo. L’idea è venuta in mente a un sacerdote, originario del paese di Celle sul Rigo e attualmente parroco di Acquaviva di Montepulciano, Don Patrizio Maccari. Giocando sull’analogia con la peste descritta nell’opera del Boccaccio “il Decamerone”, don Patrizio, già agli inizi di marzo ha pensato di proporre il “Decamerone Cellese virtuale”. Così scriveva sul gruppo facebook “Celle e la sua gente” https://www.facebook.com/groups/109102072481450/, seguitissimo spazio di partecipazione collettiva e punto di riferimento per la piccola comunità, invitando i paesani a trascorrere in compagnia le serate, alternandosi nel proporre racconti in diretta tra il serio e il faceto.
L’idea è stata prontamente raccolta e continua ad andare avanti ininterrottamente ormai da quasi due mesi, con 25 partecipazioni in diretta fin qui e con grande soddisfazione di tutti. È questa, in realtà, la cosa davvero sorprendente, tanto da risultare quasi miracolosa: una piccolissima comunità che per un tempo così lungo ha saputo divenire ancora di più una grande famiglia, utilizzando le possibilità offerte dai moderni social. Passato e presente hanno così dimostrato di sapersi fondere in una prospettiva degna del miglior futuro. I cellesi, residenti e non, stanno facendo a gara nel ricostruire un tessuto di memorie, che per quanto individuali hanno sempre una dimensione collettiva, che altrimenti sarebbe svanito, ma anche a dibattere e discutere di possibilità e progetti futuri. Questo infatti è l’obiettivo principale che il gruppo fb “Celle e la sua gente”, concepito e diretto da Nicoletta Innocenti, anch’essa cellese appassionata che seppur non più residente non ha mai abbandonato la passione per il proprio paese d’origine, di cui va particolarmente orgogliosa, una narrazione collettiva di voci, immagini, ricordi, sogni, idee, progetti che dopo 10 annidi raccolta di materiale si appresta a divenire “Centro Studi e Documentazione Storico Antropologica su Celle”.
Qualcuno potrebbe osservare che non c’è niente di particolarmente originale in tutto questo. Ma la vitalità delle comunità che vivono nei piccoli centri e il riconoscimento identitario delle proprie radici sono ossigeno fondamentale. Inoltre la particolarità di questa iniziativa del “Decamerone Cellese”, consiste nel perdurare tenace e giocoso dell’iniziativa, con la capacità di ricreare collegamenti anche con una giovane cellese che vive addirittura in Australia, così come con il cantante Mario Castelnuovo, anch’egli cellese d’origine. L’idea ha dimostrato di non essere un fuoco di paglia, come lo sono state la quasi totalità di iniziative analoghe. Ciò dimostra che quella di Celle, come tante altre realtà nella zona, è una comunità solidale e fortemente coesa, dalla forte identità e caratterizzata da un bel senso di appartenenza.
In questo piccolo paese, isolato nel sud della campagna toscana, la bellezza e la serenità è di casa. La si può incontrare non solo nelle vie del borgo di carducciana effettiva memoria (Giosuè Carducci ci ha vissuto con la famiglia in età giovanile e vi ha prodotto le prime opere di significativo rilievo), nei paesaggi, nelle straordinarie e monumentali cantine che costituiscono le “Celle” di origine medievale se non addirittura etrusca, nella sua rinomata Sagra dei Pici.