Dopo l’emergenza sanitaria da Covid-19 i cacciatori dovranno contribuire alla ripartenza socio-economica
SIENA. «Intenti ed obiettivi comuni per il mondo venatorio senese; avere una voce univoca per tornare ad essere protagonisti nella società civile, riappropriandoci di un ruolo più visibile nel Paese che riparte». A sottolinearlo è Fabio Tiberini, presidente Arci Caccia Siena, facendo proprio un documento dell’associazione nazionale sul ruolo che il mondo venatorio dovrà avere al termine dell’emergenza sanitaria da Covid-19, quando l’Italia a partire dalla cosiddetta Fase 2 dovrà ripartire.
Nel documento del Consiglio dei presidenti regionali dell’ARCI Caccia, sono state valutate le ripercussioni sulle prospettive e il ruolo del mondo venatorio dopo l’emergenza Coronavirus. Intanto sarà necessario rilanciare le corrette competenze che la legge 157/92 affida alle Associazioni Venatorie Nazionali riconosciute.
«Solo uniti – aggiunge Tiberini – possiamo esprimere i valori e dare un contributo all’economia del Paese che, oggi come non mai, non solo merita una energica difesa, ma iniziative di promozione e conquista di nuovi spazi. Se queste affinità ci accomunano sinceramente superiamo alibi e balbettii di comodo legati a pensieri datati nel tempo e cominciamo subito, già dai prossimi calendari venatori, a lavorare meglio tutti o solo con chi condividerà questa linea».
Fra le priorità – secondo Arci Caccia Siena – quello di essere maggiormente presenti alle esigenze della società ed interpretare i bisogni degli imprenditori agricoli per valorizzarli attraverso la caccia. «Le idee, la forza dei cacciatori – prosegue il presidente Tiberini – devono vederci orgogliosi di essere portavoce del pensiero di donne e uomini che vanno a caccia e di quanti gestiscono enti ed istituti faunistici pubblici e privati che amano e praticano l’attività venatoria, che liberano energie positive e che non richiedono indennità o remunerazioni».
Insomma – prosegue Arci Caccia senese – è il momento di far prevalere i valori della caccia e non ridurci ad essere considerati solo inerti acquirenti di un’assicurazione obbligatoria. Occorre formalizzare il giusto protagonismo sociale, scoprire il ruolo civile e culturale, dal circolo all’armeria, presidio anch’essa di buone pratiche all’aria aperta. «Uniamoci a tutela degli interessi dell’intero comparto – conclude Tiberini -, di quanti producono fauna selvatica in Italia, uniamoci tra e negli ATC e CA, con le aziende faunistiche, con allevatori di cani, con i tiratori, con i campioni o dilettanti della FITAV e delle altre Associazioni di tiro».