Solidarietà ai lavoratori della Banca
Occorre intanto esprimere solidarietà ai lavoratori del Monte dei Paschi, così come va espressa in tutte le occasioni in cui i lavoratori scendono in piazza per l’affermazione dei propri diritti, e occorre ribadire la necessità di una azione politica tesa a tutelare e salvaguardare gli attuali livelli occupazionali, professionali e salariali compresi i diritti contrattuali esistenti.
Consapevoli che la situazione generale ha influito negativamente sullo stato di cose in cui versano le nostre istituzioni bancarie e che negando questo primo aspetto significherebbe non capire pienamente la crisi in cui versa il modello economico occidentale, oggi serve una analisi compiuta delle scelte fatte in passato.
Per prima cosa occorre riaffermare la correttezza della battaglia svolta contro la privatizzazione della Banca. La scelta di privatizzare gli istituti pubblici rappresenta infatti la condizione essenziale che ha avviato tutti i processi successivi fino a quelli che oggi subiamo.
La seconda cosa che occorre riaffermare è la correttezza della battaglia che ha visto unita tutta la società politica e civile senese, per garantire il potere di nomina degli organi della Fondazione prevalentemente agli enti locali.
Come ultimo elemento di analisi occorre ribadire la correttezza di aver concorso dialetticamente ai documenti programmatici dei consigli comunale e provinciale sugli orientamenti strategici di autonomia della banca e crescita dimensionale.
Fermo restando il quadro generale in cui si sono mosse le politiche per la crescita dimensionale del nostro gruppo bancario non è possibile pensare, nel momento in cui la politica e le istituzioni chiedono una forte discontinuità, che non ci siano responsabilità dirette degli amministratori, della politica e dei gruppi dirigenti della Banca che hanno, in concorso con la situazione generale, contribuito alla crisi del gruppo bancario.
Dall’altro canto la scelta forzata della vendita di quote del pacchetto azionario della Banca in possesso della Fondazione, scelta necessaria per salvare il salvabile, deve far riflettere profondamente su come occorre gestire la cosa pubblica, che deve essere sfoltita dagli interessi clientelari che non solo non producono processi virtuosi sulla crescita economica della città e della provincia, ma peggio hanno direttamente contribuito al formarsi delle condizioni necessarie per il realizzarsi della situazione attuale.
Per i Comunisti Italiani occorre oggi partire con una nuova politica che da una parte riduca gli sperperi interni della Banca e se occorre intervenire per la riduzione dei costi, intervenga sugli stipendi più alti, dei quali, non in poche occasioni, non è facile capirne il collegamento diretto con la qualità prodotta, e dall’altra realizzi quella discontinuità affermata partendo dal modo in cui in questi anni sono state erogate le risorse che non sempre hanno prodotto risultati economicamente misurabili.
A tal fine i Comunisti Italiani ritengono che debba aprirsi una nuova stagione di confronto tra tutti i soggetti interessati al buon sviluppo delle politiche bancarie legate al nostro territorio (Banca, Fondazione, Istituzioni) al fine di definire un percorso condiviso teso a riconfermare il ruolo positivo da sempre svolto dalla Banca e dalla Fondazione sotto l’aspetto dello sviluppo economico, occupazionale e di tutela sociale nel nostro territorio.