La storia insegna altro
di Mauro Aurigi
SIENA. Il significato originale e tuttora congruo dei termini “destra” e “sinistra” non è quello che gli attribuisce la confusionaria realtà politica dell’Italia di oggi, ma quello determinatosi a partire dalla fine del Settecento ad oggi (pare che la diade destra-sinistra sia entrata in uso all’Assemblea rivoluzionaria francese dove i repubblicani più radicali sedevano a sinistra e quelli più moderati a destra).
Secondo quell’originaria e tuttora attualissima distinzione a destra sta l’assolutismo regio, l’impero, la tirannia, la volontà che scende dall’alto, i governati controllati dai governanti, il governo forte con i deboli debole con i forti, la sfiducia verso l’autogoverno popolare e quindi il convincimento che solo il potere saldamente nelle mani di pochi (o di uno solo) possa garantire la serena esistenza del popolo. In sintesi: a destra sta la società organizzata verticalmente.
A sinistra invece sta la repubblica, la democrazia, l’autogoverno locale, la volontà che sale dal basso, i governanti controllati dai governati (quindi i cittadini, comunque abbiano votato, tutti all’opposizione rispetto al governo), il governo forte coi forti e debole coi deboli, il governo dei molti (o di tutti: quod omnes tangit ab omnibus adprobari debet, ossia ciò che riguarda tutti da tutti deve essere approvato) e quindi l’ottimismo verso la capacità del popolo di autogovernarsi. In sintesi: a sinistra sta la società organizzata orizzontalmente.
IN ITALIA NON C’E’ UNA SINISTRA
Quindi, schematizzando, si può dire che quanto più una situazione è democratica e repubblicana, quanto più il potere è decentrato e diffuso e la volontà sale dal basso e quanti più sono quelli che governano, tanto più quella è una situazione di sinistra; viceversa per la destra. Per cui il bolscevismo russo è stato un tragico regime di destra, reazionario e delinquenziale come quello nazista, mentre quei “fascisti e xenofobi” (così li definisce la sedicente sinistra italiana) degli Svizzeri vivono nel regime più di sinistra del pianeta. Ciò significa anche che – e questa è un’incontrovertibile verità storica – nei regimi di sinistra come sopra definiti si gode un’alta qualità della vita e viceversa in quelli di destra. Questa è una regola che non ha eccezioni né nella storia, né nell’attualità.
Poiché non esiste altra distinzione logica tra destra e sinistra che quella sopra descritta, se ci si riflette si capisce che nell’Italia odierna c’è una sinistra ufficiale, ma una sinistra reale non c’è (forse non c’è mai stata) e molti che si considerano di sinistra in realtà sono di destra e viceversa. Solo per questa confusione succede che in Italia la distinzione tra “destra” e “sinistra” viene considerata superata. Ma in realtà fino a quando da una parte ci saranno regimi dispotici e sanguinari e dall’altra buone democrazie, la distinzione tra destra e sinistra continuerà a avere tutta la sua valenza. Se poi il problema è meramente terminologico, ossia se i termini destra e sinistra si credono obsoleti, bene, cambiamogli nome (Proudhon nell’Ottocento, per esempio, usava “autorità” e “libertà”): perché non è l’etichetta che conta, ma il contenuto.
LA DEMOCRAZIA DIRETTA
La conclusione a cui volevo arrivare è che la sinistra estrema è la democrazia diretta, in cui chi scrive si riconosce da sempre (non sono io che sono diventato “grillista”, ma semmai è Grillo che è diventato “aurigista”). Ossia la democrazia diretta è quella in cui non ci sono delegati perché i politici eletti non hanno poteri essendo ridotti al ruolo di meri esecutori della volontà popolare. Per esemplificare: al cospetto di questa sinistra Vendola è un vanaglorioso reazionario, tutto tronfio nella sua carica e nel suo ruolo di mistico salvatore della condizione umana. Non c’è niente più di destra del motto “SERVIRE IL POPOLO”, largamente abusato da tutti i partitòcrati e i despoti della storia. Mentre non c’è niente più di sinistra del motto “IL POPOLO (il popolo, ovviamente, non la plebe) SI SERVE DA SOLO”. Come in Svizzera, appunto.