Falcone e Bindi rispondono alla lettera degli aeroportuali
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SIENA. Sarebbe troppo semplice e non servirebbe ora, dire l’avevamo detto, sarebbe doloroso per i lavoratori che in questo posto di lavoro ci avevano sperato e che magari in questi anni hanno guardato con grande preoccupazione l’evolversi dei fatti, ben conoscendo, dal di dentro la precarietà che li aspettava.
L’aeroporto di Ampugnano da anni naviga in acque tumultuose, ancor prima delle ultime disgraziate vicende, perché il passivo ha sempre creato non pochi imbarazzi negli Enti pubblici. Certo ora la crisi morde e le amministrazioni avranno davanti a sé solo scelte obbligate e tra salvare i trasporti pubblici, che oltretutto graveranno pesantemente sui comuni, o salvare un aeroporto in costante perdita e con costi triplicati al servizio quasi unicamente per gli spostamenti di pochi facoltosi, dovranno scegliere di mantenere i collegamenti necessari per la cittadinanza. Del resto gli studi sullo sviluppo aeroportuale hanno sempre evidenziato che l’Aeroporto avrebbe dovuto, per l’avviamento, giovarsi di aiuti pubblici e che il famoso break-even (pareggio di bilancio) arrivava solo con numeri impossibili da raggiungere.
Quindi addossare la colpa al Comitato ed a chi si è sempre opposto all’idea del Grande Aeroporto, non serve e ci permettiamo di dubitare che tale affermazione possa provenire dai lavoratori. Non serve raccontare che in passato Ampugnano aveva attratto diversi operatori specializzati a livello mondiale che ne avrebbero fatto un aeroporto competitivo se solo gli Enti territoriali si fossero messi da parte. A noi non risulta che vi sia mai stato interesse per il nostro aeroporto da parte di compagnie, anzi quando si è tentato davvero di far atterrare degli aerei abbiamo pagato, ma forse i lavoratori sono a conoscenza di fatti sconosciuti alle amministrazioni.
Chiedere agli Enti territoriali di mettersi da parte suona oltretutto ingeneroso, in quanto sono stati gli Enti pubblici e la Banca a ripianare ogni anno il buco di bilancio che in pochi anni è diventato vertiginoso per una piccola comunità come la nostra, oltretutto vi è il controllo e la tutela del territorio che non è demandabile a nessun privato, sia esso una compagnia a rilevanza mondiale o europea!
Tuttavia ci sentiamo vicini a questi lavoratori che sono finiti, loro malgrado, vittime di errori gravissimi dovuti ad una “grandeur senese” ormai tramontata e da noi sempre contestata. Ma chi ha voluto fare queste scelte occupazionali non può certo mettere la testa sotto la sabbia.
Nonostante ci vengano negati i verbali dei Consigli di Amministrazione, sappiamo bene chi sono i fautori di queste scelte che hanno portato a far salire il numero dei dipendenti da 6 al numero attuale 20-25 il tutto in assenza di traffico aereo.
Crediamo che se qualcosa deve essere imputato alle Amministrazioni pubbliche non è il “dovevano farsi da parte” ma chiedere conto di queste assunzioni in assenza di piani di sviluppo credibili, scelte che sulla spinta di un ricatto occupazionale porteranno ancora ad insistere sul mantenimento in vita di questa struttura ormai “decotta” a spese dei cittadini contribuenti.
Rifondazione Comunista ritiene che ogni posto di lavoro perso sia un’ulteriore sconfitta per la società e per il potere senese, pertanto chiede che si intervenga con tutte le energie per salvaguardare l’occupazione anche attraverso la ricollocazione in altri settori.
Antonio Falcone – Consigliere provinciale PRC
Angela Bindi – Consigliera comunale Prc Sovicille
(Foto del Comitato contro l’ampliamento)