Il percorso scelto da Ceccuzzi era degno della più perversa burocrazia zarista

SIENA. Bei tempi quelli raccontati dal compianto Marcello Salerni, storico addetto alla segreteria del Sindaco, in un gustoso libricino dal titolo “Scusi, c’è il Sindaco?”! Allora bastava bussare alla porta per incontrare il sindaco, mentre Ceccuzzi aveva studiato un sistema degno della più perversa burocrazia zarista.
Questo il percorso: telefonare la sera di un certo giorno alla segreteria per sapere se il giorno dopo il sindaco fosse disponibile per tre o quattro, o sei cittadini, alzarsi all’alba e arrivare davanti alla porta del Palazzo ancora sbarrata per essere sicuri di riuscire a prendere il numerino. Sappiamo di molti che hanno preso un hotel vicino a Piazza del Campo per riuscire ad arrivare in tempo; di anziani che hanno chiesto a figli e nipoti di fare per loro la levataccia.
Quando ci si riempie la bocca di partecipazione e poi si trattano così i cittadini! Questo sistema non ha niente a che fare con la democrazia, mentre ha molto a che vedere con l’umiliazione.
E’ trattare da sudditi, e non da cittadini.Chi siederà su quella poltrona dovrà considerarsi cittadino fra gli altri, ascoltare le persone non come una gentile concessione, ma come un atto di democrazia, e prima ancora di rispetto
Laura Vigni